C'è del marcio a Cefalù!

Ritratto di Angelo Sciortino

3 Febbraio 2014, 13:32 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Proprio come Amleto diceva per la Danimarca, anche a Cefalù “c'è del marcio”. Un marcio che non si vede e neppure si percepisce, tanto esso è nascosto nelle profonde viscere di un monte d'inganni e di mistificazioni, coperto da più parole al vento di quante abbia potuto pronunciarne in tutta la sua vita il più accanito dei sofisti.

Nonostante ciò, il marcio c'è. Non lo si vede, ma se ne soffrono le conseguenze. Perché, confessiamocelo, la mancanza di lavoro e la prorompente povertà ne sono una conseguenza. Così come lo sono il degrado ambientale e un'Amministrazione pubblica senza strategia, persa dietro le sue elucubrazioni, suggerite da eventi mal compresi.

E tutto ciò sebbene Cefalù abbia quel che occorre per approfittare del vantaggio di un turismo di qualità. Tutto, tranne le idee e gli uomini che ne siano i testimoni e i difensori.

Questa, qualunque serio operatore turistico la chiamerebbe ignoranza del problema. Se lo si conoscesse bene, infatti, non si perpetuerebbe ciò che nel passato si è rimproverato ad altri amministratori: l'assenza degli strumenti urbanistici, per difendere la vera ricchezza del Paese sia di fronte agli appetiti pericolosi all'interno e sia dalle decisioni imposte impunemente dall'esterno.

Si dice, come il bambino che cerca scuse infantili, che non ci sono soldi; ma per fare un Piano per l'utilizzo del demanio marittimo non ne occorrono e occorre meno impegno di quanto se ne dedica alle localizzazioni e alle varianti al PRG.

Varianti e localizzazioni, che sono la negazione più assoluta della trasparenza e della chiarezza burocratica; la garanzia di regole certe per tutti, che eviterebbero episodi come quello di giorni fa, stigmatizzato dal Sindaco, che ha dimenticato di dire che “l'utente assalitore” era una donna settantenne, esasperata per le lungaggini burocratiche che – udite! - la costringono a vivere in un magazzino. Una donna che ha impietosito persino i colleghi burocrati dell' “assalita”, visto che si sono sentiti in dovere di accompagnarla a casa.

La povera donna avrà pensato: c'è del marcio a Cefalù, se devo subire tanta disumanità con la negazione di un misero pezzo di carta, che mi autorizzi a vivere gli ultimi giorni in modo più civile e decente.

Adesso la funzionaria “assalita” sarà autorizzata ad assentarsi dal lavoro per “riprendersi”, mentre “l'assalitrice” sarà punita con una sorta di arresti domiciliari nel magazzino umido e senza luce come una cella di un castello medievale.

Questo episodio è sintomatico di una forma di marciume mentale, simile a quello che ha fatto approvare l'articolo 25 del Regolamento mortuario; simile a quello che lascia indifeso il Lungomare, mentre subisce barbari assalti.

L'elenco potrebbe continuare e sono pronto a sciorinarlo a qualsiasi giudice, che volesse farsi carico di ripulire Cefalù dal “marcio che c'è”, come fu ripulita la Danimarca. Solo dopo tale pulizia a Cefalù i suoi cittadini e i turisti che la visiteranno potranno respirare aria pulita.

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Commenti

tu non ci crederai, ma io, a riguardo delle modalità dell' aggressione al funzionario comunale che, poi, è una funzionaria, qualche dubbio l'avevo già, anche prima che tu scrivessi questo intervento. 

Ma non ho neanche voluto chiedere, approfondire, razionalizzare, sai perché?

Perchè chiedere, approfondire, razionalizzare sono esercizi che fanno male, perchè le risposte sono quasi sempre peggiori di quello che sei disposto a sopportare; perchè, andando in profondità, oggi non trovi altro che fondi melmosi, perchè la ragione ne esce massacrata!

Io non so, non posso e non voglio dire se la signora "pericolosa assalitrice" avesse ragione o meno.

So, però che ogni cittadino ha diritto ad avere con l'Amministrazione pubblica un dialogo leale e sereno e che, ad ogni sua istanza, qualunque essa sia, deve corrispondere una risposta:

- positiva, se si possono accogliere le sue ragioni;

- negativa se le sue ragioni non sono valide o confliggono con l'interesse generale, nel qual caso il diniego, così dice la norma, ma anche il senso di civiltà, deve essere ampiamente motivato.

Domanda: è stato garantito tutto questo alla "pericolosa assalitrice"?

Qualche dubbio l'avrei, e se fossi un amministratore o un consigliere comunale sarei obbligato a farmelo venire, perchè il compito degli amministratori è quello di garantire i diritti dei cittadini e di vigilare sulla piena e costante applicazione di questo principio di garanzia.

Il sindaco stigmatizzante (da stigmatizzato che ritiene di essere), ha proceduto a verificare se la presunta aggressione sia avvenuta in un contesto di massima buona fede, lealtà e trasparenza e che  "l'azione amministrativa, così come prevista dall’articolo 1 della legge 241/90, legge modificata ed integrata dalla legge 15/05, è improntata non solo ai canoni della trasparenza, pubblicità e ai principi del diritto comunitario, ma ai principi di derivazione civilistica, posto che la regola generale è che i poteri pubblici ed il cittadino si muovono sullo stesso piano, con ciò rinunciando definitivamente all’agire pubblico come espressione del potere autoritativo"? (http://www.diritto.it/docs/27307-il-principio-di-buona-fede-nell-azione-amministrativa)

La pubblica amministrazione, infatti, "nella cura degli interessi pubblici, deve considerare l’interesse privato del cittadino, nell’ambito del procedimento posto in essere per il provvedimento finale, come una occasione per curare al meglio gli interessi pubblici di cui essa è depositaria per volontà normativa" (ibidem).

Chiaro, no?

Mi fermo qua

Dopo le dichiarazioni dell'"assalitrice" doverose, a mio giudizio, sarebbero dovute essere quelle del palazzo.
Per eventuali smentite o precisazioni.
Il silenzio, almeno sino ad ora, del palazzo fa pensare che "il marcio" c'è