Un profluvio di litanie scaricabarile

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Aprile 2015, 00:46 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Ricordo che mia Nonna, donna di fede cattolica incrollabile, quand'ero bambino mi faceva recitare le preghiere e anche il Rosario in occasione di tempeste con forti tuoni e con gli accecanti bagliori dei fulmini.

Piccolo com'ero, ero spaventatissimo di fronte a quella espressione della natura e le preghiere mi aiutavano a trovare conforto e speranza. Mi calmavo e tornavo a dormire, nonostante il perdurare dei boati dei tuoni.

Mia nonna mai mi costrinse a recitare litanie né incolpò Dio per la tempesta.

Quando fui più grande e insieme a mio Nonno e a mio Padre cominciai a recarmi in campagna, mi accadde di assistere, ad autunno iniziato, alla pulizia dei piccoli torrenti e dei corsi d'acqua. E non soltanto si procedeva alla pulizia, ma si scavava laddove le acque dell'inverno precedente avevano depositato detriti. Insomma, una sorta di pulizia di primavera, come quella che si faceva a casa, spostata però al terreno e all'autunno. Quella, pensavo, era la preghiera di mio Nonno e di mio Padre, che si attenevano alle parole di Gesù: aiutati che t'aiuto.

Così, quando in occasione delle vacanze natalizie venivo portato in campagna, se c'era una tempesta, che scaricava acqua come una cascata (a scuola avevo appreso della loro esistenza), non venivano procurati danni, perché essa veniva scaricata verso il mare o verso torrenti diretti al mare e non invadeva le culture. Qualche volta accadde che qualche intervento fu eseguito con scarsa maestria. In questo caso non sentii i miei imprecare contro la natura e persino contro Dio, meno che mai contro i politici o i burocrati pubblici, ma ascoltai i rimproveri, che essi rivolgevano a se stessi e l'impegno a non ripeterli nell'autunno successivo. Anch'essi, quindi, non recitarono mai una litania.

Oggi, invece, di fronte alle recenti frane, mi accade di ascoltare quelle che possono essere chiamate le litanie dello scaricabarile, recitate dai politici regionali, che scaricano le responsabilità su quelli nazionali; dai politici tutti insieme, che le scaricano sui burocrati; dai burocrati, che li scaricano sui politici tutti insieme, perché sono stati incapaci di stanziare i fondi necessari; i cittadini, infine, scaricano sui politici e sui burocrati, come se essi non avessero alcuna responsabilità. Si comportano tutti, insomma, come mi comportavo da bambino: pregano come m'insegnò mia Nonna. In più recitano questa nuova litania dello scaricabarile, che non c'era nel libro di preghiere di mia Nonna né nella coscienza di mio Nonno e di mio Padre.

Le foto di Saro Di Paola e il suo intervento sulla frana della Giudecca sono un esempio lampante di quel che non s'è fatto da parte di tutti: http://www.qualecefalu.it/node/16738.

Qualcuno dei lettori mi chiederà che soluzione propongo. A chi mi fa questa domanda, rispondo soltanto che io seguo l'esempio dei miei avi, perché nessuno può proporre soluzioni, che obblighino gli altri ad accettarle. Posso soltanto dare un consiglio: seguite anche voi l'esempio e l'esperienza dei vostri avi e siate degni di essi, assumendovi le vostre responsabilità, compresa quella di avere affidato il vostro Paese alle persone sbagliate, a quegli irresponsabili delle litanie dello scaricabarile.

Commenti

DOPO essersi assunti la responsabilità delle scelte dei rappresentanti sbagliati,sentite le loro LITANIE  dello scaricabarile si può emendarsi e CAMBIARE CERCANDO DI SCEGLIERE LE PERSONE GIUSTE!!!