Effemeride

Ritratto di Giuseppe Maggiore

4 Aprile 2016, 21:54 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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EFFEMERIDE

 

Breve nota di cronaca della quale voglio eleggere ad emblema, ripetendola, quella frase di Seneca che ebbi ad usare nel frontespizio della mia precedente disamina dal titolo "Spirito, Materia e Fede", riferentesi alla medesima pluripremiata poetessa Liliana Mamo Ranzino, pubblicata su questo stesso pregevole telematico foglio in data 19/04/2015 e tutt'ora in linea, ove la si voglia ricercare, nel settore "archivio autori" che mi concerne.

La frase, che qui riconfermo e ribadisco in quanto da me ritenuta appropriatissima trattando della stessa Autrice, è la seguente: "Deus quos probat, quos amat indurat" (Dio rende forti attraverso la prova coloro che ama e stima).

Il giorno 2 scorso, nella Sala delle Capriate di questo Comune, si è svolto un meeting per la presentazione al pubblico dei due più recenti testi recanti i titoli "Albe e tramonti splendenti" (2014) e "I miei Ricordi" (2015) della nostra predetta stimata Autrice, donna di grande spessore umano, morale e poetico, pervenuta all'arte, oltre che per naturale inclinazione, per i risvolti delle tragiche e risapute vicissitudini familiari occorsile.

Fotografie di Manuel Piscitello

Presenti:

- Melina Greco, Presidente della locale sezione di SiciliAntica, che, oltre ad avere organizzata nei suoi minimi dettagli tutta quanta la messinscena del convegno di che trattasi, in maniera aggraziata, spigliata e fortemente comunicativa ha aperto i lavori presentando, poi, via via, i vari relatori che si sono avvicendati al microfono brillantemente disquisendo sui testi in esame e sulla particolare psicologìa dell'Autrice;

- Vincenzo Garbo, nella duplice veste di alter ego del Sindaco della città di Cefalù, Rosario Lapunzina, assente per inderogabili impegni inerenti alla sua alta carica precedentemente contratti e nella qualità di Assessore alla Cultura del medesimo Ente Locale, il quale, dopo aver portato il saluto e l'apprezzamento del Primo Cittadino ed aver espresso il proprio personale compiacimento per l'iniziativa in atto, ha sottolineato la grande importanza che il ramo artistico riveste nella nostra città, proponendosi, la cultura, quale validissimo veicolo di risonanza internazionale, utilissimo, fra le altre cose, ad incrementare turismo e conoscenza;

- Antonio Franco, Presidente del Consiglio del nostro Comune, nonché sociologo, storico e scrittore di vaglia, che, all'impegno politico esplicato con estreme passione e correttezza accomuna quello letterario; congeniale tendenza, quest'ultimo, alla professione dallo Stesso esercitata. Egli, tracciando un oculato excursus esistenziale della poetessa Mamo non ha mancato di sottolinearne il profilo etico, lirico ed umano, riscuotendo il massimo interesse da parte dell'assembrato attento uditorio;

- Elmo Napoli, Presidente della sezione Auser della nostra città, che con eleganza affabulatoria, fra l'altro, ha argutamente rilevato, desumendola dal candore delle stesse liriche proposte, l'elegiaca giovinezza mentale dell'Autrice ben inserita nel panorama artistico del circostante comprensorio: ha convintamente asserito, inoltre, che la forza produttiva della Mamo, incessante e coinvolgente, la fà apparire più giovane di cinquant'anni;   

- Alfonso Lo Cascio, Presidente Regionale del sodalizio SiciliAntica sopra menzionato, pervenuto in sala nella seconda parte dello svolgimento della tavola rotonda per aver presenziato altrove ad altra cerimonia, ha centrato il clou del suo intervento intrattenendo gli astanti sul tema della profonda fede cristiana che lo affratella all'Autrice, fede che lenisce al meglio ogni umana angoscia;

- e la immancabile (onnipresente, a buon diritto, in tutti gli avvenimenti culturali) Antoniella Marinaro, pure Assessore al nostro Comune nonché professionista di rinomata valenza adusa ad inoltrarsi a braccio, spartanamente, in argomenti di diversa natura confezionando elòqui incisivi e di estrema efficacia, che, col suo inimitabile modo di fare e di proporsi, rappresenta  un elemento di inevitabile richiamo dottrinale nel nostro paese.

Hanno, in maniera estremamente esaustiva, presentato i libri:

- Teresa Triscari, Consulente Culturale degli Affari Esteri, il cui forbito periodare infarcito di svariati pertinenti riferimenti a collaterali autori, filosofi e filologi, nazionali ed esteri, ancora una volta ha riconfermata la sua capillare conoscenza delle attuali più accreditate correnti di pensiero letterarie nel settore internazionale;

 - Nella Viglianti, Preside del Liceo Classico G. Ugdulena di Termini Imerese, la quale, esprimendosi in modo impeccabile ed osservando tono e pause da consumata dicitrice, ha proposto una sua perspicace approfondita analisi del personaggio Mamo e delle sue opere, evidenziandone etica e pulsioni, con particolare riferimento ai due più recenti testi oggetto della serata.

Basterebbe soltanto considerare la portata di tutte queste illustri e dotte presenze, convenute per l'occasione, ad acclarare la valenza dell'artista di cui in narrativa.

Alcune delle poesie contenute nelle predette due sillogi sono state lette con particolare partecipazione dalla stessa Melina Greco e da Enzo Giannone, personaggio di spicco, quest'ultimo, nelle filodrammatiche locali, la cui voce dal timbro squisitamente baritonale connota nel personaggio la specifica attitudine a calcare le tavole delle più prestigiose ribalte.

     

L'incontro è stato allietato, inoltre, da melodici intermezzi musicali offerti dalla bravissima e giovanissima chitarrista Giovanna Potestìo, stella cometa dell'intera serata. La virtuosa, con calibrato talento, ha anche supportato la lettura delle liriche recitate suonando in sottofondo con impegno e competenza.

Particolare gradevole da riferire, come altrove mi è capitato di fare in occasione di altro accompagnamento musicale profferto dalla medesima chitarrista in diversa serata: la madre, la prefata Antoniella Marinaro, più emozionata della figlia e preda di visibile tensione, durante l'esecuzione dei brani, per tentare di distrarsi e mitigare il suo stato d'animo, volgeva in giro lo sguardo volutamente assente, guardando senza guardare, vedendo senza vedere, ora sulle poderose travi del soffitto, ora sui listelli che ne sostenevano le tavole soprastanti, come un esperto tecnico che ne volesse saggiare la solidità; raggiungendo, infine, la compiaciuta tranquillità al termine dell'esibizione.

Originali, inoltre, durante il proferirsi delle disamine da parte delle richiamate relatrici Triscari e Viglianti, le innovative predisposte interruzioni verbali attuate per dar spazio alla lettura delle poesie ad opera del detto attore Giannone: regìa d'effetto, mirata ad una maggiore resa degli assunti.

Ma, torniamo al dunque: abbiamo parlato della scenografia, del circostante, della cornice, del contenente insomma, elementi, comunque, intesi a ribadire viepiù l'importanza del personaggio discusso.

Ancora una volta Liliana Mamo Ranzino si è imposta nell'orizzonte letterario nostrano rivelandosi  punto d'incontro fra sentimento ed arte.

La sua fresca e sentita verve mi meraviglia sempre ad ogni nuova sua esternazione poetica. La linfa artistica che la connota e che affonda le radici nella incrollabile fede che la sostiene e che le fà guardare alla tragedia occorsale non oppressa da disperazione ma volutamente serena per la cosciente ragionata accettazione del dramma che ha all'improvviso attraversato la sua vita, non si esaurisce mai ma si rinnova costantemente quasi a volerle far ricercare nel proprio dolore, cristianamente sofferto, una giustificazione terrena comparata all'imprescindibile volere Divino.

È un fiume in piena, la nostra Autrice. Lo scaturire incessante dell'accorato sentimento gelosamente custodito nei suoi versi lenisce l'affanno di un'esistenza che in esso ha maturato la propria personalità creatrice; e da crisalide è divenuta farfalla librandosi nell'etereo trascendente firmamento dell'arte.

Che dire ancora di Liliana Mamo Ranzino? Cos'altro si può formulare? Tutto ciò che da parte mia c'era e c'é da dire, sul suo vissuto, sul suo modo di essere, sulla sua spiritualità, sul suo stato di donna, di moglie, di madre e di artista, sul suo indiscusso ed incrollabile affidarsi con fiducia al Creatore, l'ho condensato nel mio precedente articolo al quale nell'incipit del presente mio scrivere ho fatto doveroso riferimento ed al quale rimando il lettore per una più specifica approfondita conoscenza dell'animus della Nostra.

Qui annoto soltanto un concentrato dei concetti che desumo da queste sue più recenti poetiche fatiche in cui una palpabile emozione pervade la memoria mai sopita dell'Autrice, che da anni conosco e che mi onora della sua amicizia: "interpretazione del proprio personale pathos purificato dal sentimento artistico che le stesse dolorose traversìe le infondono"; "istinto lirico apollineo (e qui mi rifaccio a Nietzsche) che determina, nella sua unione con quello dionisiaco, la liberazione estetica dal dolore"; "un errare umano voluttuosamente ascetico nella incancellabile ricordanza delle proprie pregresse sofferte vicissitudini  tramutando il dolore in serafica gioia".

Dionisiaca fragranza è ciò che promana dal suo verso.

Eppure, il cosciente grido di dolore che le righe dei canti adombrano, seppure latente, è sempre presente in Liliana, che, rivolgendosi nell'intimo alla natura, inconsapevolmente inneggia al leopardiano verso espresso nella lirica "A Silvia": "...O natura, o natura / perché non rendi poi / quel che prometti allor? Perché di tanto / inganni i figli tuoi?..."

Sottaciuto "Grido di dolore" che le fà comporre veridici pensieri che uniformano il suo terreno cammino: "... Ora sono la più povera delle creature umane / perché due sono i tesori / che ho perduto per sempre / ma mi sento la madre più ricca / perché sono certa / che i miei due figli perduti / un giorno li troverò gaudiosi / tra le braccia di nostro Signore...".
Così declama la nostra Liliana nella lirica "È Pasqua".

E, poi, ancora, in "Inquietudine": "... Pesanti / le mie interminabili ore / che spingo / come pesante macigno / con la forza di chi / vorrebbe rivivere il passato / e nello stesso tempo / dimenticarlo...".

Ed, infine, in "Sottomissione": "... Ed è così / che mi sento / proprio una piccola donna, / che ha accolto / con gioia e sottomissione / la croce da portare / durante tutta l'esistenza...".

E conclude: "... Il silenzio è stato sempre / l'arma della mia vita, / soltanto i toni / sono stati diversi..." (da: "I toni del silenzio)".

Pagine di poesia che dispiegano le linee più interne di un cuore.

Tutte queste sentite espressioni, maturate nel limbo di un sofferto vissuto, rappresentano l'humus propulsore che scandisce e condiziona il ritmo psicologico della sua quotidiana realtà.

Caratteristica e folcloristica la esibizione fuori programma del "cantastorie" Totò Bianca che col suo intervento estemporaneo ha ricondotto al paesanesimo il tono accademico dell'accreditato incontro culturale.

In sala, pubblico delle grandi occasioni, interessato e partecipe, che, con ripetuti  nutriti applausi, ha sottolineato il proprio apprezzamento all'Autrice ed ai numerosi esplicativi relatori di contorno. In platea anche il B.ne Francesco Paolo Sausa di S. Nicola, Presidente del Sodalizio Amici del Principe di Palagonìa e di Lercara Friddi, che si batte costantemente per promuovere il ricordo dell'insigne patrizio benefattore.

Fra gli artisti convenuti a me più noti e stimati, la poetessa Margherita Neri Novi, il poeta Antonio Barracato, Antonietta Castelli ed il pittore Giuseppe Forte.

L'incontro è stato alla fine concluso da Liliana, che, visibilmente commossa, ha tenuto a ringraziare gli astanti, nominandoli personalmente e leggendo due sue liriche.

Alla Stessa, da parte di Amici, sono stati elargiti in dono delle sculture inneggianti alla sua felice unione col marito Giammaria, connubio contrassegnato dal motto "... per sempre...".

Un cocktail di ringraziamento finale al termine della piacevole serata e poi a casa.

Cefalù, 4 Aprile 2016.

                                                                                       Giuseppe Maggiore

Commenti

Nel ringraziare Pippo Maggiore per le parole spese, non solo in questo ultimo suo scritto, nei confronti di questo blog, al fine di agevolare i nostri lettori, riporto il link della Sua precedente disamina dal titolo "Spirito, Materia e Fede", riferentesi alla medesima pluripremiata poetessa Liliana Mamo Ranzino, pubblicata su questo stesso pregevole telematico foglio in data 19/04/2015: http://www.qualecefalu.it/node/19062