Ieri sera in Consiglio presi a calci i principi del diritto

Ritratto di Angelo Sciortino

25 Febbraio 2015, 15:42 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Constant autem iura populi Romani ex legibus, plebiscitis, senatus consultis, constitutionibus principum, edictis eorum, qui ius edicendi habent, responsi prudentium.

Tradotto, recita così: Le istituzioni giuridiche del popolo romano, invece, prendono consistenza dalle leggi, dai plebisciti, dai senatoconsulti, dalle costituzioni dei principi, dagli editti di coloro che hanno il ius edicendi e dai responsi dei giuristi.

Così scriveva Gaio nelle sue “Istitutiones”. Tutti gli universitari, che hanno studiato il diritto romano, conoscono questo brano e sanno che da esso derivano i principi giuridici, che ogni popolo civile ha fatto suoi, perché garantiscono libertà e democrazia.

V'è da dire che Gaio prima di questa frase ha passato in rassegna e descritto gli usi di altri popoli ed è per questa ragione che egli, nel descrivere il diritto a Roma, scrive quell'autem (invece), che indica la differenza tra le società barbare e la civile società romana.

Quell'invece, quindi, c'è per dimostrare la forza della cultura giuridica dei Romani, una cultura, che mancava agli altri popoli e che ancora mancherebbe nei nostri giorni nella civilissima Europa, se non ci riferissimo a essa. Accade così nei Paesi anglo-sassoni e nella stessa Germania, ma da tempo sembra che non accada più in Italia, se gli stessi Inglesi, ammettendo che il diritto nasce a Roma, dicono che l'Italia è la patria del diritto, ma la tomba della giustizia.

Agli Inglesi, e a coloro che la pensano come loro, bisogna dire che hanno ragione solo in parte, perché, coscienti del fatto che non esiste giustizia, se essa non è sostenuta dal diritto, dobbiamo ammettere che forse l'Italia è, anche e soprattutto, la tomba del diritto.

Ieri sera, durante la seduta del Consiglio comunale, abbiamo appreso dagli interventi del Sindaco quanto sia vero che l'Italia, con la sua involuzione giuridica, si è già trasformata anche nella tomba del diritto. Egli ha citato, infatti, decisioni o opinioni di coloro che non hanno ius edicendi, come quelle di un vice prefetto o di un'Amministrazione comunale, considerandole, però, come se fossero leggi o responsi dei giuristi, che diventano legge, quando essi sono unanimemente concordi.

Per sostenere la sua interpretazione, è giunto persino a una sorta di battibecco con un revisore dei conti, reo di aver detto che egli considerava le indicazioni dei Giudici della Corte dei Conti come se fossero responsi dei giuristi.

Da cittadino di questa Città non posso accettare in silenzio che dalla sua Amministrazione provengano simili motivi, che segnano una involuzione del diritto e, quindi, della libertà e della democrazia. Segnali ancora più forti dell'intolleranza di fronte alle critiche, ormai diffusissima, come hanno dimostrato le querele o le minacce di querele contro gli autori delle critiche. Tralascio, per carità di patria, i commenti di alcuni sostenitori dell'Amministrazione contro coloro che la pensano diversamente.

Cefalù ebbe un tempo una sua cattedra di diritto; oggi sarebbe indispensabile che fosse ripristinata, per consentire a tanti di frequentarla e di apprendervi correttamente almeno i primi rudimenti del sapere giuridico e del ragionamento logico, che ne fa un garante della libertà dei cittadini. Ragionamenti logici e non bizantinismi mistificatori.

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