Natale 2013 al "Santa Caterina"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

13 Dicembre 2013, 17:12 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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NATALE  2013  al  “SANTA CATERINA”
di Giuseppe Maggiore
 

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Ricevuto e guidato da una splendida Silvia Patti, competente padrona di casa per l’occasione della annuale ricorrenza figurativa ospitata nei locali dell’ottagono “Santa Caterina”, in Cefalù, mi inoltro, interessato, nell’ampio spazio del sito osservando  le opere, al fine di brevemente disquisirne.

Mostra eclettica,  annualmente ricorrente, all’insegna del Natale.

L’asse Giacchino/Catania (o viceversa) caratterizza quest’anno l’esposizione collettiva dei presepi:

il Catania propone una scena biblica (altorilievo in terracotta patinata su supporto di legno, a mò di lamiera sbalzata) che raffigura un momento saliente della genesi: la visita dei Magi al Bambino. Questi è effigiato, in braccio alla Madre, nell’atto di tenderLe la mano in segno di filiale affetto, mentre Lei, con espressione dolcissima e protettiva, riecheggia nelle linee che la compongono lo stile di un classicismo  pregnante e mai tramontato. Dal canto suo Giuseppe, Padre putativo, partecipe della particolare pastorale evenienza, rivolge lo sguardo dinanzi a sé con atteggiamento riflessivo, quasi a voler scrutare l’incerto al di là del reale;

Sebastiano Catania

Giacchino, di contro, affida ad un blocco ligneo, impiegando una tecnica tradizionale ma vivificata  dal suo inconfondibile e personalissimo stile, la sua concezione della Natività. Dai sapienti ghirigori della materia plasmata emerge la storica figura della Madre, la quale, trasfigurando il suo sembiante in serafica contemplazione, stringe amorevolmente a sé il viso del Bambino nelle Sue braccia raccolto e a Lei rivolto con amorevole afflato, creando un effetto di partecipe coinvolgimento.

Roberto Giacchino

Si aggiungano al pezzo due bassorilievi (pure su supporto ligneo e a forma tonda), opere incisive di intensa espressività, in cui viene visualizzato il Cristo contornato da collaterali  personaggi consoni al tema trattato.

Entrambi i lavori scultorei dei due artisti superiormente considerati, realizzazioni di indiscutibile pregio, rappresentano il fulcro eclatante di una esemplificazione socio-religiosa che (da alcuni anni a questa parte soprattutto e in certi autori anche in chiave moderna) rivive nel nostro comprensorio culturale perpetuando il mistero del Divino e riproponendo la spirituale concezione di una Sua vera e propria umanizzazione.

Nella policroma scenografia del resto della mostra non mancano di far spicco i presepi realizzati  da Anna Maria Miccichè e da Tilde Coco (più o meno collaborate da validi proseliti), artiste pur culturalmente versate in altri settori e senz’altro note ed apprezzate.

    Annamaria Miccichè

Questa loro rievocazione del Natale (estrosa ed esterofila quella di Anna Maria Miccichè e classica e magnificante quella di Tilde Coco) induce alla acclarata convinzione che a Cefalù le tradizioni non vengono disattese né dimenticate ma rappresentano, anzi, un incentivo culturale, uno sprone, che si contrappone alla stasi rievocativa spesso allignante.

    Tilde Coco

Da non trascurare, infine, le conosciute tavole pittoriche di Giuseppe Forte, i dipinti del D’Anna, le tarsìe del Marsiglia e, nota commovente, il presepe realizzato con materiale di risulta a cura dei “Ragazzi di Igiene Mentale” che risiedono nella nostra città.

Franco D'Anna

Giuseppe Forte

Sergio Marino

 Maria Vello

Nello Marsiglia

Gruppo dei "Ragazzi di igiene mentale"

     Romeo Guarnera

Molteplici le altre opere esposte, ricche d’inventiva, di valenza scenografica e di tradizionale sentimento religioso, che evidenziano una manualità non disgiunta da un fattivo senso artistico.

                                                                                                                                                                                                Giuseppe Maggiore

Commenti

Sembra ovvio, ma non fa male a volte sottolinearlo, che tutto  - anche manifestazioni del genere – può esere guardato sotto diversi aspetti. Questa mostra che può essere vista pezzetto per pezzetto e di cui alcuni pezzi colpiscono favorevolmente, si presta anche ad altre osservazioni che, pur senza essere eccessivamente critiche, vanno tuttavia fatte.

Più precisamente quello che ho potuto notare, essendo stato molto marginalmente coinvolto, è anzitutto la quasi completa disorganizzazione e improvvisazione fino all’ultimo minuto, con l'aggravante che tale manifestazione era in programma da mesi. E’ evidente che mancava un progetto ben definito per cui il risultato è una situazione confusionaria in cui le singole opere, belle o brutte che fossero, non hanno avuto una adeguata “valorizzazione”; il risultato è simile ad un mercato con le bancarelle ammassate in un magazzino, cosa che certamente l’Ottagono di S. Caterina non è.

Un’altra obiezione, ma strettamente personale, verte sul fatto che l’esibizione della propria bravura nell’inventare accattivanti scenografie magistralmente eseguite poco ha a che vedere con il cosiddetto “spirito del Natale”. Ma questi sono fatti miei, mentre fatti comuni sono, ad esempio, l’assoluta insufficienza ed inadeguatezza del sistema di illuminazione adottato, e dire adottato è già nobilitarlo al rango di cosa progettata. Un’ultimo sassolino da togliersi, già che ci sono, riguarda – ma non solo in questa mostra – l’impresentabilità di alcune “opere” e, soprattutto, il vezzo di dichiarare superlative cose che non arrivano nemmeno ad essere mediocri. Tra l’altro sperticate lodi non rendono certo un buon servizio a chi cerca realmente di migliorarsi e spero sia questa la chiave di lettura di quanto fin qui scritto.

Circa il "vezzo" di cui alla superiore disamina di Salvatore Culotta,  del quale mi onoro essere amico:

Concordo pienamente sul concetto espresso nel primo periodo del commento al mio intervento in oggetto:  e, cioè, che una cosa può essere guardata da vari punti di vista determinando pareri diversi. Lo stesso Plauto sanciva la massima "tante teste, tanti pareri";  e, addirittura, anche oggi permane l'aforisma, popolarmente ripetuto,  "ogni testa, un tribunale".

Assolto ciò e riferendomi al contenuto dei tre ultimi righi del citato commento, che (è palese) intendono riferirsi all'ultimo capoverso del mio saputo articolo (col quale davo un contentino a tutti gli altri non nominati espositori dei presepi definendone le opere "ricche d'inventiva,  di valenza scenografica e di tradizionale sentimento religioso, che evidenziano una manualità non disgiunta da un fattivo senso artistico"), tre ultimi righi del detto commento  che condannano il "vezzo di dichiarare superlative cose che non arrivano nemmeno ad essere mediocri",  desidero precisare che tante volte mi sembra più opportuno incoraggiare quanti si mettono in gioco pur rimanendo nella mediocrità anzichè stroncarli per questo.

Infatti, secondo il mio personalissimo parere, ribadisco, ritengo più opportuno in una mostra paesana fornire uno sprone laudativo a quanti hanno cercato di far bene e non ci sono riusciti, sperando che la prossima volta possano sentirsi più motivati a riprovare con maggiore impegno.

Quindi "tutto bene, tutto bello, vezzo e sperticate lodi" mi sembrano ironici termini non proprio in luogo.

Con la massima cordialità.

Mi dispiace di non essere stato sufficientemente esplicito, le poche parole sulle lodi non si riferivano a quanto scritto nei tuoi ultimi righi per i quali non ho nulla da recriminare e che contenevano un sereno e contenuto giudizio, bensì a certi immaginifici apprezzamenti che si sono letti - in tante altre occasioni- su tanti mezzi di comunicazione locale. Continuo a credere che se a un "mediocre" diciamo che ha fatto bene resterà nella "mediocrità", con ciò beninteso valutando non le sue intenzioni  e il suo voler fare ma i risultati concreti. Quel che sarebbe utile è che a tali persone qualcuno ( competente in materia) indicasse pregi e difetti del suo lavoro e voglio sottolineare "competente in materia". Un'ultima nota : è vero che gli interventi successivi all'articolo principale li abbiamo chiamati commenti ma questo non implica che siano necessariamenti commenti nel senso letterale della parola : sono piuttosto interventi successivi sullo stesso tema, che cercano, a volte, di presentare altre sfaccettature del tema principale.

Francamente – e mi dispiace tanto per la cara amica Angela Macaluso che, in qualità di Consulente al Turismo ed Eventi, mette la “firma” su questa mostra – non posso non condividere in toto le osservazioni di Salvatore Culotta: «Più precisamente quello che ho potuto notare, ..., è anzitutto la quasi completa disorganizzazione e improvvisazione fino all’ultimo minuto, con l'aggravante che tale manifestazione era in programma da mesi. E’ evidente che mancava un progetto ben definito per cui il risultato è una situazione confusionaria in cui le singole opere, belle o brutte che fossero, non hanno avuto una adeguata “valorizzazione”; il risultato è simile ad un mercato con le bancarelle ammassate in un magazzino, cosa che certamente l’Ottagono di S. Caterina non è

Basta il confronto tra il titolo della mostra “Presepi in mostra” e quanto esposto nella stessa per far pensare che:

  1. o sono mancati i presepi per riempire l’impegnativo spazio di S. Caterina e si è improvvisato all'ultimo pensando di aggiungere delle altre opere con il risultato che, paradossalmente, è proprio questa “aggiunta” a innalzare, e non di poco, il livello della mostra;
  2. oppure è mancato un progetto in quanto, se il soggetto “dichiarato” sono i presepi, non si “comprende” la presenza di opere - sculture, dipinti, tarsie - che risultano forzatamente “collegate” alle precedenti rappresentazioni dal tema della Natività.

Guardando non troppo lontano, ben diverso è il risultato della mostra “Presepiando al Museo – Viaggio intorno al mondo del Presepe”, organizzata dall’Associazione Presepiando di Termini Imerese e giunta alla sua seconda edizione (http://presepiandoterminiimerese.wordpress.com/# - http://presepiandoalmuseo2.wordpress.com/) ma mostre di livello non si allestiscono certamente con l’improvvisazione dell’ultimo minuto.