"Un Uomo"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

12 Maggio 2015, 16:08 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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"UN UOMO"  

(Giuseppe Giardina)

 

Fugit inreparabile tempus!

Sembra ieri, ma son già trascorsi ben cinquant'anni dalla scomparsa del compianto Dr. Peppino Giardina (24/04/1899 - 06/05/1965), a Cui noi tutti suoi conterranei cefaludesi (Nico Marino propendeva per il termine "cefalutani"), credo, dobbiamo qualcosa.

Tentare di tratteggiare la figura di un uomo che diede una incisiva impronta di sé ad una città in un difficile momento storico, politico, sociale ed economico (ricordiamoci che Giardina divenne sindaco di Cefalù il 17 Marzo del 1946, poco prima che in Italia, cioè, uscita dal ventennio fascista e dalla caduta della monarchia, venisse proclamata la repubblica - 18 Giugno del '46) è impresa tutt'altro che agevole; ad essa dovrebbe attendere un ben più preparato conoscitore degli accadimenti ai quali si andò incontro in quel tormentato periodo in cui le vicende nazionali ed internazionali subivano dei continui rivolgimenti, prodromi di importanti costruttive evoluzioni.

Alto di statura, longilineo, dal sorriso bonario, accattivante, dal carattere cordiale, per natura flemmatico, sempre disponibile, d'indole affettuosamente sincera, dal tono della voce flebile, quasi in falsetto, padre di famiglia lodevole e cittadino inappuntabile, nell'arco dei suoi sessantasei anni di vita ebbe modo di esprimere appieno, in pubblico ed in privato, sia col proprio comportamento integerrimo e con le opere dispiegate a beneficio della sua amata città che con l'impegno profuso nell'esplicazione della sua professione di medico chirurgo, la sua fattiva ed apprezzata etica.

Personaggio di spicco, eminentemente onesto, laureatosi in medicina col massimo dei voti nel 1924 all'Università di Palermo, iniziò la sua luminosa carriera in quel di Milano; successivamente la continuò nel suo paese natìo presso il locale ospedale civico "G. Giglio",  dove, nel 1944, divenne primario di chirurgìa; carica che, con la sua adamantina "coscienza e scienza", mantenne per ben quattro lustri.

Sin da giovane versato nella dimensione politica (fu democristiano della più bell'acqua) resse le sorti della città come sindaco dal 1946 al 1962 e, dopo due anni di vacatio (parte del '62 e del '63), nel quale periodo si alternarono come Commissari Prefettizi Giannuoli Giovanni e Rosario Ilardo, riprese il suo posto direttivo sino al '65, anno, quest'ultimo, in cui non resse più all'inesorabile male che da qualche tempo minava la sua vigorosa tempra e prematuramente scomparve (06/05/1965).

Il ricorso a Roma presso l'ospedale "Qui si sana", sotto le premurose cure prodigategli dall'illustre clinico torinese Prof. Dogliotti, non gli valse, purtroppo, la salute.

Fece parte di una nutrita schiera di validissimi altri personaggi, colleghi, parenti e amici, al par di lui animati e uniti dal senso di lealtà ed onestà che oggi non è facile trovare e con i quali connotò quel periodo cefaludese (o "cefalutano", termine, ripeto, che avrebbe preferito il Marino).

Come non ricordare, infatti, il Dr. Pietro Runfola, il Dr. Pietro Serio, il Dr. Antonino Maggiore, il Dr. Raffaele D'Anna, il Dr. Giovanni Marino, il Notaio Ignazio Cassata, l'Avv. Giuseppe Ferrara e, ancora, i compagni correligionàri più giovani, Dr. Rosario Ilardo, Enzo Pedi, Dr. Prospero Giardina, Saverio Portera, Guido Zito e quant'altri, i quali, non lesinando il proprio apporto, validamente lo seguirono e lo collaborarono nell'ottica sociale da lui delineata?

Uomo semplice, gioviale nei modi ed incline all'umorismo, era solito, quando gli impegni lo permettevano e si verificavano gli incontri, riunirsi in un possedimento del preclaro Arcivescovo Mons. Giuseppe Misuraca sito nella contrada Colombo di questo centro per trascorrere delle ore serene dialogando, giocando a carte od a bocce con lo stesso alto prelato e con gli amici Sen. Lorenzo Spallino e Dr. Antonino Maggiore.

Fu chirurgo insigne e sempre partecipe alle esigenze dell'interlocutore del momento, sia stato esso paziente, amico, familiare o estraneo.

Si prodigò in opere di bene (si racconta che all'indigente che accedeva al suo studio per consultarlo Egli elargisse anche il denaro necessario all'acquisto delle specialità medicinali prescrittegli) e fu Lui, grazie all'aiuto di Togliatti e del direttivo politico comunista di Cefalù allora guidato da Stefano Provenza, a far tornare dalla Siberia, dov'era tenuto prigioniero, l'Ing. Alexander Milman.

Quando il Nostro prese in mano il gravoso impegno della direzione della cosa pubblica in Cefalù la situazione sociale contemporanea, a seguito dei noti importanti avvenimenti politici, versava ancora in uno stato di consistente disagio. Il momento era critico e difficile per l'intera nazione che si trovava in periodo di assestamento dopo le gravi lacerazioni dovute alle contigue vicende interne ed internazionali. L'emigrazione continuava imperterrita a spopolare le campagne, togliendo braccia anche al lavoro della pesca e dell'artigianato, settori su cui esclusivamente si poggiava la sussistenza del nostro paese.

Ci si trovava, appunto nel 1946.

Il millenovecentoquarantesei! Crogiuolo di sperate rinascite! Auspicato sanatorio di nazionali piaghe fisiche e morali. Anno emblematico, fatidico, lungimirante, fertile campo epocale di futuri proficui conseguimenti i cui germogli avrebbero dato all'Italia l'assetto definitivo dopo il periodo postbellico e la improrogabile ricostruzione!

Finiva un'epoca e ne cominciava un'altra, riconfermando il cliché ineludibile della metamorfosi (mi ritorna in mente sempre Eraclito: "tutto scorre")!

Invero, allora, in un continuo nebuloso divenire, prodromo di imminenti fantasmagoriche catarsi e mutamenti politici e sociali, i fatti, incessantemente, si succedevano agli accadimenti, le dichiarazioni programmatiche, alle improvvise decisioni; e, quest'ultime, alle problematiche attuazioni.

In tale incerto clima Churchill, per la prima volta, parlava all'estero della"cortina di ferro"; veniva promulgato lo Statuto autonomo della Sicilia; Re Umberto partiva per l'esilio in Portogallo; si proclamava, come accennato, la Repubblica Italiana; aveva luogo la seduta inaugurale dell'Assemblea Costituente; Enrico De Nicola era eletto presidente provvisorio del novello Stato; a Parigi prendeva piede una tavola rotonda per la pace; a Gerusalemme terroristi sionisti facevano saltare in aria  il quartier generale inglese; il tribunale di Norimberga pronunciava 20 condanne a morte contro i gerarchi nazisti; si concludeva la conferenza di Parigi con l'elaborazione di un progetto di trattato di non belligeranza tra le nazioni alleate della Germania; in Francia si costituiva un governo socialista presieduto da Léon Blum; in Italia nasceva il MSI fondato da Almirante e da Romualdi.

Questi, fra gli avvenimenti più significativi.

Insomma, l'ambiente internazionale non era affatto tranquillo;  e l'Italia intera, che si rimboccava le maniche per far risorgere il paese dalle fumanti rovine della guerra, ancora sconvolta dagli avvicendamenti politici, non lo era da meno.

Nel buio cosmico di una temuta situazione improbabile ed inappagante, al momento ipotetica quant'altre mai, la cultura, mirifico balsamo di ogni consumata tragedia, malgrado tutto cercava di stabilire un suo rinnovamento non mancando di produrre i suoi frutti, alimentati da un sofferto realismo che era a portata di mano e tentando di proporre argomenti di acclarata riflessione.  

Nel campo cinematografico italiano, ad esempio, quasi a connotare la luce di speranza che filtrava dalle nere maglie del generale turbamento, apparvero film dello spessore di "Sciuscià", "Paisà", "Mio figlio professore", "Miracolo a Milano" "Umberto D.", "Roma città aperta" e quant'altri.

In questo particolare contesto storico e nell'altalena delle fasi politiche che rendevano instabile ogni iniziativa, Giardina si sedeva sulla scomoda poltrona della direzione del Comune di Cefalù, rivestendo la duplice veste di Primo Cittadino e di Direttore del locale nosocomio.

Certo, la perfezione non alligna, precipua, nell'essere umano, che, in quanto tale, data la sua imprescindibile precarietà, non è scevro da possibili insufficienze; tuttavia lo "zio Peppino" (sua madre e mio nonno erano cugini) indubbiamente si distinse per la sua volontà indefessa nel prediligere il bene, per la sua dedizione al lavoro, per la sua bontà verso i più umili, per la sua tenacia nel perseguire scopi benefici utili a tutta la cittadinanza in particolare ed al prossimo in generale, per la sua intransigenza nel condannare il vizio; qualità inconfutabili connaturate al personaggio, per le quali oggi ne commemoriamo l'affettuoso ricordo.

Solo la memoria salva la monade dall'oscuro aberrato ed aberrante abisso del più completo oblio.

Durante la sua lunga e proficua sindacatura non possiamo non ricordare (siamo negli anni '50 ed oltre) che, alla presenza dell'On. le Restivo, allora presidente della regione Sicilia, fu messa la prima pietra per la costruzione del porto; così come presero avvìo le realizzazioni del lungomare (che oggi porta il suo nome) e dell'Istituto Artigianelli; non meno degna di nota l'acquisizione del terreno in contrada S. Barbara per la creazione di uno stadio comunale; per la quale opera Giardina si produsse in prima persona, arrivando financo, nelle more di un'assegnazione economica ufficiale, a firmare delle cambiali  per un'ingente somma  per consentire  l'inizio dei lavori.

Nello stesso periodo si concluse anche il contratto con l'allora Village Magique che diede l'imput alla città per il suo susseguente sviluppo turistico;  tanto che oggi è notizia che il Ministero dei beni e delle attività culturali abbia ricevuto dall'Icomos (organismo internazionale consultivo di riferimento per il patrimonio culturale) parere positivo per la candidatura all'Unesco del progetto "Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale".

Il Nostro fu anche autore del trasferimento della Casa Comunale dai locali che oggi sono occupati dalla Corte delle Stelle all'attuale sede in Piazza Duomo; e del Liceo-Ginnasio Mandralisca, dalla sede allora ubicata nell'omonima strada in quella definitiva di via Pintorno. Supervisionò la cessione ai monaci del convento di S. Antonino (oggi S. Francesco) con la realizzazione delle scuole elementari nel sito dove i monaci precedentemente operavano.

Giuseppe La Calce De Franchis, nel suo noto e pregevole libro "Sotto la Rocca" dato alle stampe nel 1966, così lo definisce: "...uomo di specchiatissima onestà, di profonda fede cattolica, stimato chirurgo, apprezzato direttore del locale "Ospedale Giuseppe Giglio", sindaco per oltre 18 anni consecutivi della nostra città alla quale diede molto risolvendo problemi, che, negli anni quaranta e cinquanta erano certamente complessi e difficili. Scomparve, da tanti sinceramente compianto, nel 1965..."

Dopo la prematura dipartita del Dr. Giuseppe Giardina e sulla sua scia, nell'immediatezza, con similare impegno e dedizione si distinsero nell'amministrazione della città: il Dr. Prospero Giardina (dal '65 al '67), Saverio Portera (nel '68 e poi nel '72) e il Dr. Rosario Ilardo (dal '70 - al '72) che era stato anche Commissario Prefettizio nel 1963.

Oggi, nella cinquantenaria ricorrenza da quel lontano 1965, il Comune di Cefalù ha voluto intitolare ufficialmente il lungomare della città al nome del compianto emerito concittadino con l'apposizione di una targa commemorativa.

Si era spontaneamente offerta di donarla, sostenendone interamente il costo, la Sig.ra Agata Cannizzaro, vedova del fu Enzo Pedi, insostituibile amico e collaboratore personale del defunto. Tuttavia la Giunta Comunale ha ritenuto opportuno di non privarsi del diritto di sopperire all'ònere di tale spesa per doveroso estremo omaggio all'uomo, al politico, al clinico, al cittadino, al padre di famiglia Dr. Giuseppe Giardina, di chiarissima e imperitura fama.

La cerimonia commemorativa ha avuto luogo alle ore 17 sul lungomare di Cefalù, presenti l'attuale Sindaco dell'urbe, Rosario Lapunzina, che, a seguito dell'inno nazionale suonato dalla banda, ha scoperto la lapide intitolatrice, il Vicesindaco Dr. Salvatore Curcio, il Presidente del Consiglio Tony Franco, l'Assessore Genovese, autorità civili, militari e pubblico e, non ultima, la stessa Sig.ra Cannizzaro, che, definirei, madrina dell'evento.

Il consesso, disponendosi in corteo, si è trasferito poi alla sede storica del vecchio ospedale G.Giglio, teatro della professionalità del Dr. Giardina, nel qual luogo è stato ribadito l'omaggio al commemorato con l'offerta di una corona di fiori deposta alla base del suo mezzobusto marmoreo ivi esistente; successivamente ha raggiunto il palazzo di città nella cui Sala Consiliare  hanno preso la parola per ricordare l'estinto: lo stesso Primo Cittadino Lapunzina (che dopo la sua prolusione iniziale ha comunicato quanto scritto da Elena Giardina, nipote del dottore, impossibilitata a venire da Milano dove risiede), il Prof. Tony Franco (che ha dato lettura di due significative missive degli anni '20 del secolo scorso, una inviata dalla madre dello scomparso (Maria Maggiore) allo Stesso ed una seconda di quest'Ultimo alla propria moglie Malvina, dalle quali si evince il solido afflato che intercorreva nella famiglia), l'Assessore Vincenzo Garbo (che, a sua volta, ha letto un encomio che la Giunta Comunale dell'epoca aveva  tributato all'illustre scomparso) e il Dr. Rosario Ilardo, a suo tempo anche lui investito della medesima carica direttiva, nonché, come già affermato, attivo collaboratore e personale amico dell'onorato defunto.

Il Dr. Rosario Ilardo con grande cognizione di causa ha tenuto una lodevolissima esauriente conferenza sul personaggio commemorato, ricordandone con estrema lucidità le fasi più salienti del suo proficuo ed indimenticabile ministero.

Ha concluso la serata la proiezione di un coinvolgente video presentato dall'apprezzato restauratore Sandro Varzi, girato durante i funerali dell'illustre estinto dal fotografo Paolo Brunetti  facente parte del premiato studio fotografico Varzi.

Tengo a ringraziare personalmente i prefati Sigg. Dr. Rosario Ilardo e Guido Zito, alle quali documentate fonti, data la loro diretta conoscenza dei fatti, ho anche attinto parte dell'aneddotica per la redazione di questa memoria.

("...a egregie cose il forte animo accendono l'urne dei forti..." (Foscolo: "I sepolcri")

 

Cefalù, 10 Maggio 2015.                                                                                                                                                   Giuseppe Maggiore

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Commenti

Credimi, dopo l'abbuffata di chiacchiere di questi giorni, questo tuo intervento ci voleva proprio, per mettere i cosiddetti puntini sulle "i" e per onorare anche con il cuore, oltre che con la mente, un grande Figlio di questa Terra.