Assalto alle Mura

Ritratto di Salvatore Culotta

23 Febbraio 2014, 11:46 - Salvatore Culotta   [suoi interventi e commenti]

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Il “casus belli”, l’occasione per scrivere, sono dei lavori che si stanno conducendo in via Paramuro, a ridosso delle neglette Mura megalitiche, con una premessa di attualità.

I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

Carta di qualità

ARTICOLO 2 - CRITERI DI AMMISSIONE

 2.1 - Criteri di eleggibilità

Per essere ammesso nel Club de " I Borghi Più Belli d’Italia " e utilizzare il marchio di cui questo è proprietario, ogni Comune deve soddisfare i seguenti criteri:

 • 2.1.1 - avere una popolazione che nel Borgo antico del Comune o nella Frazione indicata non superi i duemila abitanti. Questo primo criterio è eliminatorio. Nel Comune non si possono superare i 15.000 abitanti. (+ il 10% su valutazione del Comitato Scientifico).

 • 2.1.2 - possedere un patrimonio architettonico e/o naturale certificato da documenti in possesso del Comune e/o dalla Sovrintendenza delle Belle Arti. Gli edifici storici devono prevalere sull'insieme della massa costruita e dar luogo ad un complesso esteticamente omogeneo.;  Anche questo secondo criterio è eliminatorio;

• 2.1.3 - offrire un patrimonio di qualità che si faccia apprezzare per i seguenti motivi:

 a) qualità urbanistica, ovvero:

- qualità degli accessi al Borgo;

- compattezza e omogeneità della massa costruita;

- possibilità di percorsi diversi all'interno del Borgo;

- preservazione del legame tra microsistema urbano, storicamente determinato, e ambiente naturale circostante;

  b) qualità architettonica, ovvero:

- armonia e omogeneità dei volumi costruiti;

- armonia e omogeneità dei materiali delle facciate e dei tetti; armonia e omogeneità dei colori delle facciate e dei tetti;

- armonia e omogeneità delle "aperture" (porte, portoni, finestre, luci ecc.);

- presenza di elementi decorativi simbolici (frontoni, insegne, stucchi ecc.).

2.1.4 - manifestare, attraverso fatti concreti, una volontà e una politica di valorizzazione, sviluppo, promozione e animazione del proprio patrimonio misurabili secondo i seguenti criteri:

 a) valorizzazione, ovvero:

- chiusura permanente o temporanea del borgo alla circolazione automobilistica;

- organizzazione di parcheggi esterni;

- trattamento estetico ovvero mimetizzazione delle linee aeree elettriche e telefoniche;

- esistenza di sfumature e gradazioni di colori nelle facciate;

- rinnovamento e abbellimento delle facciate;

- trattamento e studio particolare dell'illuminazione pubblica;

- trattamento delle insegne pubblicitarie;

- trattamento degli spazi pubblici;

- cura del verde pubblico e installazione di fioriere;

b) sviluppo, ovvero:

- conoscenza e stimolo della frequentazione turistica;

- presenza di un'offerta di alloggio, ristorazione e attività ludiche, sportive o culturali;

- esistenza di artigiani d'arte o di servizi;

- esistenza di attività commerciali;

- partecipazione a strutture e iniziative intercomunali;

c) promozione, ovvero:

- esistenza di un punto di informazione o accoglienza;

- organizzazione di visite guidate;

- edizione di guide o opuscoli promozionali;

- esistenza di una segnaletica direzionale e informativa;

 d) animazione, ovvero:

- esistenza di spazi e strutture per le feste al coperto o all'aperto;

- organizzazione di eventi originali e di qualità;

- organizzazione di manifestazioni permanenti o temporanee.

Opere in via Paramuro

Evito di analizzare i precedenti punti uno per uno, preferirei che ognuno che legge lo faccia da sé confrontando ogni voce con ciò (materiale o immateriale che sia) che, a Cefalù, lo circonda. La realtà può anche (sicuramente) essere brutta ma sarà sempre meglio dell’ipocrisia imperante in ogni ordine e grado di questa popolazione. (La verità vi renderà liberi, Gv. 8 32)

Le domande da farsi sono due : 1) A che titolo Cefalù fa parte del Club dei Borghi più belli ? 2) Questo Club è veramente quel che dice di essere nel suo statuto ?

A fronte dei superiori punti necessari per far parte del Club si intercalano altre immagini.

Ristoranti sulla scogliera a ridosso delle Mura megalitiche

Sottolineo che tutto quanto evidenziato nelle foto è perfettamente legittimo ed autorizzato; in conseguenza di questa liceità è ovvio che: 1) i vari interventi ( privati, commerciali, pubblici) sono messi in atto da persone del tutto ignare e, secondo me, indegne di abitare e operare in una città che per la sua storia, per la sua struttura, per “l’anima” ( che aveva) era “la perla del Tirreno”; 2) gli interventi stessi sono autorizzati da Enti ( quali ad es. la Soprintendenza) la cui missione – visti i risultati – non è certo quella, scritta sulla carta, di tutelare il patrimonio storico, monumentale, ambientale, bensì…. decidete voi.

p.za Marina ( il mare è dietro)

p.za Duomo

Bastione di Porta Ossuna

Piccolo edificio del '5oo ( "restaurato" ) in v. Misuraca

Riandando per un attimo alle “Mura megalitiche” di Cefalù, pressoché uniche nell’ambito mediterraneo, giornalmente esposte agli attacchi di privati e di esercizi commerciali ( con pieno successo a quanto si può vedere) è assurdo che si debba un giorno si e l’altro pure organizzare comitati per difendere ogni centimetro quadrato, data l’inspiegabile presenza-assenza di Associazioni quali, ad es., l’Archeoclub e simili che - ma forse sbaglio - hanno statutariamente l’obiettivo di tutelare il patrimonio storico, si registra comunque un intervento di R. Brancato 1 luglio 2011.pdf

Le Mura sono state ben studiate dal Prof. Amedeo Tullio:  La più notevole testimonianza emergente dell’antica Kephaloidion è costituita dalle mura di fortificazione, cosiddette "megalitiche", che, inte­grando la difesa naturale della Rocca, proteggevano la città dagli altri lati e lungo la costa. Esse costituiscono, insieme al Duomo, uno dei tratti più caratterizzanti della cittadina e tale dovette essere la loro funzione fin dal sorgere del centro urbano, non certo casualmente definito frourion (fortez­za).” (Amedeo Tullio, Cefalù Antica, Lions Club - 1984).

Saltando ora all’argomento “fruizione” è palese che al “turista”, il tipo preferito e osannato, merce nelle mani degli “operatori turistici” per i quali Cefalù non è Cefalù ma una “location” da taorminizzare ( così efficacemente definita da un benpensante), delle mura nulla importa essendo più appetibile un ombrellone in piazza Duomo, e che ci fa se il suddetto ombrellone nasconde la Cattedrale ? Capita però ogni tanto non un turista di quelli ma uno che viaggia per imparare, per conoscere, per vivere; egli ha sentito parlare, ha letto delle Mura megalitiche di Cefalù, è venuto apposta per studiarle. Ma è solo uno, insufficiente per offrire grandi guadagni, per cui se ne vada pure a quel paese, non abbiamo che farcene.

Considero, e vorrei che tutti ( Amministrazione compresa) ne fossero consapevoli, per tornare all'inizio e per ribadire  che interventi lungo le mura precludono per sempre, a noi e a chiunque altro , la possibilità di fruire delle stesse magari con una rivisitazione del Piano del Centro Storico, e vorrei ancora che per quanto attiene la  conduzione della cosa pubblica si formuli un progetto di crescita del paese che non sia basato su ipocrisie, spinte da operatori "mordi e fuggi", improvvisazioni, presunzioni, ma su una vera conoscenza della storia, della fisicità, dell'anima, della cultura che viene dalle nostre radici e dalle nostre pietre.

Commenti

dopo il caso delle mure megalitiche sulla scogliera si ripete lo stesso crimine per quelle di via Paramuro. Questo, come quello di allora, entrerà a far parte dello "stato di fatto" cioè del patrimonio storico-monumentale della nostra città e non si potranno più rimuovere!

Stiamo assistendo ad un suicidio!

gli "assediati" ci sono, e come, e sono i cefaludesi, da un esercito che dopo aver devastato il suo territorio, da tempo cerca di invadere il Centro Storico. Ora si prepara definitivamente a farlo rendendo prigionieri i cefalutani (vedi la nuova Ordinanza sul Traffico in preparazione) attaccando naturalmente senza più paura qua e là anche le sue mura.

beati nel loro narcisimo continuamente alimentato da ben dosate frasi del tipo: "la città più bella del mondo che tutti ci invidiano", ed altre aberrazioni del genere; dormono beati - ma spesso anche complici - mentre la loro città viene offesa, avvilita, umiliata, violentata proprio da coloro che tanto dicono di "amarla"!

Il Piano Particolareggiato del Centro Storico prevede per la via Paramuro la sua conversione in area a giardino, quindi esclusivamente pedonale, sino alla piazza C. Colombo (nel grafico la zona a puntini). Per le costruzioni immediatamente antistanti le Mura era prevista la demolizione (procedendo, ovviamente, a risarcire o fornire nuovi locali e appartamenti ai vari proprietari).  Questo intervento, ancora possibile previo un restringimento dell’intera fascia per mantenere l’accesso alla Caserma Botta, previsto per un’area delicata in quanto cerniera tra il centro storico e la nuova edificazione ridarebbe alla città le sue mura, rendendole finalmente fruibili e permettendo, tra l’altro, una serie di saggi archeologici . C’è da aggiungere che il piano prevedeva che la redazione del progetto di restauro del Teatro Comunale comprendesse anche l’intervento su via Paramuro, proprio in ragione del fatto che le mura passano dentro lo spazio del Teatro.

E ancora : Cefalù, città di Ruggero, è molto più antica di Ruggero, e le mura megalitiche, da qualsiasi punto di vista le si guardi, rivestono un’importanza pari a quello della Basilica Cattedrale, sono un monumento forse ancora più imponente, e nessuno – almeno finora – andrebbe a costruire magazzini sul sagrato del Duomo.

Leggo, in un altro intervento (http://www.qualecefalu.it/node/7875), quanto segue:

"Per il Sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina: “questa importante riunione è stata una occasione importante per programmare iniziative comuni per la promozione turistica dei nostri Borghi. L’obiettivo principale è migliorare la qualità di vita dei residenti per rilanciare un turismo di qualità dal punto di vista culturale ambientale e paesaggistico."

e mi sento obbligato a confrontare parole e fatti. Se fossi ottimista saluterei l'inizio di un nuovo modo di condurre la cosa pubblica....

Nel luglio 2011, come citato da Angelo Sciortino e Salvatore Culotta, scrissi un articolo sui resti delle mura megalitiche lungo via Paramuro. Sono contenta che l'arch. Culotta abbia ripreso la parola su questa sempre più mortificata parte della città antica e ne abbia messo in rilievo il suo notevole valore storico e architettonico, al pari, perchè no, della Cattedrale.

Se ben ricordo, in quel mio articolo, non sottacevo l'importanza del recupero e della successiva fruizione di quel tratto di muro, cerniera tra la città storica e la nuova espansione, che con il restauro del fronte Nord avrebbe permesso di leggere tutto l'insieme della cinta dalla Giudecca a via Paramuro, così come vediamo nella stampa di Benedetto Passafiume del 1645, quando ancora le mura non erano state demolite. Non sono una purista ne una conservatrice. La realtà è in continuo divenire ed anche i modi dell'abitare, la realtà urbana di un sito si trasformano. Le mura non giovavano più alla difesa e in tutte le città italiane si cominciò a demolirle. In molte in modo brutale, in altre con oculatezza; la citata Lucca ma anche Palmanova, Poggibbonsi, ecc... Su via Paramuro invece crebbero le superfetazioni: scalette, giardinetti, magazzini, palazzine, alberi, cancellate e quant'altro.

Non conosco l'iter burocratico che ha portato a queste superfetazioni. Forse ci saranno stati atti di vendita, licenze rilasciate dalle amministrazioni comunali succedutesi nei decenni. Sicuramente gli attuali proprietari potranno vantare i loro diritti che nessuno vuole minacciare.

Ma perseverare nel danno è foriero di sicura rovina. Nell'articolo di Salvatore Culotta ho visto la ristrutturazione di un magazzino, come si legge anche nel cartello dei lavori. Più che far ristrutturare ora si dovrebbe cominciare a pensare come deristrutturare, a progettare, perchè come da piano particolareggiato del  Centro Storico, la via Paramuro diventi un'area a giardino. Un'altra osservazione voglio fare. Come si può dare autorizzazione a montare durante i mesi estivi quelle oscene passerelle lungo gli scogli. Certo serviranno ai ristoratori per far godere ai loro clienti la bellezza selvaggia della scogliera , sotto lo sciabordio delle acque marine, altro è quando urla il maestrale. Non bastano le enormi terrazze che vengono costruite sulla scogliera? ci vogliono anche i prolungamenti? Dove è la soprintendenza ai beni paesaggistici, così solerte in tanti casi ad impedire? Dov' è l'Amministrazione comunale che per prima dovrebbe tutelare il popolo degli scogli e implementare la possibilità di fare il giro a piedi della cinta muraria? I latini dicevano "est modus in rebus". Ecco, la giusta misura, quando si capirà che il turismo non è un industria tout court, ma è un industria che deve essere alimentata da tutto quanto di ambiente, di arte, di cultura, di storia, di tradizioni che una città o un territorio possiedono, allora Cefalù potrà tornare ad essere la Perla del Tirreno. Per ora esiste solo il Tirreno, la perla si è persa!

E dire che Cefalù è stracolma di Architetti , ma in tutt'altre faccende affaccendati, anche se - bisogna ammetterlo - la questione dovrebbe interessare anche altre figure professionali, che immagino abitino questo luogo, ognuno con la sua competenza che li metterebbe in condizione di esprimere il loro parere, ma forse anche loro troppo presi dalla  vita privata. Ed in questo salvifico silenzio è naturale che ognuno si senta libero di utilizzare per il proprio tornaconto quel che, invece, è un bene della collettività.

 E’ arrivato da lontano un commento agli attuali accadimenti :

Convegno per la difesa dei beni culturali

Centro di cultura – Cefalù , 7/9 agosto 1976

"…Prof. N. Bonacasa: Moltissimi sono gli spunti che ci ha fornito il Prof. Culotta ( Arch. P. Culotta). Per quanto concerne la salvaguardia del centro storico è giusto quello che egli sostiene, quando intende coinvolgere o si augura che sia coinvolta l'intera cittadinanza, soprattutto per il tramite dei suoi operatori. Per conto mio, invece, non condivido la ricerca delle colpe e delle responsabilità al di fuori della matrice comunale. Io sono convinto, e mi riallaccio al discorso già fatto all'inizio, che una cittadinanza debba trarre per autodisciplina dal­l'interno delle proprie forze morali quel controllo necessario per evitare lo spreco di certe stratigrafie storiche, che purtroppo noi vediamo distrutte a Cefalù.

Il discorso di Culotta, poi, mi sembra quasi eufemistico per quel che riguarda le mura. Le mura di Cefalù non esistono più e con esse è stata chiaramente distrutta una stratigrafia storica: è chiaro che rispetto, autodi­sciplina e controllo dovevano nascere da una presa di coscienza che non poteva essere che assolutamente comunale. Io ritengo che questi problemi siano fon­damentali per la vita della cittadinanza. Pertanto, non ci si deve aspettare che un progetto sbagliato, spesso volontariamente, e come tale avallato dalle Com­missioni Tecniche Municipali, venga poi corretto in sede di revisione da parte della Sovrintendenza competente. Questo è semplicemente impensabile nel 1976!"

 E gli atti di quel Convegno, come tanta altra “roba” elaborata negli anni nella speranza di una crescita, andrebbe rimessa in circolo, meditata, assimilata, né farebbe male leggere quest’altro brano, tratto sempre dalla stessa pubblicazione :

"Angelo Culotta : …Dicevo che la nube di Seveso simbolicamente si addensa su tutto il Paese, e sta distruggendo, omogeneizzando e corrodendo ogni valore autentico. Le esigenze della produzione e del consumo e la logica del sistema capitalista hanno provocato profondissime lacerazioni sociali, annientando le culture locali preesi­stenti, hanno creato l'urbanesimo, l'emigrazione, la lebbra delle città disumane, l'anemia perniciosa delle campagne, il disastro ecologico, la mercificazione di tutto, persine del paesaggio, della storia e delle tradizioni popolari, trasformando questo patrimonio in oggetti di consumo da offrire in pasto a masse etero­dirette, che, come dice Pasolini in una sua bellissima poesia, « seguono supine ogni richiamo da cui i loro padroni le vogliono chiamate ».

Questa folla che guarda senza vedere, che campa senza vivere e che divora senza assimilare sta letteralmente distruggendo il nostro territorio."

ma la sensibilità per soffrire per l'affronto, che questo territorio deve subire, c'è .

Però la sfiducia sta prendendo il sopravvento ... perchè cambiano i "potenti" di turno ma non vedo un cambio di mentalità ... si continua solo a distruggere il nostro patrimonio, il nostro territorio, a mercificare tutto ...

A chi chiedere aiuto?'?