Il potabilizzatore ha chiuso

Ritratto di Saro Di Paola

12 Agosto 2017, 12:09 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Alle ore 10,00 di oggi, 12 agosto 2017, è stato redatto il verbale di chiusura del potabilizzatore.

Dopo 12 anni ed 1 mese, esatto, da quando, l’11 luglio del 2005, il Sindaco Vicari revocò il divieto di utilizzo per usi potabili dell’acqua distribuita dalla rete idrica di Cefalù.

Divieto, che, nel 1992,  il Commissario Pianelli era stato costretto ad istituire, con apposita ordinanza.
Ciò perché, nei tre lustri, circa, che erano trascorsi dalla fine degli anni settanta, quando la portata dell’acquedotto di Collesano cominciò ad essere insufficiente a soddisfare il fabbisogno idrico di Cefalù e vennero immesse in rete l’acqua di Presidiana e quella del pozzo Santa Barbara, la Politica cittadina, pur avendo affrontato la questione, non era riuscita a dotare la Città di un potabilizzatore, che facesse rientrare i parametri chimici e batteriologici di quelle acque nei limiti fissati dalla Legge per essere destinate al consumo umano.

Per Cefalù è un passo indietro di circa 40 anni.

Un passo indietro, la cui gravità emerge dal passaggio del comunicato del 9 agosto scorso (http://www.qualecefalu.it/node/21079), nel quale il Sindaco Lapunzina ha definito “deprecata” l’eventualità della chiusura del potabilizzatore. 

Un passo indietro, che si sarebbe dovuto evitare e che, con tutta probabilità, si sarebbe potuto evitare.
Sarebbe bastato, con tutta probabilità, trasformare in rapporto di partenariato pubblico-privato, quello che, dopo l’entrata in esercizio del potabilizzatore  è stato trasformato nel  più conflittuale dei rapporti pubblico-privato, che la storia poltico-amministrativa di Cefalù abbia, mai, registrato.
Quel rapporto di partenariato pubblico-privato, che avrebbe dovuto fare riconoscere la causa della esosità, per il Comune, della bolletta della potabilizzazione nella eccessività delle perdite sotterranee della rete idrica, e non, piuttosto nel costo di 0,47 euro al mc di acqua potabilizzata.
Un costo con il quale il Concessionario dell’impianto, nei 25 anni, avrebbe dovuto recuperare, oltre ai costi di gestione, quello della realizzazione dell’impianto, che, alla scadenza della concessione, sarebbe stato di proprietà del Comune.

Cefalù è tornata indietro di 40 anni, però, per il privilegio che ha di avere in casa una sorgente ed un pozzo inesauribili, i suoi abitanti potremo continuare a lavarci a tutte le ore del giorno.
Non è poco.
Anzi, con la siccità e con i problemi di approvvigionamento idrico, che l’Italia tutta sta vivendo in questa caldissima estate 2017 è, già, tanto.

Saro Di Paola, 12 agosto 2017

Commenti

Il POTABILIZZATORE di Cefalù, da questa mattina, ha sospeso la propria attività.
E’ una vicenda molto complessa che ha prodotto, negli anni, contenziosi a non finire e che, molto probabilmente, ne produrrà altri ancora più costosi.
Da domani il fabbisogno quotidiano d’acqua verrà soddisfatto mediante l’immissione in rete di acqua grezza, NON POTABILE come già lo era – da oltre un anno - quella corrente nelle nostre condutture comunali.
Non v’è dubbio che il danno all’immagine per la nostra città è grave.
Ma bisogna anche essere realisti e pragmatici.
Fin quando la “politica” NON comprenderà che i costi di gestione del potabilizzatore cefaludese andranno spalmati tra tutti i comuni dell’Ambito territoriale, NOI non ne usciremo vivi da questa vicenda.
Su questo concordo in toto con il sindaco della nostra cittadina.
Quale che sia/sarà il gestore, i costi vanno/andranno condivisi.
A meno che non si torni ad una gestione diretta comunale.
E’ evidente a tutti che, al momento della ideazione del potabilizzatore, andava riqualificata (se non ricostruita) la rete idrica comunale, proprio per eliminare quelle gravi perdite che si sarebbero rivelate la causa primaria di quello schizzo in alto delle tariffe necessario a fronteggiare le perdite fisiologiche.
Versare, oggi, lacrime per quell’occasione persa non serve a nulla.
La soluzione è, prettamente, “politica” e non si scappa.
D’altra parte bisogna anche essere politicamente coerenti e corretti: se la “colpa” di quanto avvenuto la si continua ad ascrivere alla sindacatura Vicari, in questi anni l’attuale Amministrazione ha “condiviso” e condivide il percorso con uomini che con quel periodo e con la Vicari erano tutta una cosa.
Ed allora, continuare su questa gara polemica credo non serva alla soluzione di questa causa.
E’ un argomento molto delicato e “pericoloso”.
Personalmente, in un lontano 2009 (ero assessore di una Giunta Guercio con delega proprio ai Servizi a Rete) partecipai ad una infuocata riunione tra i componenti dell’ATO Idrico durante la quale manifestai formalmente l’esigenza e la necessità di spalmare su tutti gli 82 Comuni dell’Ambito il maggior costo sostenuto da Cefalù con il potabilizzatore (esistono i verbali e Lapunzina conosce bene la storia e la vicenda).
Con quel comportamento segnai la fine della mia esperienza “politica” perché il pomeriggio stesso di quella seduta l’allora presidente Avanti telefonò all’allora sindaco Guercio cazziandolo per quella mia presa di posizione.
Presa di posizione che, oggi, viene correttamente rivendicata da Lapunzina.
Allora non riuscimmo a scardinare quel muro di gomma.
“Il potabilizzatore è un problema vostro e ve lo dovete risolvere voi”, questo in poche parole il refrain che mi veniva rinfacciato.
Non avemmo la forza “politica” per far valere le ragioni di CEFALU’.
Oggi alla processione patronale partecipa il Vice Presidente della Regione.
Tocca a lui dipanare la matassa.
Se di “politica” vogliamo parlare.
Altrimenti rimane solo barzelletta.
E bisogna avere il coraggio di ammettere che NON ci siamo riusciti nemmeno questa volta.
Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Caro Rosario, io non sono affatto convinto che agli altri 81 Comuni della Provincia-ATO possa interessare di spalmare sui propri utenti gli oneri della potabilizzazione di Cefalù.
Leggevo in un commento al post che hai pubblicato su FB sulla concomitante esibizione di Concato e di Ron in due Comuni della Provincia che gli enti sovracomunali non hanno mai funzionato.
Sono, altresì, convinto che nessuna Legge può essere camicia di forza per i Comuni, che troppo spesso hanno difficoltà a trovare la giusta intesa al loro interno.

Al riguardo mi sovviene la legge urbanistica fondamentale la n. 39 del 1942 secondo la quale l'ubanistica nel territorio nazionale si sarebbe dovuta attuare con i Piani  di coodinamento intercomunale, cui sarebbero dovuti seguire, per attuarne le previsioni,  i Piani Regolatori Generali dei singoli Comuni.
Che io sappia in tutto il territorio nazionale, in quasi 70 anni, non è stato mai redatto un solo piano territooriale di coordinamento.
I Comuni non riescono a coordinare un cartello di manifestazioni estive e pensi che riusciranno a trovare un'intesa sulla necessità di spalmare i costi della potabilizzazione di Cefalù?
Io, pur nutrendo la speranza che ciò possa avvenire, sono convinto di no!

Caro Saro,

e ora, che succede? Dal punto di vista della potabilità non cambierà nulla: continueremo come prima a comprare acqua minerale. Per il resto?

Caro Enzo,
"ora che succede?" : la tua è una domanda intrigante, alla quale, solo il tempo darà la giusta risposta.
Dopo la tantissima carta bollata che sarà servita affinchè la Giustizia emetta la sentenza definitiva.
Quella inappellabile!
Io un convincimento me lo sono fatto.
L'ho esternato tante volte.
L'ultima volta il 3 gennaio scorso nel post (http://www.qualecefalu.it/node/20250 ).

Il mio, però, è il convincimento di un signor nessuno, che, da cittadino e contribuente cefaludese, mi auguro possa essere CLAMOROSAMENTE SMENTITO DALLA GIUSTIZIA.

L'unica differenza che ho notato è che la pressione dell'acqua è salita e quindi le caldaie e gli altri impianti funzionano finalmente bene.

E già, "la pressione dell'acqua è salita e quindi le caldaie e gli altri impianti funzionano finalmente bene".
Come dire: "tutto va bene madama la marchesa".
Accadeva anche prima dell'entrata in esercizio del potabilizzatore.
Anche in questo caso sarà il tempo a dire la sua.
Quello stesso tempo che, allora, il calcare impiegava per fare saltare scaldaacqua e lavastoviglie. 

Caro Saro, dopo la fallimentare gestione del rapporto privato-pubblico... mi piacerebbe tornare a pagare l'acqua come prima della potabilizzazione... e cioè se non ricordo male meno di 40  euro all'anno per 220 mc. e non come abbiamo pagato adesso per una acqua non potabile e/o non bevibile  400/450  euro all'anno. Mi domando quanti scaldabagni si sarebbero potuti comprare ??? Uno scaldabagno ogni due , tre anni? bene costo totale 35o euro in tre anni (acqua € 120 + € 250 scaldabagno + spese). Invece abbiamo avuto acqua non bevibile e/o non potabile a 400 euro mediamente all'anno....ma abbiamo salvato lo scaldabagno..... Non ho mai creduto alla potabilizzazione, ero e sono convinto che si potrebbero scavare altri pozzi zona Pisciotto ed eliminare Prissuliana e anche il pozzo Santa Barbara-Giardinello. Il tempo mi ha dato ragione e non perchè sono un mago... ma solo perchè sono stato testimone di quello che è successo a Castellana Sicula, quando il comune,  fornito di ottima ed abbondante acqua, passò la gestione credo all'AMAP che immediatamente  dirottò l'acqua in altri comuni, affliggendo con turnazioni di erogazione i cittadini del comune di Castellana Sicula ed elevando il costo delle bollette in maniera esagerata. Vedremo quando e quanto pagheremo queste bollette di acqua non potabile.....

Caro Giovanni, tornare a pagare l'acqua come prima della potabilizzazione sarà impossibile.
Lo scaldaacqua ogni due o tre anni era, solo, una delle conseguenze dell'immissione in rete di acqua calcarea.
Quella che incideva sulle nostre tasche.
Ve ne erano, e ve ne sono, altre ben più gravi.
Le conseguenze  sulla nostra salute e sui nostri reni in particolare, che si avvertono in archi di tempo più lunghi di due o tre anni.
Quelle che la Legge tutela con i limiti massimi fissati per le percentuali dei sali minerali che devono contenere le acque destinate al consumo umano.
Limiti ai quali tu, almeno così mi pare, non dia importanza alcuna.

Quanto ai pozzi in contrada Pisciotto, nei quali, devo dartene atto, tu hai sempre creduto,  ti chiedo se hai idea della quantità d'acqua che avrebbero potuto fornire.
Ti chiedo, anche, se sai quanta acqua siamo riusciti ad emungere dal pozzo di Settefrati.

Io sono convinto che l'acqua di Presidiana sia per Cefalù un dono, un altro dono di Madre Natura, che, forse, non meritiamo.
Cosa sia successo a Castellana Sicula non lo so.
Se è andata come dici tu, e come non ho motivo di non credere sia andata, è una conferma di quella assoluta etereogeneità di approvviggionamento della risorsa idrica nei Comuni di quello che è stato indiviato come ATO PALERMO.
Etereogeneità che rende molto improbabile l'attuazione della Legge, la 93 del 94, che li ha istituiti.
Con buona pace della Corte Costituzionale.

Io dico soltanto che da millenni Cefalù ha usato questa acqua "grezza" e la prova è u Ciumi e i vari pozzi nelle cantine o sotterranei delle case "du vasciu".
Io sono convinto che nuovi  pozzi potrebbero raggiungere la quantità di acqua necessaria, anche con una sapiente miscelazione quando occorre.
Non è che non do nessuna importanza all'eccesso di sali nell'acqua, ma credo che si sia creato un eccessivo allarmismo... e penso a tutti coloro che hanno pozzi in campagna che non controllano mai come potabilità o alle molte case che si riforniscono di acqua "non potabile" per riempire serbatoi e cisterne... E come ho sempre sostenuto che l'asbesto non è così pericoloso come dicono (favorendo solo un businnes colossale)... la stessa cosa dico per l'acqua "grezza".... perchè nessuno la beve (come la fantomatica acqua potabilizzata)... e comtinuo a sostenere che non si potrà mai fare una società di ambito che raggruppi tutti i comuni....unica cosa possibile è , a mio avviso, una rete di acquedotti che unisca tutti i comuni per l' approvvigionamento gestita con regole ferree...senza favoritismi...Qualcuno dimentica che da Prissuliana partono 450 litri/secondo per la zona industriale di Termini e Palermo (acqua grezza)

Caro Giovanni,
sono convinto che la eterogeneità, la frammentazione e la dislocazione delle fonti di approvvigionamento della risorsa idrica negli 82 Comuni della Provincia di Palermo rendono assai improbabile l'ATO idrico.
Con buona pace del Legislatore e della Corte Costituzionale.

Scusami se intervengo ancora, ma un mio amico, a proposito del calcare di cui avevi parlato nei tuoi interventi, mi ha detto queste testuali parole: "Vieni a casa mia e ti faccio vedere il mio scaldabagno elettrico; la resistenza ogni sei mesi diventa una stalattite". E allora? Comunque, raramente ho visto una questione così ingarbugliata e chissà come andrà a finire.

La questione è la più ingarbugliata della storia amministrativa.
A noi cittadini non resta che aspettare l'ultimo grado di giudizio su tutte le controversie che la questione medesima ha innescato e continuerà ad innescare.
Non ho elementi per mettere in dubbio che nello scaldaacqua del tuo amico ogni sei mesi la resistenza diventi una stalattite.
In quello di casa mia non accade.
Però, calcare e stalattiti a parte, il nostro è un paese veramente strano: non avevamo il potabilizzatore e lo volevamo, lo abbiamo avuto e avremmo voluto non averlo più.
Non è che ci eravamo illusi che la potabilizzazione sarebbe stata gratis?

No, sarebbe meglio dire: "Non è che ci eravamo illusi che la potabilizzazione ci avrebbe consentito di bere l'acqua del rubinetto"?

Secondo me rispecchia meglio quello che i cittadini si aspettavano, anche se illusoriamente.