“Dum abbas apponit tesseras, ludunt monachi”

Ritratto di Giuseppe Maggiore

8 Febbraio 2014, 12:10 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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Declaratio:

“DUM ABBAS APPONIT TESSERAS, LUDUNT MONACHI”
(Quando l’abbate tira i dadi, i monaci giuocano)

 

In quest’era smammolata
ove basta una pedata
a che alcuno arrivi a un seggio
senza tema di dileggio

e vi svolga i suoi interessi,
ritenendo gli altri fessi,
mantenendo il suo appannaggio
per un ampio e vasto raggio;

in un’era d’evasione,
di provata corruzione,
dove scandalo è costume
tal che par che manchi il lume;

in un’era fatiscente,
pesantissima a la gente,
pei divieti e pei balzelli
che tormentano i fardelli,

ove sol chi bega o eluda
(al contrario di chi suda!),
trova, alfin, un buon profitto
scantonando dal “diritto”

ed approda in permanenza
a uno stato d’opulenza
ed appaga desideri
aleatori e punto seri;

in un’era sì balzana
ove anche una puttana
può mirare a governare
uno Stato pien di tare;

in un tal siffatto “clima”
(che rifugge d’ogni “lima”!),
dove è regola l’abuso
che ognun lascia confuso,

come il “Giusto” può arrivare
a potere primeggiare?
A tenere i suoi diritti
sempre saldi e sempre invitti?

Come può l’uomo comune
andar fiero del suo acume,
come può chiamar fratello
chi arricchisce nel bordello?

Con qual soldi l’uom verace
si presenta a la fornace
per comprare il pane molle
che i figliuoli gli satolle?

La pecunia è sempre stata
una merce ricercata
che assicura è dà certezza
e d’un uomo dà contezza,

mentre il povero coglione,
non aduso a le “poltrone”,
resta solo fra le masse
oberato dalle tasse

e s’accascia nel soffrire
paventando di morire
e non sa più cosa fare
per potersi riscattare.

Questo avvien perché il lavoro,
con grandissimo disdoro,
è, purtroppo, limitato
e a qualcuno riservato.

E perciò alcun s’ingegna
d’evitare questa fregna,
non pensando che il malanno
pur produce qualche danno,

ritenendo il “galleggiare”
il sol modo per campare.
E così s’elude il fisco
perseguendo il detto prisco:

“…sia con l’arte e con l’inganno
pur si vive mezzo anno
e, sapendo usare l’arte,
pur si vive l’altra parte…”

E così ognuno è fiero
se gli affitti tiene in nero;
e il modesto lavorante
(che “chiamate” ne ha tante)

non rilascia la dovuta
necessaria ricevuta;
ed il medico famoso,
l’avvocato facoltoso,

l’artigiano, il venditore,
il sensale o il gestore
volentieri e tanto spesso
il buon fisco fanno fesso

e a pagare, poi, i tributi
sono i soliti fottuti
il cui reddito palese
non fomenta mai contese.

Finchè questo turpe andazzo
andrà avanti come un razzo,
finchè i noti privilegi
saran fuori dai conteggi,

finchè i beni della “casta”
non saranno messi all’asta
e la Legge sarà uguale
pel magnate e pel sensale,

finchè il “popolo sovrano”
s’arrovella in modo vano,
fino a tanto, miei Signori,
sarem preda di “dolori”

ed il reddito mensile
sarà parco e sempre vile
e convien chinare il capo
come fece “Guido” a “Lapo”!

Perché ancor non s’è capito
(e ai “Potenti” porgo invito)
che la “crescita” non viene
s’alta tassa si mantiene!

 

Cefalù 7 Febbraio 2014.

                Giuseppe Maggiore

 

 

Commenti

Apprezzo le vignette che trovo molto pertinenti al mio testo. Ben azzecate e ben poste.

L'amico Salvatore ha il genio della giustapposizione;  sa bene accorpare immagine e lessico. Sicuramente avrà un ben nutrito archivio. Nè mi meraviglio avendone conosciuto e stimato il padre, Alberto Culotta, di sana memoria, colto gentiluomo di vecchio stampo..