Le mie scuse, senatrice Vicari

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Febbraio 2016, 14:58 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Diceva Indro Montanelli che “La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.”. Sicuramente siamo in presenza di un'affermazione pungente e mordace, come lo erano le frasi lapidarie di Montanelli, ma ciò non le toglie la sua profonda verità.

È una verità così vera che, da quando fu pronunciata, la società e la politica ne hanno dato prova frequentemente, troppo frequentemente e a tutti i livelli. Ed è ben strano che queste prove siano state date, nonostante l'Italia sia un Paese democratico; ancora più strano è il fatto che esse si ripetano ancora più frequentemente che in passato, da quando governa un partito “democratico”. In tutto ciò vi è qualcosa di paradossale: è come se i “servi” applaudissero a ogni affermazione del “padrone”, ancor quando esse non sono condivisibili, perché palesemente offensive dell'avversario e della stessa verità.

Ma quand'anche fossero vere, non credo che esse siano da considerare argomentazioni logiche, ma soltanto offese gratuite per il modo in cui sono espresse e sulle quali bisognerebbe stendere un velo pietoso e far di tutto per farle dimenticare.

Pochi giorni fa ho commesso una ignominia, intervistando la senatrice Simona Vicari. Un'ignominia perché, dopo essere stata indicata per quasi quindici anni come la vera e sola responsabile dei guai odierni di Cefalù, non ha più diritto a parola e se parla è giusto offenderla. Si dà il caso che la verità può essere pronunciata anche dalla bocca di un mentitore o di un essere spregevole, soprattutto quando le sue parole non riguardano il suo passato politico – dove sarebbe comprensibile il sospetto che menta – ma il presente e la sua valutazione della situazione attuale non soltanto di Cefalù, ma della Sicilia intera.

Le sue parole, quindi, dovevano essere giudicate in relazione a fatti presenti e non alla luce del suo passato, tra l'altro nella interpretazione di coloro che l'hanno eletta a capro espiatorio. Personalmente ho ritenuto doveroso da parte mia inviarle un messaggio, per scusarmi di averla esposta, con l'intervista, alle chiacchiere di alcuni suoi avversari politici. E in questa sede le chiedo scusa anche pubblicamente.

Non posso, e in ogni caso non voglio, difendere Simona Vicari, che io in altre occasioni ho criticato anche aspramente. Quando l'ho fatto, però, non mi sono preoccupato dei suoi errori passati, ma di quelli che presentemente stava commettendo. Come diceva il Poeta, vergin di servo encomio e di codardo oltraggio ho voluto dare a lei la parola, nella speranza che anche chi in questo momento regge l'amministrazione di Cefalù potesse trarne consiglio. Ho sbagliato e di questo errore faccio ammenda!

Commenti

Scuse dovute, da parte di chi ha voluto alimentare una campagna d'odio costruita attraverso oltre 900 post, ricercando ed ottenendo il sicuro apporto del Sottosegretario Vicari.

Che quando, uscendo dal ruolo istituzionale ricoperto in un Governo di coalizione col PD, dice di una Città “spenta e rassegnata”,  mentre  vanta la “sua gestione”, e ricorda “un’estate cefaludese che faceva invidia a centri più grandi ed organizzati per flusso di turisti e ricavi economici”, altro non fa che parlare del “proprio passato politico” in ordine al quale , per citare le odierne parole dell'intervistatore, pare “comprensibile il sospetto che menta”. 

I Cefaludesi anzi i "Cifalutani" hanno ben capito chi mente da anni, capisco chi cerca in tutti i modi di denigrare gli altri!!! Altro non è che un modo per "difendersi, per cercare di fare capire che al di là (a propsito si scrive cosi?) di tantissime brutte figure ci sono sempre gli "altri".

"Padre perdona loro non sannò ciò che dicono" cosi avrebbe detto mio nonno "Cifalutanu" e non "Iangitanu".

Ricevo il seguente messaggio dalla senatrice Simona Vicari, che contiene un commento al solo mio intervento e non ad altri commenti, che altri hanno posto. Mi ha autorizzato a pubblicarne il testo a suo nome. Eccolo:

"Caro Direttore, non si scusi. Dante diceva non ragioniam di loro, ma guarda e passa e io le rivolgo lo stesso invito. Non si curi troppo di reazioni scomposte, continui piuttosto nel suo lavoro di informazione a servizio della Comunità cefaludese.

Mi sa che siamo solo alla prefazione di una stagione, che, con l'approssimarsi delle elezioni, vedrà volare stracci e scorrere veleni a fiumi..."

E che volino pure! sarà il primo segno della rinascita dei cefaludesi che mai si sono arresi al pensiero unico e sovrimposto e che, soprattutto, non si sono mai lasciati infeudare, nemmeno dai Ventimiglia ...