Anche la morte del buon senso genera mostri

Ritratto di Angelo Sciortino

30 Maggio 2021, 18:19 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Diceva Rousseau, che fra i filosofi non è il mio preferito e che per la mia disistima è battuto soltanto da Hegel, che “la democrazia esiste laddove non c'è nessuno così ricco e potente da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi.” Da alcuni giorni rifletto su questa frase e non ho potuto evitare di utilizzarla per giudicare l'Italia e Cefalù in particolare. Da anni assisto a questa compravendita fra politici ed elettori, con i politici che promettono posti di lavoro e contributi, e gli elettori che vendono il loro voto. Anzi, oggi in cui le crisi si sommano e con una ricchezza quasi sparita; con un'economia in recessione e con una classe imprenditoriale quasi scomparsa, perché sostituita da uno Stato imprenditore buono solo a sperperare quel poco che ancora si produce; oggi non si promettono più posti di lavoro, ma si distribuiscono piccole elemosine e persino borse della spesa.

Ne deriva che ormai l'acquisto di un cliente, di un uomo che si vende, non richiede un costo eccessivo. Quindi, la democrazia e la libertà si avviano verso la loro scomparsa, vendute per un tozzo di pane. Mi chiedo che cosa lasceranno questi uomini che si vendono per un tozzo di pane ai loro figli; mi chiedo se si rendono conto che stanno preparandogli un futuro di miseria; mi chiedo soprattutto con che coraggio possono guardarli negli occhi senza vergognarsi per il male che gli stanno facendo.

Ma lasciamo da parte queste riflessioni generali e dedichiamoci a Cefalù. Qui accade una cosa stranissima, mentre la città dimostra ogni giorno di più il suo degrado, a ogni iniziativa del Sindaco aumentano commenti del tipo “bravo Sindaco” e i “mi piace” ai suoi comunicati. Lasciamo stare i consiglieri di maggioranza, che almeno esprimono in tal modo la gratitudine nei confronti del loro dante causa, ma come spiegare che centinaia di cittadini vanno quasi in brodo di giuggiole per una lampada dell'illuminazione pubblica riparata o per un'assurda palestra sul Lungomare? Com'è possibile che assistere alle cause perse, dopo che per mesi e persino per anni sono stati bloccati lavori già autorizzati, rallentando la crescita economica e causando disoccupazione, non spinga queste centinaia di cittadini quantomeno a dubitare della correttezza dell'azione amministrativa dei suoi responsabili?

Vi assicuro che l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo, ma ormai sono stanco di ripetermi. Così stanco, che ho deciso di lasciare Cefalù, perché sono convinto che l'unica spiegazione di tutto ciò sia la non esistenza della democrazia, come diceva Rousseau. Con una precisazione: i ricchi sono ricchi di potere più che finanziariamente e i poveri sono poveri più di buon senso piuttosto che di reddito; il potere dei ricchi deriva, infine, dal voto di questi poveri di buon senso.

Stando così le cose, non mi resta altro da fare, se non smetterla di scrivere le mie riflessioni, dimettendomi da curatore del blog Quale Cefalù e astenendomi dall'esercitare il ruolo della voce clamans in deserto, il deserto dell'incultura e della dissennatezza. Tranquilli, perciò, non sarete più costretti a leggermi e presto, visto che andrò via, a incontrarmi casualmente per le strade di Cefalù. Mi auguro che un intervento divino vi eviti di continuare a sbagliare e auguro a Cefalù di trovare qualcuno che la difenda dall'attuale dissennatezza. E come concluse Giacomo Matteotti alla Camera, “Io il mio discorso l'ho fatto, ora preparate il discorso funebre per me.”

Commenti

Caro Angelo, sarò laconico.
Non rispetterei te se non rispettassi le tue decisioni.
Ti dico grazie per esserci stato, come ci sei stato.
A Cefalù e su "Quale Cefalù".
Mi mancherà incontrarti.
Mi mancherà leggerti.
Mi mancheranno gli stimoli alla riflessione dei tuoi scritti.
Quelli che avrei potuto, ancora, condividere e quegli altri dai quali avrei potuto, ancora, dissentire.
Come è sempre accaduto su questo blog di cui siamo stati cofondatori e sugli altri sui quali ci siamo confrontati.
Con schiettezza, in buona fede, con onestà intellettuale.
Nella condivisione e nel dissenso.
Confido in un tuo ripensamento e ti auguro tutto il bene.

 

 

 

Caro Saro, le tue parole mi hanno insieme commosso e inorgoglito. Sono certo che ci ricorderemo a vicenda con affetto.