Giudecca: i pini a monte della strada cadono come birilli mentre "il belvedere della dogana" continua a muoversi

Ritratto di Saro Di Paola

11 Aprile 2015, 18:37 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Intorno alle 13,00 di oggi, un rumore, forte e prolungato, ha fatto uscire da casa alcuni dei residenti nelle prime case della via Giudecca.
Quelle più vicine al “belvedere della dogana”.

A provocare il rumore è stata la caduta di un pino, alto e robusto, 

     

     

che ha travolto altri pini più piccoli ed i cavi di una condotta elettrica, che, a loro volta, hanno tirato giù il palo, al quale erano, e sono, agganciati dal lato di Cefalù.

Il palo lato Messina, era caduto, già, prima.

Tant’è che, lato Messina, gli stessi cavi sono stati, e sono, agganciati, rudimentalmente, con una corda, ad un pino a valle di quello caduto oggi.

Nella fittissima macchia di acanto, che lussureggia sulla impervia scarpa di terra tra la parete sub verticale della rupe calcarea e la via Giudecca, non si notano segni di scoscendimenti della stessa scarpa.
Il che farebbe ritenere che il pino sia crollato per un cedimento del suo impianto radicale.

A farmi usare il condizionale sono le condizioni della caditoia in pietra, 

 

nella quale, proprio sotto il pino, dovrebbero confluire le acque piovane convogliate dal canale di gronda.

     

Le condizioni della caditoia e del canale sono di quelle che non lasciano dubbio alcuno: da anni, per incuria, non assolvono più alla funzione, per la quale vennero realizzati.
Il condizionale è d’obbligo, anche, per quella lesione, che è ben visibile nella muratura in pietra del tratto del canale, che corre, proprio, a valle del pino crollato

 

Intanto, per rendere un buon servizio alla collettività cefaludese ed a quanti vengono in visita a Cefalù da “Porta Giudecca”, qualcuno, dopo avere dismesso le transenne, che erano state apposte il giorno prima, ha pensato, BENE, di riattivare una delle due fontanelle del “belvedere della dogana”.
Il risultato è stato immediato.
Il rivolo d’acqua, che ha provocato lo scivolamento della scarpata, è tornato a scorrere. 
Sino ad alimentare una chiazza d'acqua sul camminamento a mare.

Per averne contezza non si deve, neanche, scendere sulla scogliera.
Basta osservare la scarpata del belvedere standosene sul marciapiede della strada. 

“E PUR SI MOVE” ho scritto il 2 aprile scorso.
Eppure, continua a muoversi, scrivo oggi.
Si vede ad occhio.
Basta raffrontare questa foto, di oggi 

con la omologa dell’1 aprile.

O quest’altra, di oggi,

con quest’altra dell’1 aprile.

L’incuria del territorio e la sottovalutazione di certi segnali sono determinanti nei danni da cosiddetto dissesto idrogeologico.
Ce ne rendiamo conto il giorno dopo.
Sempre.
SCILLATO DOCET!

Saro Di Paola, 11 aprile 2015

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Commenti

...ci accorgiamo soltanto del danno, ma delle responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare e non l'ha fatto, sebbene per farlo riceva uno stipendio superiore al nulla di Francois, che invece nel suo piccolo qualcosa la fa, non se ne accorgerà mai nessuno di coloro che avrebbero dovuto sovrintendere. Nessuno, neppure il Sindaco, che avrebbe dovuto e dovrebbe fare il suo dovere di rappresentante dei cittadini.

Questi, caro Saro, sono esempi di un "Earth day" magniloquente, ma senza convinzione. Sono esempi di quanto sia inutile sgolarsi, nella speranza che coloro, che cominciamo a pagare salatissimamente dopo il recente aumento delle tariffe, facciano il loro dovere. Non ci resta che licenziarli alla prossima tornata elettorale. E con loro licenziare i burocrati inetti.