I decreti e le bollette ENEL

Ritratto di Angelo Sciortino

31 Marzo 2020, 18:18 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Vent'anni fa il linguista Tullio De Mauro pubblicò il libro Dante, il gendarme e la bolletta(Laterza editore), nel quale, prendendo spunto dalla lettura di una bolletta ENEL, non risparmiò critiche alla comunicazione pubblica, bollandola di un linguaggio burocratese persino nelle leggi e nei decreti, difficilmente comprensibili da parte dei cittadini, che avrebbero dovuto rispettarle. Non per nulla, se la memoria non m'inganna, molti anni fa la Corte costituzionale ha aperto una breccia in questo muro, dichiarando scusabile “l’ignoranza inevitabile” della legge, quando la sua formulazione è incomprensibile.

Lo stesso De Mauro e il professore Sabino Cassese organizzarono in quegli anni un convegno sul tema della necessità di uno stile più chiaro nella formulazione delle leggi. Quest'ultimo professor Cassese nel '94, quando fu ministro, curò un “Codice di stile” per tutto l'apparato burocratico dello Stato. Sembra che non sia servito a nulla, almeno a considerare le leggi e i decreti seguiti a quella data, compresi quelli attuali, relativi alle iniziative contro la pandemia da coronavirus. Recentemente Cassese, in una intervista rilasciata al giornale L'Opinione, ha detto: “Leggi, sentenze, atti amministrativi sono scritti in maniera illeggibile. Unica eccezione: la Costituzione.” Aggiungo io: anche quando parlano ai cittadini e al Parlamento, sono altrettanto incomprensibili.

Non ci resta che trovare un perché a tutto ciò. La risposta non può essere unica: per tre quarti dipende da pigrizia mentale, poca cultura, scarso rispetto per gli altri, per un quarto è uno strumento di difesa, perché nasconde, dietro un muro di incomprensibilità, scelte che non si vuole sottoporre al controllo dell’opinione pubblica. Da qui mistificazioni a più non posso, che in pochi capiscono e che in pochi sono in grado di giudicare.

Possiamo allora meravigliarci degli inutili e stupidi dibattiti sui social, dove tutti trovano ospitalità, ma dove in pochi hanno capito di che cosa parlano? Dove in tanti credono di aver capito un decreto o una decisione legislativa, pur essendo entrambi frutto della più crassa ignoranza?

Non credo che esista un modo migliore per uccidere libertà e democrazia, allo scopo di rendere ogni cittadino un suddito, un servo della gleba, un senza diritti mormorante e incapace di difendersi, perché privo dell'unico strumento adatto a questo scopo: il sapere. Il sapere colpito dal virus dell'ignoranza, contro il quale l'unico vaccino è la scuola, quella vera, quella dove s'impara a pensare e quindi il confronto logicamente argomentato. Quante generazioni serviranno?

 

Commenti

In Italia libertà e democrazia sono SEMPRE state di assai debole costituzione, e se il linguaggio burocratico fosse chiaro gli avvocati amministrativisti farebbero la fame, e  come diceva Giolitti sarebbe impossibile o molto difficile interpretare le leggi per gli amici ed applicarle ai nemici!