Non vivere per non morire

Ritratto di Angelo Sciortino

25 Aprile 2020, 10:47 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Leggo e ascolto quasi quotidianamente le dichiarazioni di quasi tutti i politici, che governano l'Italia, e vi confesso che faccio fatica a capirli, non soltanto per l'uso scorretto che fanno spesso della lingua italiana. Mi vengono in mente le seguenti parole di Arbasino, scritte nel 1963: Voglio chiarezza, lucidità, ragioni critiche; pretendo concisione, possibilità di sommari e compendi, dal momento che, lo si sa, non esiste opera di pensiero veramente significativa che non si possa riassumere in poche proposizioni.” Immagino Alberto Arbasino farmi compagnia mentre sono intento a leggere i vari Conte, Salvini, Meloni, Zingaretti eccetera. Preoccupato per la mia salute mentale, mi rimprovererebbe per la mia perdita di tempo a ricercare sia pure un barlume di pensiero sensato nelle parole di simili uomini. Mi ricorderebbe del tempo in cui un simile impegno lo dedicavo a uomini come Malagodi, La Malfa, Scelba o Berlinguer e Almirante, oppure a giornalisti come Barzini, Bartoli, Guerriero; mi ricorderebbe delle mie letture e delle tante volte in cui mi sono confrontato con chiunque potesse insegnarmi qualcosa o correggere una mia convinzione sbagliata.

Immagino pure che mi veda oggi impegnato ad argomentare nella speranza che chi sbaglia si corregga e vedrebbe la mia speranza delusa, perché a chi sbaglia mancano “lucidità e ragioni critiche”. Mi compatirebbe e mi convincerebbe del mio fallimento, che però non è soltanto il mio fallimento, ma il fallimento di un'intera società, la società di oggi, che accetta per paura imposizioni degne del noto maiale di Orwell. Questo e solo questo sono i più recenti decreti inventati dai politici odierni, per non parlare delle loro argomentazioni quando si confrontano con un linguaggio da cattive lavandaie negli incontri internazionali.

Sono i momenti in cui mi viene spontaneo ricordare le dignitose e ferme parole di De Gasperi o di Gaetano Martino, ma anche di mio padre e mio nonno, del mio maestro e di tanti uomini, che mi furono esempio di intelligenza e di capacità di giudizio. E quando le ricordo, il mio giudizio sull'intera classe politica attuale, sulla sua fedele burocrazia, su tanta parte della classe insegnante e sui tanti infantili genitori, diventa negativo e disperante.

A questo punto finisco con il trovare consolazione nel prendere atto che la mia età non mi consentirà di sopportare per molto tempo ancora questo stato di decadenza, peggiore di quello che segnò la caduta dell'impero romano, i cui danni si protrassero per secoli nella società europea. Con il danno peggiore di tutti: la perdita della libertà da parte dei cittadini, come dimostrarono il medio evo, la nascita del feudalesimo e dei servi della gleba.

Certo, dopo ben dieci secoli vennero fuori i Machiavelli e i Guicciardini, gli Ariosto e i Rabelais, i Voltaire e i Montesquieu, i Goethe e i Cervantes: vennero fuori, insomma, quegli uomini abituati a pensare, che grazie a questa loro capacità crearono i presupposti per la nostra uscita dalla schiavitù e dal buio del medioevo. Furono uomini che s'ispirarono alle lezioni della storia, dalla quale trassero l'idea di libertà.

A questi uomini dobbiamo se oggi quasi otto miliardi di uomini trovano sostegno in un pianeta piccolo come la Terra. Eppure proprio oggi i più se ne allontanano e ne dimenticano la lezione. Così facendo, però, la società e lo stesso mondo finirà con il retrocedere prima a sicura estinzione e poi alla fine di ogni vita sulla Terra, se non quella animale.

Un esempio stanno dimostrandolo oggi quasi tutti i governi, compreso quello italiano, che hanno scelto come soluzione alla pandemia il metodo più assurdo per sfuggirgli: non vivere per non morire, perché isolarsi non espone certamente al pericolo di contagi, anche se ci espone al pericolo di smettere di pensare e di restare ebeti di fronte a un televisore, che ci propina per ore le convinzioni che i governanti vogliono inculcarci.

Ma questo non è vivere, equivale piuttosto essere morti! 

Commenti

i morti, o meglio gli "zombie", sono i sudditi migliori. Nell versione originale, non quella cinematografica, i morti viventi sono gli schiavi o sudditi perfetti. Obbediscono sempre e non si lamentano mai....