Piscitello e la scommessa 'generazionale' contenuta all’interno della sua proposta

Ritratto di Quale Cefalù

16 Maggio 2017, 21:30 - Quale Cefalù   [suoi interventi e commenti]

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Comunicato stampa n. 9
Cefalù 16.05.17

 

In un post pubblicato sul suo profilo facebook, Fabrizio Piscitello, candidato a sindaco alle prossime elezioni amministrative della lista #cefalùterzomillennio ha ricordato la scommessa 'generazionale' contenuta all’interno della sua proposta. Dopo aver citato l’esperienza comune a molti cinquantenni di oggi, cresciuti all’oratorio Murialdo dei Giuseppini di Cefalù, Piscitello ha commentato: «Noi siamo quelli del campetto. La generazione che è cresciuta con  la semplicità negli occhi e la speranza nel cuore. La nostra oggi è una scommessa generazionale».

E poi ha aggiunto di voler lavorare per uno schema di città fruibile: « dove la nostra comunità, possa bastare a sé stessa, sfruttando le leve economiche potenziali che possiede, senza al tempo stesso chiudersi alle esperienze di crescita e di miglioramento. Col passare dei giorni, e ne sono felice, vedo allontanarsi gli argomenti che a volte sottintendevano il pregiudizio e al tempo stesso mi accorgo di come vada a crescere il consenso».

Il candidato di #cefalùterzomillenio ha precisato: «La gente mi chiede cose, è curiosa,  e mi fa domande. Non cerca risposte banali. Non si accontenta. A volte basta anche un semplice confronto. Non aspetta, soprattutto la manna dal cielo. Un’aria nuova a Cefalù. Questa respiriamo. È il nostro spirito. La nostra piccola grande filosofia. La testimonianza di un passato che si nutre di facce che non ci sono più, di esempi che ci appartengono per la vita. Di una premessa che vogliamo svolgere ieri come oggi».

Piscitello ha quindi concluso così il suo post: «Ho evocato personaggi che sono patrimonio di tutti e memoria comune, ma mi faceva piacere disegnare una linea nel tempo con una mano tesa. Ieri come oggi per chi ci vuole stare. Ora o mai più».

Commenti

Il post integrale pubblicato sul suo profilo facebook da Fabrizio Piscitello:

 

Certe volte me lo vedo davanti che mi sembra ieri. Il signor Antonino rideva sempre a tutti con gentilezza, spianando il sorriso che gli usciva da un volto allungato, con molte rughe ed un passo corto ma veloce. Aveva un impermeabile col cappuccio e fumava Gitanes senza filtro. Quando alle otto meno venti si doveva chiudere, i palloni a due a due da recuperare, con i gomiti andavano a formargli curiosi angoli sotto le braccia.
Noi siamo quelli del campetto. Degli Artigianelli, dai Giuseppini.
La generazione che è cresciuta con la semplicità negli occhi e la speranza nel cuore.
La nostra oggi è una scommessa generazionale.
Di quelli che sognavamo da ragazzi una Cefalù fatta da noi rifondata dagli errori che vedevamo commettere agli altri (da ragazzi tutto sembra chiarissimo, è crescendo che poi le cose si complicano…).
Di quanti credono in una dimensione possibile. Uno spazio che include, aperto al confronto, al dialogo anche aspro se capita, ma volto sempre a una sintesi. A una finalizzazione. Un obiettivo da raggiungere.
Un modello di giustizia sociale dove non ci sono figli e figliastri. Cittadini di serie A e altri di serie B. Uno schema di città fruibile dove la nostra comunità, possa bastare a sé stessa, sfruttando le leve economiche potenziali che possiede, senza al tempo stesso chiudersi alle esperienze di crescita e di miglioramento.
Col passare dei giorni, e ne sono felice, vedo allontanarsi gli argomenti che a volte sottintendevano il pregiudizio e al tempo stesso mi accorgo di come vada a crescere il consenso.
La gente mi chiede cose, è curiosa, e mi fa domande. Non cerca risposte banali. Non si accontenta.
A volte basta anche un semplice confronto. Non aspetta, soprattutto la manna dal cielo.
Un’aria nuova a Cefalù. Questa respiriamo. È il nostro spirito. La nostra piccola grande filosofia. La testimonianza di un passato che si nutre di facce che non ci sono più, di esempi che ci appartengono per la vita. Di una premessa che vogliamo svolgere ieri come oggi.
Prima bambini, poi uomini cresciuti in un tessuto sociale che viviamo da sempre e oggi professionisti che tendono la mano e chiedono fiducia.
Ho evocato personaggi che sono patrimonio di tutti e memoria comune, ma mi faceva piacere disegnare una linea nel tempo con una mano tesa.
Ieri come oggi per chi ci vuole stare.
Ora o mai più.