Lo spazio e il tempo

Ritratto di Rosalba Gallà

5 Luglio 2014, 18:48 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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LO SPAZIO E IL TEMPO
LE FOTOGRAFIE DI ROSARIO VIZZINI
di Rosalba Gallà

 

     “La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un      
      sentiero”

      (Hermann Hesse, Demian, trad. Bruna Dal Lago).

 

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“Ci lasciarono andare avanti per un bel po', la mia tromba e il suo pianoforte, per l'ultima volta, lì a dirci tutte le cose che mica puoi dirti, con le parole”

(Alessandro Baricco, Novecento).

 “Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu / ma se io salgo su questa scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi / che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita... Se quella tastiera è infinita, allora / su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare”

(Alessandro Baricco, Novecento).

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PER MOLTI GIORNI, PER MOLTE MIGLIA
di Rabindranath Tagore

Per molti giorni, per molte miglia,
con molte spese, per molti paesi,
sono andato a vedere i monti,
sono andato a vedere il mare.
Ma a due passi da casa,
quando ho aperto gli occhi,
non ho visto
una goccia di rugiada
sopra una spiga di grano.

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"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. 
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
“È una grossa economia di tempo", disse il mercante.
"Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana".
"E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?"
"Se ne fa quel che si vuole..."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."

(Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe, trad. Nini Bompiani Bregoli)

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LA SABBIA DEL TEMPO
di Gabriele D’Annunzio

Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.

E un'ansia repentina il cor m'assalse
Per l'appressar dell'umido equinozio
Che offusca l'oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L'ombra crescente d'ogni stelo vano
Quasi ombra d'ago in tacito quadrante.

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Intervento correlato: Stagioni dell’anno, stagioni della vita - Rosalba Gallà - 29 giugno 2014 (http://www.qualecefalu.it/node/12460)

Commenti

Trovo poco indovinato l'accostamento tra la poesia di D'Annunzio e l'ultima immagine, immagine che ben poco ha a che vedere con l'atmosfera della poesia stessa ( almeno ai miei occhi). Forse bisogna cercare accostamenti che vadano al di là della semplice presenza nella foto e nei versi dello stesso oggetto . Puoi fare un esperimento : chiedere a R. Vizzini di interpretare quella poesia con un'immagine realizzata ad hoc . Manca comunque una "lettura", e quindi una motivazione, dei vari accostamenti, cosa che invece avevi ben fatto "accostando" poesia e pittura ( A. Cicero e G. Forte).

Ai miei occhi, invece, è proprio l'ultima immagine, che trasmette l'atmosfera della poesia di D'Annunzio. Il cumulo di sabbia rappresenta il tanto tempo trascorso e dà l'idea che "il giorno era ormai più breve". Il giorno, che equivale alla vita intera, se il Poeta "sente l'appressarsi dell'umido equinozio, che offusca l'oro delle spiagge salse."

Infine, l'annebbiata Cattedrale, "ombra crescente d'uno stelo vano", perché tale è per il Poeta, che s'appresta a lasciare il giorno terreno.

Insomma, l'accoppiamento a me piace e mi dà l'idea di un felice connubio tra poesia e fotografia, a condizione che nella fotografia si veda il sentimento espresso dal Poeta.

E' il corpo umano che fa da clessidra e il momento è quello in cui la sabbia che gli scorre dentro sta per finire, è qualcosa che descrive un movimento non un mucchio già finito. Ma, ovviamente,  posso anche non aver capito bene. C'è , infine, da aggiungere che del gioco fa parte un terzo elemento - tra la  poesia e l'immagine -  e cioè la lettura che di entrambe ha fatto R. Gallà, lettura che potrebbe anche essere diversa dalle nostre, e questo è legato al fatto se sia stata la poesia a suggerire la foto o viceversa.Ho visto che l'autore aveva dato alla foto il titolo "Cefalù, sulla sabbia?".

Complimenti per l’idea che fa vivere la poesia in “parole visive”. Interessante e colta la selezione dei testi nei due articoli, deliziosi gli scatti di Rosario! Il lavoro vi esprime e fa emergere delicate sensibilità. Molto bello Baricco, incastonato fra immagini, musica e parole. Le vie, poi, con l’indugiare dello sguardo fotografico sulla materia che le compone, inducono d’impatto ad una riflessione sui ‘lastricati percorsi esistenziali’.