LA STRAGE NELLA VALLE DEL CARBONE

Ritratto di Saro Di Paola

7 Gennaio 2016, 14:42 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Nella valle del Carbone procedono i lavori di preparazione dell’area di impianto di uno dei cantieri per il raddoppio della tratta ferroviaria Ogliastrillo-Castelbuono.

     

Più precisamente dell’area compresa tra la galleria a doppia canna, cosiddetta Cefalù, e la galleria ad una sola canna, cosiddetta Sant’Ambrogio, nella quale ricadrà l’unico tratto non in galleria della linea, lungo meno di 300 metri.

     

Nell’area è stata consumata la strage degli ulivi.
Sono stati tagliati, tutti, alla testa del ceppo.

     

Nei prossimi giorni, come già avvenuto per alcuni degli ulivi, i ceppi saranno, prima, estirpati,

     

     

e, poi, frantumati e fatti a pezzi per diventare legna da ardere.

     

          

Di fronte a tale strage alcune domande sono d’obbligo:
perché gli ulivi del Carbone non sono stati espiantati ed invasati, in attesa di essere rimessi a dimora per mitigare, a lavori ultimati, il danno ambientale nelle aree di cantiere?
Perché gli ulivi del Carbone non sono stati trattati come quelli che ricadevano nelle aree interessate dai cantieri del raddoppio nella tratta Fiume Torto-Ogliastrillo?

     

     

L’amministrazione comunale è a conoscenza della strage che si è consumata nella valle del Carbone?

La Soprintendenza ai Beni Ambientali ha autorizzato la strage degli ulivi in dispregio alla Legge del 27 luglio 1945?
 

Saro Di Paola, 7 gennaio 2016

Commenti

Caro Saro, a contare i cerchi concentrici di alcuni ceppi da te fotografati si deduce che l'età di alcune piante superava i tre secoli, forse persino quattro. Non capisco come si sia permesso che essi fossero abbattuti per fare posto a una linea ferroviaria che mai potrà raggiungere la loro età e per di più con una amministrazione, che ha fatto della cura dell'ambiente uno dei suoi cavalli di battaglia, spesso cavalcati da amazzoni interessate alle piante in vaso.

Quel che mi rende più dolorosa la vista di questo misfatto è la consapevolezza che mai più rivedrò quegli ulivi né godrò della loro ombra. Ad Atene è ancora in vita l'ulivo millenario sotto la cui ombra sedettero Socrate e Platone; a Cefalù, scomparsi non soltanto gli estimatori di costoro, ma persino i loro lettori, era forse giusto che morissero gli alberi come quello che essi amarono.

Se c'è un dio, che stramaledica tutti i responsabili!