Tassa e spendi

Ritratto di Angelo Sciortino

21 Giugno 2013, 13:14 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Tassa e spendi: questa sembra l'unica cosa che i nostri politici sanno fare, a destra e a sinistra. Non se ne vergognano, perché raramente capiscono.

E' così in tutta Italia e a ogni livello, nazionale, regionale e comunale. Ricordo spesso Bernardo Tanucci, che fu ministro delle finanze del Re delle Due Sicilie e che volle scritto nel suo epitaffio: non impose mai una nuova tassa. Ma senza andare così lontano, altri uomini della nostra disgraziata Repubblica meriterebbero di essere ricordati per la stessa ragione: Einaudi, Menichella e Pella.

E invece nessuno li ricorda, per cui siamo ridotti a credere che la politica fa schifo e che non vale la pena d'interessarsene, come se nasconderci sotto la sabbia facesse scomparire la realtà.

Consentitemi, per spiegare le cause di tale situazione, un breve riferimento alle dottrine politiche. Quasi tutti gli Autori affermano che il potere statale nasce da una sorta di contratto sociale, più o meno tacito, che ha la sua ragion d'essere nel fatto che contribuisce al crescere della collaborazione fra i cittadini, per il progresso sociale e per garantire pari dignità a ognuno.

Quando questo impegno viene meno, lo stato non ha più giustificazione e, quindi, autorevolezza. Allora si è autorizzati, secondo alcuni, al regicidio e secondo altri, più vicini ai nostri tempi di democrazia, alla rivoluzione o alla disobbedienza civile.

E' difficile, però, arrivare al punto di rottura, perché esso viene sostituito da una lenta lisi, alla quale ci abituiamo così tanto, da non accorgercene. E quando ce ne accorgiamo, abbiamo reazioni così inconsulte, che usiamo il voto, l'unica e potentissima arma in mano nostra, come una protesta contro qualcuno e votiamo senza tener conto di quel che urge fare.

Dopo questo breve excursus storico-dottrinale, non vedo come non considerarlo un valido strumento per spiegare la situazione attuale, che io chiamo del tassa e spendi. Venuto meno ai principi, che ne avrebbero giustificato l'esistenza, questo Stato ha perso autorevolezza e ha stimolato un sempre crescente desiderio dei cittadini di disubbidire. I politici, che dovrebbero farsi interpreti della loro voce, sembrano ormai sordi a essa, chiusi come sono nel loro fortilizio assediato e ormai prossimo a cadere. Fanno, quindi, come i Lucchesi del '500, che all'avanzare dei Pisani andavano loro incontro e offrivano grosse somme di denaro, per convincerli di desistere dall'assediarli. Proprio come fanno i politici di oggi, quando sono candidati: escono per le strade e le piazze e offrono promesse d'ogni genere ai cittadini, che essi considerano soltanto clienti.

Questi clienti ormai sanno che quelle promesse non possono essere mantenute e allora o protestano, affidandosi al demagogo di turno, o nascondono la testa sotto la sabbia, non votando.

Da qualche tempo, almeno a livello comunale, ci si è reso conto che questi clienti devono essere pagati subito. Li si convince, allora, ch'è necessario un loro contributo, di qualsivoglia natura, persino per offrire i cosiddetti circenses, che nell'antica Roma erano i giochi al Colosseo e che in questa Repubblica sono le feste patronali e qualunque altro divertimento, che coinvolge la fantasia popolare. E allora ecco comitati su comitati, che raccolgono questue per finanziare tali divertimenti, anche quelli che diseducano o lasciano l'amaro in bocca.

Questue, che non riguardano soltanto i divertimenti e le feste patronali, ma ormai anche il finanziamento dell'ordinaria amministrazione, per la quale i cittadini sono non solamente tassati, ma anche tartassati. Non siamo più di fronte a un'esagerata pressione fiscale, ma stretti da una pressa fiscale, della quale gli amministratori locali non sembrano rendersi conto, tant'è che stanno vicini a tale pressa con un bicchiere, con il quale tentano di raccogliere qualche goccia di sangue, che cade dal corpo maciullato del povero cittadino.

Fa specie che, a fare questo, siano quegli amministratori, che dovrebbero difenderci da chi aziona, con le sue leggi al di fuori di ogni principio etico e di uguaglianza, la pressa fiscale.

L'imposta brevità di un blog mi ha costretto a sintetizzare al massimo, ma spero di essere stato chiaro. Comunque sono pronto ad approfondire l'argomento con chi me lo chiedesse.

Commenti

a volte - in questi ultimi tempi di crisi economica delle amministrazioni - ho avuto l'impressione che le "offerte volontarie" per feste e manifestazioni varie, patrocinate dalle amministrazioni, assumino la valenza - specie a livello locale - di veri e propri "finanziamenti alla politica"; una sorta perciò di  ulteriore tassa  (fuori dalla contabilità di quelle ufficiali, anche perchè talvolta corrisposta in "prestazioni d'opera") chiamata "partecipazione"; una tassa invero "straordinaria" (quelle ultime "gocce" di sangue di cui parlavi tu)  per il godimento, però, di piccole libertà in più da parte della "iniziativa privata" (piccole concessioni, autorizzazioni, omissioni)!
Non parlo ovviamente di Cefalù; ci mancherebbe!