Chiedere l'oblio dei propri errori è un delitto

Ritratto di Angelo Sciortino

2 Ottobre 2016, 18:33 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Il 7 maggio 2014 questo blog ha pubblicato il seguente comunicato del Commissariato di Cefalù: http://www.qualecefalu.it/node/10801. Il comunicato della Polizia riferiva dell'arresto per pedofilia di un giovane di Cefalù. Il link raccolse ben ottomila accessi per la curiosità pruriginosa di alcuni lettori. Presto, però, le accuse si dimostrarono infondate e il giovane venne prosciolto con decisione del GIP. Su questa decisione la Polizia non ci inviò alcun comunicato, per cui il 5 giugno 2014 ritenemmo doveroso riportare il seguente link della testata La Voce web: http://www.lavoceweb.com/articolo.php?IDArticolo=6332). Gli accessi a questo link sono stati poco più di 800, il 10% di quelli ricevuti dal comunicato della Polizia.

In seguito, quando la moglie del Culotta, che era stata costretta a chiudere la sua ludoteca, ci inviò per email la memoria difensiva dell'avvocato del marito, che portò alla decisione del Magistrato di assolvere l'imputato, la pubblicammo, ritenendolo un atto dovuto. La si può leggere nel seguente link: http://www.qualecefalu.it/node/18979 del 19 marzo 2016.

Accadde, purtroppo, che per distrazione del curatore del blog, che materialmente procedette alla pubblicazione alle ore 18,29, non fu cancellato il nome della bambina “accusatrice” e presunta vittima delle attenzioni del pedofilo. A cancellarlo, sostituendolo con “XX” fui io, quando, rileggendolo dopo il mio commento delle 18,42, me ne accorsi. Quei minuti, però, furono sufficienti perché qualcuno lo leggesse e se ne lamentasse. In seguito a queste lamentele, lo stesso Commissariato, che aveva diramato il comunicato pubblicato il 7 maggio, ha ritenuto suo dovere procedere contro i curatori di questo blog ai sensi dell'articolo 110 c. p. e dell'articolo 167 comma 2° del D.vo 196/2003 rei di aver pubblicato la lettera, richiesta dalla signora anche a tutela dei figli minori, “al fine di trarne profitto costituito dall'evidente risonanza mediatica della notizia e della possibilità di ottenere molteplici visualizzazioni dagli utenti.”.

Precisando che quest'ultimo intervento ha superato di poco i 1900 accessi fino a questi giorni e che essi corrispondono a poco più del 20% degli accessi ottenuti dal comunicato della Polizia, in cui era contenuta, oltre alle generalità complete dell'accusato, anche una sua fotografia, come non considerare che un siffatto comunicato recava un danno non soltanto alla privacy dei suoi figli, esponendoli ai giudizi dei loro coetanei e dei loro compagni di scuola?

Equità e senso di Giustizia vorrebbero che le indagini non fossero state condotte dallo stesso organo di Polizia, che si è distinto per simile comportamento. Soprattutto vorrebbero che esso indagasse sul proprio comportamento e sull'essersi astenuto dal diramare un secondo comunicato al momento del proscioglimento dell'imputato “perché il fatto non sussiste”.

Per quel che riguarda la cosiddetta sete di accessi, mi preme sottolineare che i miei interventi, che non riguardano mai la cronaca nera, hanno spesso superato i 7.000 accessi, spessissimo i 4.000 e mai sono stati inferiori ai 900. Lo stesso vale per quelli di Saro Di Paola. Gianfranco D'Anna raramente pubblica e si limita a curare la lettura e la pubblicazione dei comunicati delle Forze di Polizia, dell'Amministrazione e delle varie associazioni culturali cefaludesi e no.

Personalmente, in attesa di recarmi presso la Procura di Termini Imerese per prendere contezza dei documenti relativi al mio avviso di garanzia e di essere sentito dal Magistrato, spero ardentemente che proprio la Polizia chieda scusa non all'imputato, ma ai suoi bambini per averli esposti al ludibrio dei loro coetanei e non solo.

In fondo non dimentichiamo mai il seguente brocardo contenuto nel Digesto giustinianeo, se non vogliamo essere “la patria del diritto e la tomba della giustizia”: Scire leges non est earum verba tenere, sed vim ac potestatem: conoscere le leggi non è imparare i testi a memoria, ma comprenderne lo spirito e la forza.

 

Commenti

Già ...........
al fine di trarne profitto costituito dall'evidente risonanza mediatica della notizia e della possibilità di ottenere molteplici visualizzazioni dagli utenti.”

Assolutamente lontano da qualsivoglia logica commerciale, da questo Blog e dai suoi curatori è stata talvolta piuttosto sollevata qualche osservazione critica nei confronti di quei siti che del numero delle visualizzazioni si facevano esplicito vanto (magari con lo scopo di attrarre inserzioni pubblicitarie), affermando senza equivoci piuttosto il principio che "non ha valore quante persone si riuniscono attorno a un qualcosa, quanto piuttosto la cosa attorno a cui le persone si riuniscono".

Se è oggettivo il fatto che per meno di un'ora il nome della bambina è rimasto esposto su questo sito, su quali basi oggettive il magistrato avanza la tesi che ciò sia avvenuto "al fine di trarne profitto..."?
La rimozione del nome del bambina è avvenuto per autonoma iniziativa dei curatori del blog non appena ci si è resi conto che esso era presente per esteso nel documento che si era ricevuto e pubblicato; senza che nessuno dall'esterno segnalasse il fatto o ne sollecitasse la rimozione.

Per quei 3/4 d'ora in cui, per sola distrazione, si è infranta la legge si vuole mettere sotto processo il Blog ed i suoi curatori? Bene, se proprio i nostri magistrati, con tutto quello che succede dalle nostre parti, non hanno di meglio da fare, procedano pure ma cosa li autorizza ad insinuare che "il reato" sia stato commesso per una tale diffamante motivazione?

E' questa una domanda non da poco con cui ci si interroga anche se è davvero sempre impermeabile a sollecitazioni di varia natura la autonomia dei singoli Magistrati!