Il Sindaco Lapunzina ha emesso ordinanza di “divieto d’uso dell’acqua per il consumo umano e la preparazione degli alimenti”

Ritratto di Saro Di Paola

20 Giugno 2016, 22:18 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Lo scorso 17 giugno, mentre le fiamme devastavano il territorio di Cefalù, il Sindaco Lapunzina, con l’ordinanza n° 50, ha “vietato temporaneamente e fino a nuova disposizione l’uso dell’acqua erogata dal pubblico acquedotto di Cefalù, per il consumo umano e la preparazione degli alimenti”.

Come si legge nella premessa, l’ordinanza è stata adottata perché, al fine di “fronteggiare l’emergenza incendio si era provveduto ad aprire il bypasse mettendo in circolo acqua grezza”.
L’ordinanza, come si continua a leggere nella premessa, rientra tra i provvedimenti contingibili ed urgenti, che il Sindaco, quale Ufficiale di Governo, adotta al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli per l’incolumità dei cittadini, che, il 17 giugno, erano connessi al propagarsi, assolutamente incontrollabile, dell’incendio in tutto il territorio comunale.
                                                       
Ordinanza, assolutamente, ineccepile.
Ordinanza, però, che oggi 20 giugno, se non già ieri, avrebbe dovuto essere revocata.
Ciò perchè, cessate le fiamme, sono venuti meno i pericoli per l’incolumità dei cittadini, e con essi la contingibilità e l'urgenza del provvedimento.

Ciò, a meno che l’incendio non sia stato per Lapunzina una sorta di cavallo di Troia.
Uno stratagemma per revocare “sine die” quell’ordinanza sindacale n° 62, con la quale, l’11 luglio 2005, il Sindaco Vicari aveva disposto di immettere in rete l’acqua trattata dal potabilizzatore, di cui Egli, da Consigliere d’opposizione, ha reiteratamente chiesto la revoca.
Uno stratagemma per risolvere la questione dell’approvvigionamento idrico in tutto il territorio comunale, ingenerata dalla produzione di acqua potabile, che, oramai da mesi, non supera i 6.500 mc al giorno.
 

Personalmente mi rifiuto di crederlo.
Ciò perché, se di stratagemma dovesse trattarsi, l’ordinanza di non potabilità dell’acqua sarebbe, certamente, la strada più breve per approvvigionare il territorio comunale, ma, altrettanto certamente, sarebbe la strada più a rischio, perché strada con sbocchi e riflessi, assolutamente, imprevedibili.
Per la salute pubblica, che, per quanto si legge a chiusura della stessa, il Sindaco, vorrebbe fosse tutelata dall’ASP di Palermo e dall’AMAP.
Per l’immagine di Cefalù, che, undici anni dopo, tornerebbe ad essere Città senza acqua potabile.
Per le casse del Comune, che, a prescindere da chi sia o possa essere il gestore pro tempore del S.I.I. a Cefalù, resta, sempre e comunque, legato al gestore del potabilizzatore dalle obbligazioni assunte nel contratto di projet financing, in base al quale è stato realizzato l’impianto di potabilizzazione.
Ciò, a prescindere dal metodo in base al quale, perdurando l’ordinanza, nelle fatture idriche di tutti gli utenti, per il periodo in corso e per quelli a venire, verranno contabilizzati i consumi di acqua potabile e quelli di acqua non potabile.
Consumi, che, quale che sarà il metodo, tutti gli utenti potranno contestare, chiedendo, in mancanza di letture certe dei contatori alla data di entrata in vigore dell’ordinanza l’applicazione della tariffa per acqua non potabile.

Saro Di Paola, 20 giugno 2016

Commenti

E, quindi, anche l'acqua, batteriologicamente controllata (secondo il cartello esposto in  loco), che, utilizzando il pass, sgorga dai due rubinetti posti nella piazza C. Colombo in adiacenza agli Uffici ENEL, fà parte del contesto?

Grazie.

Non ne sono informato e non so, neanche, di quale fonte sia l'acqua che sgorga dai due rubinetti.
Se il cartello è ancora esposto devo ritenere che l'acqua che sia batteriologicamente controllata.