"Curiosità vespertine"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

17 Dicembre 2015, 15:35 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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"Curiosità vespertine"

(dissertazione pro domo mea)

 

Prima che finisca l'anno, per puro spirito patriottico vorrei togliermi un dubbio amletico che, quando ci penso, non mi dà requie e mi tartassa.

Desidererei che qualcuno cortesemente mi spiegasse, una volta per tutte, facendone l'analisi logica ed interpretando il testo in stretto senso letterale, la seconda strofa del lessico del tanto apprezzato Inno del mazziniano Mameli, che a me, che non sono per niente una cima ma che gravito nella (ahimé!) sempre più diffusa sfera della mediocrità, è sempre sembrata contenere un coacervo di singole parole non coordinate da un senso logico.

Sarebbe per me un bel regalo di Natale.

Mi spiego meglio.

Stesura autografa de “Il Canto degli Italiani” di Goffedro Mameli

 

La detta seconda strofa recita testualmente:

"...dov'é la vittoria? / le porga la chioma / ch'é schiava di Roma / Iddio la creò!..."

Non capisco: di quale "vittoria" si parla? Forse della vittoria in generale o di una ben definita?

E poi, "le porga la chioma; cioè, alla "vittoria" qualcuno deve porgere la "chioma". Ma chi e perché?!

Chi è il soggetto? Chi deve porgere la "chioma" e cosa rappresenta questa "chioma"? Un nugolo di capelli vistosi e fluenti? La criniera del cavallo? La giubba del leone? L'atmosfera gassosa della testa di una cometa? (voc.: Devoto & Oli).

E, continuando: "...che è schiava di Roma...", cioè, questa "chioma" è schiava di Roma (?). Schiava? Come mai? In che senso?

E, infine, l'asserzione terminale, convinta, decisa, imperiosa: "...Iddio la creò...".

Cioè, ancora: Iddio creò la chioma!

Lo sappiamo benissimo: dal momento che è stato creato l'infinito universo, sarà stata creata anche la chioma, no? ...Che labirinto!

Cosa adombra, insomma, tutto questo gazzabuglio di parole, per me slegate e senza costrutto, così come mi appaiono nel loro più specifico senso letterale? Qual'é il significato recondito (perché l'Autore, un significato l'avrà pur ben dato alla frase!) mimetizzato fra le righe?

Ma qui entriamo nel fraseologico; ed il fraseologico non può librarsi in un iperuranio di involuti concetti staccandosi completamente, e senza tenerne conto, dal significato intrinseco delle parole.

Si soccorra la mia casta ignoranza!

Ringrazio anticipatamente il cortese volenteroso versato alle lettere che possa col suo acume e con scienza e coscienza, dirimere questa mia insorta perplessità, vitalizzando i miei precari lumi e fortificando il mio incerto sapere; sperando che la emblematica quartina, così com'é porta dal lessico, non somatizzi anche lui.

Della quale cosa non mi  consolerei mai!

Grazie ancora con tutto rispetto e Buon Natale.

Cefalù, 17 Dicembre 2015.

Commenti

Caro Pippo,

intanto, se un uomo intelligente si riconosce dalle domande che fa più che dalle risposte che dà, tu non sei certamente uno che “gravita nella (ahimè!) sempre più diffusa sfera della mediocrità”. Ancor più, se le domande nascono dal sano desiderio di conoscere e di capire.

Detto questo, passiamo alla seconda strofa dell'Inno.

Credo che la “vittoria” alla quale si riferisce Mameli, sia quella che farà dell'Italia una nazione unita e libera.

L'Italia, poi, considerata come una Donna, ha una chioma e la porge, come era uso nell'antichità in segno di sottomissione alla stessa vittoria, che la riporterà schiava di Roma, perché Roma ha esercitato per sette secoli il suo imperium su di essa e su gran parte del Mondo allora noto. Così, secondo il giovane Mameli, volle Dio stesso.

Fatta questa premessa, non mi sembra che i versi della strofa non siano correttamente legati sotto il profilo logico e anche grammaticale.

Permettimi di dirti che mi sono prestato con piacere alla tua recita della finta ignoranza, perché la mia risposta potrebbe servire a qualcuno, che ignorante lo è davvero e che tu hai svegliato dal suo letargo.

Un caro saluto e tantissimi auguri per le prossime Feste natalizie.

Ringrazio Angelo, al quale ricambio saluti ed auguri. Lo ringrazio, soprattutto, al di là della calzante spiegazione  fornitami, per il buon concetto che mostra di avere di me, malgrado il mio sempre ironico fraseggiare. La sua interpretazione libera, fraseologica, culturalmente profonda, mi trova senz'altro d'accordo nel merito e nel senso tematico della lirica. Il fatto si è, però, che io chiedevo una analisi strettamente letterale del testo (una analisi focalizzata alle espressioni redatte ed alla loro logica predisposta connessione), che, così com'é concepito, per quanto armonicamente gradevole, pur tuttavia, a primo acchito,  pare prestarsi ad una evidente fisiologica slegatura. In sostanza il lessico presuppone un nutrito entroterra conoscitivo, un calarsi nel clima sentimentale ed eroico del tempo, una valutazione anche politica delle idee e dei programmi risorgimentali, elementi basilari, questi, necessari ad una obiettiva valutazione, che, sicuramente, in massima parte sfuggono all'osservazione comune del cosiddetto "uomo qualunque".

Ancora grazie, comunque, per aver risposto all'appello. E' stato, in ogni caso, un piacevole motivo d'incontro.