Un meteorite su Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

15 Agosto 2012, 08:45 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Per fortuna è il tempo della canicola e i ribollenti cervelli rendono troppo intorpiditi i neuroni e rigonfie le sinapsi, perché ci si possa rendere conto di quel che accade e quali pericoli ne possano derivare per il nostro futuro.

Le sole cose che obbligano i neuroni a strisciare stanchi e pigri, sono piccoli fatterelli di cronaca, che vengono considerati degni di riflessioni e che assumono il carattere delle riflessioni sui massimi sistemi. Anzi, si finisce per considerare superati non soltanto il sistema tolemaico, ma anche quello copernicano e le aggiunte di Keplero e Galileo. Ci si convince con sicumera che non è più la Terra a girare attorno al Sole né il Sole attorno alla Terra, perché ormai è diffusa la teoria che sia esso a girare, ma attorno a Cefalù. Cefalù, quindi, non centro del Mondo, ma dell'Universo. E poco importa che qualche scienziato abbia detto, e che qualcun altro ripeta, che l'Universo non ha un centro. Cefalù è tale, punto e basta.

Nulla di strano, quindi, che Cefalù non si confronti, ma guardi solo a se stessa. Nulla di strano che i problemi veri siano le piccole pietre su cui inciampano e non un qualche grosso meteorite che sta per distruggere il mondo attorno a loro. Leviamo le piccole pietre, pensano, e la Città e il mondo intero saranno migliori. Mandiamo via i turisti incivili e riserviamo soltanto a noi il diritto di esserlo; stabiliamo regole su regole, ma per gli altri, perché noi siamo legis soluti; piantiamo fiori, ma circondiamo la Città di rifiuti maleodoranti; ascoltiamo con empatia chi si lamenta dei soprusi, che a decine subisce in un solo giorno a Cefalù, e diamogli quanta più visibilità di fronte all'opinione pubblica, tanto non siamo noi i colpevoli, ma siamo anzi le vittime; non ascoltiamo chi vive nella nostra Città, ma ascoltiamo chiunque la guarda da fuori e magari la fotografa non conoscendola né nello spirito né fisicamente, perché le sue parole sono veicolo per pubblicizzarla come un biscotto da vendere; restiamo chiusi nel nostro fantasioso centro dell'Universo, ma guardiamo a questo dal buco del nostro ombelico, per giudicare con la fame animalesca del nostro stomaco e non con la fame della mente. Insomma, non viviamo, ma vegetiamo.

Se vegetiamo e non viviamo, non dobbiamo sobbarcarci la fatica di pensare, progettare, avere una chiara visione delle nostre mete. Non importa una strategia per disegnare il nostro futuro, perché non serve una strategia d'azione e di pensiero a chi sta fermo, piantato come un albero: se qualcuno nutre le nostre radici e le disseta, cresceremo verdi e imponenti; ma se tutta l'acqua e tutte le sostanze si esauriranno, non ci resterà che rinsecchirci e morire. E che oggi il nutrimento per le nostre radici si sia quasi esaurito è di un'evidenza disarmante. Il Comune ha soltanto debiti e il nostro territorio qualcuno lo ha imbruttito e reso meno appetibile, tempestato com'è di brutture edilizie; il mare, questa straordinaria ricchezza, è ormai inquinato e sovraffollato; quasi nulle le possibilità di passeggiate; un ospedale ormai avviato alla scomparsa; le scuole incapaci a preparare gli uomini di domani: insomma, un meteorite ci minaccia e noi ci preoccupiamo delle inezie!

Non ci aiutano le Istituzioni, le sante Istituzioni, occupati come sono, gli uomini che le rappresentano, all'esercizio della demagogia e alla conservazione del potere, costi quel che costi. Questi uomini spiccano per la loro mente chiusa e non s'avvedono che fra non molto rappresenteranno il nulla ed eserciteranno il loro misero potere su un deserto di alberi morti. Intanto l'attenzione alle minuzie e un impegno straordinario a regalarci fiori, divertimenti e fumo per gli occhi, come se volessero ripetere l'esperienza di Pompei, quando il Vesuvio ne seppellì gli abitanti, impegnati nelle loro gozzoviglie, forse anche con pasta a taianu.

Non ci aiutano e ci vogliono ignoranti. Ignoranti delle cause e delle responsabilità umane dell'attuale situazione. Si dice soltanto che non ci sono soldi, ma debiti, e si continua a nascondere a noi perché non ce ne sono. Non ci indicano quali ottusi uomini del passato sono i responsabili di questo dissesto e loro, tutto sommato, non ci danno ancora prova di essere diversi.

Ma ci vogliono ignoranti anche del dissesto di un ospedale, nella cui Fondazione proprietaria anche il nostro Comune è rappresentato, perché comproprietario. Qual è, infatti, l'unico scopo che può essere raggiunto con l'assordante silenzio sull'argomento da parte dell'Amministrazione, se non quello di non farci sapere e lasciarci sudditi e non cittadini, vegetali e non esseri viventi?

Comunque, sembra che a noi stia bene, purché ci diano come capri espiatori gli extra comunitari e i turisti incivili e come consolazione la pasta a taianu e i balconi fioriti.

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