Attenzione cittadini, qua è in gioco la vostra dignità! - 1ª parte

Ritratto di Pino Lo Presti

24 Febbraio 2014, 04:16 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Verifichiamo con amarezza che questo è un tema che sembra non interessare i molti - per quanto lo dovrebbe -; esso però almeno dovrebbe interessare coloro che parteciperanno alla Assemblea cittadina che il Sindaco ha annunciato sul tema.
In quella sede ci si troverà infatti sicuramente a discutere sulla opportunità dell’obbligo - oltre che dell’ “Entrata” - anche della “Uscita” veicolare da prestabilite Porte, a seconda che si appartenga ad una di tre stabilite Zone della città antica; così come contemplato nella recente O.S. n° 3 e così come l’Amministrazione è intenzionata a riproporre nella prossima in elaborazione, nonostante la opposizione del Comitato dei Cittadini del Centro Storico, opposizione così come appresso argomentata.
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Ricordiamo che, la sera del 4 febbraio, nell’incontro con il C.C.C.S., il Sindaco (accogliendo le osservazioni del Comitato) aveva chiaramente espresso di non volere limitare la libertà  di circolazione degli “autorizzati” dentro l’area del C.S. e che piuttosto era d’accordo - “condizioni viarie permettendolo”, naturalmente - che da un qualunque punto si potesse raggiungerne un qualunque altro liberamente; e quindi di non volere porre percorsi o itinerari, “concessi o obbligati”, che tale vitale libertà impedissero.

Non era stata, la sua, una manifestazione di volontà condizionata da ragioni di opportunità “politica”, o da sfavorevoli rapporti di forza; era stata, la sua, una manifestazione di volontà animata dalla condivisione di una considerazione elementare:
... che una città non ... (è) ... un involucro fatto da vie, case e piazze, tanto meno un acquartieramento militare, ma un corpo vivo, sostanziato da un fitto tessuto di relazioni umane di varia natura, forma e grado, necessarie a che vi circoli “il sangue della Vita”, tra le quali sono da tenere in massima considerazione quelle parentali e solidaristiche, specie quando sono coinvolte persone anziane o comunque con margini di autonomia motoria, anche temporanea, ridotta“. Non stavamo parlando dei portatori di handicap!

Quella sera, il Sindaco però non accolse  la proposta del Comitato di limitarsi ad istituire, e per il solo per il periodo estivo, soltanto obbligo di Entrata; mantenendo egli invece il convincimento della utilità della obbligatorietà anche della Uscita
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La domanda è:
sono conciliabili i due princìpi, e cioè quello della libertà di circolazione (all’interno dell’area del C.S., per gli autorizzati), e quello del doppio vincolo di Entrata/Uscita da esso?

Caso 1) - Dalla osservazione della tavola planimetrica di quella che definiremo “Zona 2” (Area sotto via Costa sino al mare) - con obbligo di Entrata da piazza A. Diaz e con obbligo di Uscita da Porta Ossuna - è facile osservare come nè il vincolo di Entrata, nè il vincolo di Uscita abbiano ricadute sulla su-discussa “libertà” di circolazione:

 


Tav. 2


infatti nulla impedirebbe, agli appartenenti a tale zona, di accedere a tutte le vie del C.S. e, una volta accedutovi, di uscire dalla Uscita loro prescritta, salvo - in verità - per coloro che si venissero a trovare in via Candeloro, i quali - non potendo uscire da Porta Giudecca - si troverebbero a dover compiere una pericolosa inversione ad "U" (direzione: Porta Ossuna).

Caso 2) - E’ altrettanto facile osservare però come il vincolo di Uscita abbia ricadute invece, e grandemente, per gli appartenenti a quella che definiremo “Zona 3” (Area “Crucidda-Francavilla”) - con obbligo di Entrata pure da piazza Diaz ma con obbligo di Uscita da Porta Giudecca:
 

Tav. 3


infatti mentre nulla impedirebbe loro di accedere a tutte le vie del C.S., questi si troverebbero però - accedendo ad alcune di esse (Botta, Vanni, Amendola, Carbonari, Spinuzza, e tratto di via V. Emanule dopo via Gioieni) - nella impossibilità di:

a- rispettare il proprio obbligo di Uscita; infatti, non potendo fare inversione ad "U" su quell'ultimo tratto di via V. Emanuele, nè potendo risalire per le vie Botta, Vanni, Amendola, Carbonari, Spinuzza (che sono tutte a scendere) non potrebbero che uscire da Porta Ossuna, a loro vietata!
(Si dovrebbe peraltro disporre  apposita segnaletica di divieto di svolta a sinistra - per loro -, sul Corso, “alle cantoniere”,  di via Spinuzza, Carbonari, etc... sino a via Botta, e, su via V. Emanuele, a quella di via Gioieni)


b- fruire del diritto di accedere a qualunque punto del C.S.; infatti come potrebbero giungere a quel punto su quell'ultimo tratto di via V. Emanuele, dopo via Gioieni, e  alle vie Spinuzza, Carbonari, etc... sino a via Botta?
Già, perchè non potranno neppure tentare di entrare da piazza Diaz, avendo l’obbligo di entrata da Porta Giudecca!

Caso 3) - lo stesso, per coloro che appartengono a quella che definiremo “Zona 1” (Area “Giudecca-Marina”) - con obbligo di Entrata da Porta Giudecca e con obbligo di Uscita dalla stessa Porta Giudecca:

 

Tav. 1


quando questi infatti si trovassero in via V. Emanuele (oltre via Gioieni, verso Porta Ossuna), si troverebbero - come nel caso precedente - nella impossibilità di:

a-rispettare il proprio obbligo di Uscita;  infatti da via Gioieni in poi, non incontrandosi altre vie “a salire”, non potrebbero non uscire, anche loro, che da Porta Ossuna, cosa però che gli è vietata.
(Si dovrebbe disporre anche per loro apposita segnaletica di obbligo di svolta a sinistra su via V. Emanuele, “alla cantoniera” di via Gioieni).

b -fruire del diritto di accedere a qualunque punto del C.S.; infatti come potrebbero giungere - oltre che a quell'ultimo tratto di via V. Emanuele - alle vie Spinuzza, Carbonari, etc... sino a via Botta, e - in più - al tratto via Matteotti/Corso Ruggero 1° parte (sino a via Gioieni)?
Già, perchè non potranno neppure tentare di entrare da piazza Diaz, avendo l’obbligo di entrata da Porta Giudecca!

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Che fare?

1 - esentare due di quelle tre Zone (la 1 e la 3) non solo dall’obbligo di Entrata ma anche di quello di Uscita?

ll doppio vincolo di Entrata/Uscita rimarrebbero, a questo punto, solo per gli appartenenti alla Zona 2 (sotto via Costa, fino al mare); doppio vincolo che prevede - lo si ricordi - che pur trovandosi presso una porta spalancata della propria città - Porta Giudecca, ad esempio - (dalla quale in tanti magari intanto escono), per uscire - nel loro caso - ci si debba recare invece all’opposto angolo della stessa - Porta Ossuna - magari al costo di altri 10/15 minuti spesi per le vie, nel traffico, in mezzo alla gente!

2 - Lasciare il doppio vincolo anche per la zona 1 e 3, invertendo però il senso di marcia di via Spinuzza, cioè “a salire”, e conseguentemente di via Amendola e Carbonari?
(rimarrebbe però, per gli appartenenti alla zona 1, l'impossibilità di accedere a via G. Matteotti)

3 - Lasciare il doppio vincolo anche per la zona 1 e 3, non modificando il senso di marcia di via Spinuzza (e conseguentemente di via Amendola e Carbonari), mantenendo le contraddizioni su esposte?

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Sempre più prigionieri in casa propria

La Amministrazione, oggi 23 febbraio (3° incontro - ed ultimo - con il Comitato), ha mantenuto la propria posizione sul doppio vincolo di Entrata/Uscita anche a fronte dei suddetti rilievi.

La soluzione, infatti, proposta dal rappresentante della Amministrazione, incaricato di partecipare al “tavolo di lavoro”, in sintesi, è stata:

“No” al diritto, per i residenti, di “libera circolazione” all’interno del C.S., neanche nelle fasce orarie consentite; “Sì” a quello di “possibilità di circolazione”, cioè ad una libertà “condizionata”!

Più descrittivamente, il soggetto, che si trovasse in uno dei su-indicati casi 1 o 3, potrebbe, secondo tale posizione, ben proseguire per una Uscita Vietata e/o ben proseguire per una Entrata Vietata, ma, entro un x-tempo (uno-due giorni), deve poi darne giustificazione agli Uffici competenti, pena l’esecutività delle multe-certe intanto elevate, in automatico, dal sistema di video-sorveglianza!


Già, dai primi incontri del 2008 (C.C.C.S., Arcom e Amministrazione), fu chiaro ed accettato da tutti che chiunque si dovesse muovere da casa al di fuori degli orari consentiti per ragioni di “assoluta urgenza (pronto soccorso, appuntamenti medicali o giudiziari, etc...)” non sarebbe stato sanzionato se avesse dato “tempestivo avviso della sua sopravvenuta necessità ad un apposito numero verde, provvisto di segreteria automatica, e poi - entro il secondo giorno successivo alla data della deroga richiesta - presentare la documentazione della necessità ed urgenza, ad un Ufficio (a ciò appositamente delegato) sito nel Palazzo di Città”.

Anche ora il C.C.C.S. lo dà per scontato questo principio.

Quando, il 4 febbraio scorso, però il Comitato propose al Sindaco la considerazione elementare che una città non è:
 
“... un involucro fatto da vie, case e piazze, tanto meno un acquartieramento militare, ma un corpo vivo, sostanziato da un fitto tessuto di relazioni umane di varia natura, forma e grado, necessarie a che vi circoli “il sangue della Vita”, tra le quali sono da tenere in massima considerazione quelle parentali e solidaristiche, specie quando sono coinvolte persone anziane o comunque con margini di autonomia motoria, anche temporanea, ridotta

... intendeva chiaramente riferirsi ad ambiti diversi da quelli della “assoluta urgenza” prima-accennati; intendeva cioè riferisi a casi, ad ambiti della vita di relazione sociale e privata, più quotidiani, non drammatizzati dall’urgenza ma rasserenati dalla continuità di una assistenza; ambiti e sensibilità su di cui, per la loro varietà e delicatezza, non si può intervenire con le forbici della norma,
pena un danno per la qualità e quindi la dignità di una vita che sia umana e quindi sociale, là dove lo si facesse.
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Perchè qualcuno, legato da ragioni di parentela o di conoscenza, con un soggetto “comunque con margini di autonomia motoria, anche temporanea, ridotta”, non potrebbe andare a prenderlo, nè ad accompagnarlo con la propria vettura, nè portargli volumi ingombranti e/o pesanti (fosse la sola spesa settimanale del supermercato, o le “cassette” di acqua potabile), nè portare via da casa sua un qualche oggetto particolarmente voluminoso e/o pesante di cui si dovesse disfare, e ciò neanche negli orari di apertura al traffico per gli autorizzati, nel Centro Storico?

Perchè non si dovrebbe poter accompagnare con la propria auto, dotata di Pass Rosso/residenti, neanche nelle fasce orarie consentite, ad esempio, una persona (madre/padre, zia/o, cognata/o, suocera/o, vicina/o di casa sola/o, e così via) -  ottuagenari o semplicemente momentaneamente indisposti -, presso parenti, amici che - magari a loro volta e per diverse ragioni - non si possono muovere da casa loro?

Perchè non si dovrebbe poter andare a prendere - pur negli orari di apertura al traffico per i residenti - una di quelle persone per portarla a fare una gita in campagna e poi riaccompagnarla?

Ho citato delle banalità ma infiniti sono i casi e le evenienze che si verificano, sempre nuovi, nel corso quotidiano della vita sociale, familiare e personale; tanto infiniti che “la norma” non li potrà mai "prevedere".

Vogliamo considerare questa infinità di casi ed evenienze, e i relativi “movimenti” a supporto, “fenomeni naturali” della Vita umana sociale di un Centro abitato, comportamenti in Diritto di esistere, dunque il cui esercizio è libero (“chiedere/porgere supporto” tra parenti, amici, conoscenti), ovvero vogliamo equiparare questi fenomeni ai prima-indicati casi di “assoluta urgenza” dichiarando anch’essi “eccezionali”, un qualcosa che - quasi fosse una pandemia virale o una dipendenza patologica - è prudente che sia contenuto, un qualcosa “che disturba”, un qualcosa da giustificare, un vizio da andare, il giorno dopo, a confessare al funzionario della P.M. di turno, sperando nella sua assoluzione?
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Sempre più sudditi - Si aprirebbe qui poi una questione di infinita portata:

1) - con quale criterio il funzionario della P.M. di turno “assolverebbe” dalla/e infrazioni intanto commessa/e? Qui non si tratterebbe più infatti di quei casi di “assoluta urgenza” di cui si diceva prima (dimostrabili, con certificazioni, dal laboratorio, dalla struttura, dal medico, dalla farmacia di turno, etc...)!

E’ consentito portare tre/quattro confezioni d’acqua tutte insieme (e quindi necessariamente con la macchina) ad una persona “cara” (una zia), o, se proprio si vuole, gliele si deve portare a spalla e quindi non più di una o due alla volta?
E’ se il funzionario della P.M. di turno, alzatosi di buon umore quel mattino, “perdonasse” il peccato di avergliene voluto portare tre confezioni tutte assieme con la macchina, ma non perdonasse di aver svolto quel servizio per un numero di volte, quel mese, che a lui sembra eccessivo?
“La zia” dovrebbe dimostrare come ha consumato tutta quell’acqua?

Sarà più perdonabile se si accompagna la propria madre (etc...) a fare visita a qualcuno per un lutto o per una nascita, per un compleanno o un onomastico?
Se una suocera vuole fare visita alla nuora che ha di recente partorito, quante volte la settimana la si può accompagnare a vedere il neo-nipotino?

Se si vuole andare a prendere una nonna per portarla a casa propria, in paese o in campagna, quante volte lo si può fare alla settimana, al mese; e quante volte lo  si può fare due-volte-in-un-giorno?

Se risultasse, per sue informazioni personali, al funzionario di P.M. di turno, che tra una famiglia ed un altra c’è stata una rottura, come giustificare la visita di un membro dell’una fatta all’altra famiglia? Il funzionario di P.M. di turno avrebbe autorità di sindacare e indagare sulle presunte false dichiarazioni rese?


2) - Qualcuno pensa di fare un “Regolamento delle visite” che si possono scambiare tra una Zona e l’altra della Città Vecchia, ad un Passaporto da "vistare" prima o dopo di ogni spostamento?

3) - Nel caso contrario, sarebbe un avanzamento democratico, sulla via della certezza dei diritti e dei doveri, la sottomissione continuata e quotidiana dei cittadini di una intera comunità all’arbitrato soggettivo del Funzionario di P.M. di turno in merito alla “cancellazione” della già avvenuta rilevazione della infrazione intanto da loro compiuta?

4) - Ovvero, come potrebbe il Tal Funzionario di P.M. di turno, in assenza di un preciso Regolamento, e quindi a proprio giudizio (dopo magari una breve istruttoria), cancellare dal sistema informatico quanto dallo stesso automaticamente rilevato?

Siamo arrivati al surreale!

Il delegato del Sindaco, al “tavolo di lavoro” con il C.C.C.S., ha insistito, spiegando che occorre un deterrente per “prevenire gli abusi” di chi “si mette a girare”, che occorre “educare” i cittadini del C.S. ad un uso più selettivo della macchina all’interno della sua area.

Proveremo, con il prossimo intervento, a risponderci alla domanda: “in nome di chi o di che cosa”  tutto questo?

Commenti

Naturalmente anche un commerciante, un artigiano o una qualunque attività economica che abbia il negozio e magazzino in due aree così " separate"si troverebbe a dover  chiedere un permesso preventivo, per andare dall'uno/a all'altro, o "confessarsi" dopo sperando in una "assoluzione"!