Bastava qualche secchio di acqua

Ritratto di Salvatore Ilardo

19 Giugno 2016, 09:24 - Salvatore Ilardo   [suoi interventi e commenti]

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BASTAVA QUALCHE SECCHIO DI ACQUA

 

Bastava, proprio, qualche secchio di acqua per spegnere il focolaio che si intravede sul tetto di un casello ferroviario, in contrada Settefrati, contiguo alla SS 113. Bastava che i poliziotti che si intravedono con la loro auto nella foto, e che sono rimasti lì fermi per qualche tempo, avessero chiesto al gestore del vivaio che si trova sul lato opposto della SS 113, di versare un po’ di acqua, e spegnere un incendio di modeste dimensioni, che ha portato poi alla completa distruzione di tale immobile, diciamo patrimonio storico di tempi remoti, quando le Ferrovie erano ancora radicate sul territorio, con i cosiddetti  “casellanti”, che alzavano ed abbassavano le barre, al passaggio dei treni.

Lo stesso gestore del predetto vivaio ci ha confessato il giorno dopo che, insieme a dei familiari, era riuscito a salvare la sua azienda dall’incendio, grazie ad un loro strenuo impegno, protrattosi per ore ed ore, fino a tarda notte.

Si è voluto citare questo esempio, come emblema di una situazione che hanno visto i cittadini abbandonati a loro stessi, con pochi mezzi, e in condizioni estremamente difficili e pericolose.

Passi per i Canadairs che non riescono a sollevarsi in volo per le forti raffiche di vento. Vento forte nella mattinata di giovedì 16 giugno, ma che è progressivamente scemato nel pomeriggio dello stesso giorno. Non ci è parso di avere sentito volare un Canadair nel territorio di Cefalù. Ma neanche girare autobotti dei Vigili del Fuoco. Le persone eroiche rimaste con molto coraggio nelle loro abitazioni di campagna, circondate dal fuoco, hanno rischiato la propria vita, proprio per proteggere la loro casa e i loro pochi averi dalle fiamme, con mezzi di fortuna.

Non si affrontano eventi così catastrofici in questo modo, nonostante i tanti Corpi ed Istituzioni addetti alla prevenzione, allo spegnimento degli incendi, alla gestione delle emergenze, che hanno mostrato tra loro  poco coordinamento.

Non vogliamo fare sterile demagogia su un Corpo Forestale  ridondante di uomini, ma non sufficientemente dotato di mezzi. Analogamente non intendiamo correre dietro i tanti rumours, che gli stessi mezzi in dotazione non fossero in uno stato di efficienza adeguata. La realtà  sotto gli occhi di tutti, è che, per tantissime ore, l’incendio è avanzato ovunque incontrastato, almeno nel nostro territorio.

Ciò è estremamente preoccupante, perché di scirocco accoppiato a vento, forte o meno che sia, siamo abituati dalle nostre parti, fin da quando eravamo bambini. Se lo scirocco e il vento sono le motivazioni addotte per giustificare una certa impotenza nel far fronte all’incendio devastante che abbiamo appena vissuto, c’è veramente da preoccuparsi tantissimo, approssimandosi lunghi mesi caldi.

Noi che non siamo dei supertecnici della Protezione Civile, abbiamo comunque verificato in questa drammatica circostanza che, senza adeguati mezzi e personale  addestrato, senza un’accorta, razionale, continua  attività di prevenzione nel territorio, gli incendi, dolosi e o naturali che siano, rischiano di provocare sempre più catastrofi e devastazioni nel  nostro habitat.

Territorio e paesaggio che sono beni preziosi e che la nostra Costituzione ha tenuto a codificarne la salvaguardia.

Per inciso,  viene raccomandato alle Guardie Forestali di realizzare, nella loro opera di prevenzione,  dei “vialetti antincendio, sentieri tagliafuoco”, come pure si impone ai  privati di tenere curati e puliti dalle erbacce i loro fondi in prossimità delle strade pubbliche. Ora, abbiamo registrato , in questo ultimo incendio, che una gran parte di focolai  hanno avuto inizio dai bordi di quelle strade statali ed autostrade, che le rispettive società di gestione avrebbero dovuto, più dei privati, avere cura di tenere puliti da erbacce. Curioso invece che le strade pubbliche, invece di  rappresentare quei “vialetti antincendio”, o meglio autostrade antincendio, siano divenute esse stesse veicoli di diffusione e di propagazione di incendi. Tali strade pubbliche avrebbero inoltre dovuto favorire il raggiungimento rapido dei mezzi antincendio sui focolai sviluppatisi ai bordi delle stesse. Vedasi, nella fattispecie, la SS 113 nel tratto che va da Cefalù a Lascari. Così non è stato. Semmai tale strada, come l’autostrada e la stessa ferrovia, sono state letteralmente chiuse al traffico, isolando interamente Cefalù per una giornata dal resto del mondo, con immensi rischi nel caso di una improvvisa esigenza di evacuazione forzata di massa.

Qualche riflessione, infine, va fatta sui recenti interventi pubblici del Ministro Alfano, del Sottosegretario Vicari, del Presidente della Regione Crocetta, del Sindaco Orlando, sulla variegata rete di responsabilità criminali in questi incendi a tappeto e simultanei nella nostra Regione. Abbiamo motivo di pensare che queste complicità fossero da tempo note. Vorremmo sperare che dopo questo ennesimo e devastante incendio, qualche risultato sul piano delle indagini possa conseguirsi in tempi ragionevolmente brevi.

Cefalù, 18 giugno 2016

                                                                                 Salvatore Ilardo 

Commenti

Ho visto tante persone coraggiose darsi da fare per le loro proprietà e per gli altri, ho visto uomini dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile regionale e di vari comuni rischiare la vita davanti alla soverchiante forza del fiamme animate dal vento, ho visto volontari e i ragazzi della Guardia Costiera tentare in ogni modo di fronteggiare l'incendio devastante sul Lungomare, ho visto le Forze dell'Ordine (Polizia, Carabinieri, Finanza) correre su tutto il territorio per i più svariati compiti di soccorso, coordinamento, aiuto agli sfollati, ho visto fin troppe persone passarsi il tempo con telecamere e macchine fotografiche per immortalare quello che avveniva (mentre magari poteva impiegare lo stesso tempo a dare una mano o chiamare soccorso: TRISTEZZA e VERGOGNA dei tempi in cui tutto è immagine SOCIAL) ... quello che non ho visto nelle tante ore impiegate sui diversi fronti delle fiamme ... è SALVATORE ILARDO con almeno un secchio in mano e con la bocca chiusa per non accrescere con il fumo delle sue parole la quantità di fumo già insopportabile...

"Impetu peruagatum incendium plana primum, deinde in edita adsurgens et rursus inferiora, populando, antiit remedia uelocitate mali et obnoxia urbe artis itineribus hucque et illuc flexis atque enormibus uicis, qualis uetus Roma fuit. Ad hoc lamenta pauentium feminarum, fessa aetate aut rudis pueritiae [ aetas ], quique sibi quique aliis consulebant, dum trahunt inualidos aut opperiuntur, pars mora, pars festinans, cuncta impediebant."

"L’incendio invase, spinto dalla sua furia, dapprima le aree in pianura, poi risalendo sulle alture per scendere ancora verso il basso, devastando, precedendo qualsiasi soccorso, per la fulmineità del male e perché vi si prestavano la città stretta e i vicoli  tortuosi e l’esistenza di enormi isolati, di cui era fatta la vecchia Roma. Si aggiungano le grida di donne atterrite, i vecchi spossati e smarriti bambini,  chi badava a sé e chi pensava agli altri, mentre e trascinavano gli invalidi o li aspettavano; e una parte si precipita, l’altra indugia, tutti sono d’intralcio."

Non erat Salvatore Ilardo.