Quando tornerà acqua potabile a Cefalù?

Ritratto di Angelo Sciortino

18 Giugno 2021, 20:16 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Esattamente dieci anni fa - a giugno 2011 - la maggioranza assoluta degli italiani, e il 95 per cento dei votanti, si esprimeva "contro la privatizzazione dell'acqua". L'importanza di quell'evento non può e non dovrebbe essere sottostimata, perché molti dei problemi con cui ancora oggi facciamo i conti, forse ancor più a Cefalù, dove un'acqua potabile rimane un sogno, nascono in quel momento.

Anzitutto, raramente la distanza tra la retorica e la realtà è stata altrettanto grande. Gli italiani si sono espressi plebiscitariamente sul quesito "contro la privatizzazione dell'acqua", che ha in verità abrogato l'obbligo di mettere a gara la gestione dei servizi pubblici una volta arrivati a scadenza. Non è venuta meno la facoltà di indire delle gare: si è semplicemente consentito alla politica di mantenere e prorogare gli affidamenti inhouse e di trattare le municipalizzate alla stregua di veicoli fuori bilancio attraverso cui aggirare i vincoli del patto di stabilità interno. La Corte dei conti ha analizzato i bilanci 2017 di 4.326 di queste società (su un totale di 7.485), riscontrando perdite cumulate per oltre un miliardo di euro (di cui la metà riconducibile a 1.804 aziende a totale controllo pubblico e per oltre quattro milioni al comune di Cefalù).

Il problema è che, a fronte di modesti effetti materiali, che al massimo hanno rafforzato lo status quo, il referendum ha letteralmente inquinato il dibattito pubblico, avvalorando l'idea che gli investimenti pubblici sono gratis, che il coinvolgimento del privato è sempre un male, e che nei referendum contano più le intenzioni ("no alla privatizzazione") degli effetti (la politicizzazione dei servizi pubblici locali).

Mai fu dato un esempio così indiscutibile di come e di quanto Cefalù sia questo tipo di città italiana. È strano che in pochi cefalutani se ne rendano conto; si rendano conto, cioè, di quanto è peggiorata la fornitura idrica dal dopo referendum. Occorrerebbe, perché toccassero con mano, che si tornasse a pagare le bollette, invece di partecipare alle spese pagando con le tasse generali i consumi di acqua; occorrerebbe che i responsabili della sanità pubblica facessero il loro dovere, chiudendo tutti gli esercizi pubblici (bar, ristoranti, panifici ecc.) che utilizzano un'acqua non potabile, perché infetta, come da anni dimostrano le analisi del SIAN.

Sono trascorsi oltre tre anni da quando il Sindaco mi ha denunciato per procurato allarme per aver sottolineato i pericoli derivanti dall'uso di quest'acqua, ma il PM dopo un anno di indagini ha chiesto una proroga di sei mesi e poi un'altra, ma dopo oltre trentasei mesi non si è tenuta neanche un'udienza. Sarebbe interessante scoprire il valore attribuito dal Tribunale alle analisi del SIAN, che fornii al momento della notifica della denunzia. Ancor più interessante sarebbe sapere con quale criterio si è permessa la requisizione del potabilizzatore da parte dell'Amministrazione comunale, visto che essa non è stata capace di migliorarne il funzionamento, anzi lo ha peggiorato!

In fondo, non possiamo che subire, perché così vuole la maggioranza, così permette la Magistratura, così permettono gli organi preposti alla difesa della salute dei cittadini, così permettono i silenti cittadini.

 

Commenti

Caro Dott. Sciortino,Le confesso che ogni Suo intervento sull'argomento “acqua potabile” mi incuriosisce parecchio, perchè vi cerco sempre una spiegazione logica all'attuale situazione di stallo, ma non l'ho mai trovata, Secondo il mio modesto parere, la causa è la seguente: Lei parla di “acqua potabile”tout court, quando invece dovrebbe parlare di DUE “acque potabili” e cioè tra acqua potabile del potabilizzatore, che è potabile, e acqua potabile del rubinetto, che potabile non è. E' il classico esempio dei due contendenti che hanno entrambi ragione. Ma Lei parla di allarmismo, di emergenza sanitaria. Quale emergenza sanitaria? Quando il potabilizzatore era in funzione, non c'era Cefaludese ( presumo neppure Lei) che bevesse l'acqua del rubinetto, perchè era imbevibile, e beveva acqua minerale ( presumo pure Lei). Ora che il potabilizzatore non è in funzione, i Cefaludesi continuano a bere acqua minerale ( presumo pure Lei). Quindi, dove è l'emergenza sanitaria? Il cittadino non si sofferma sugli aspetti legali e normativi che Lei sottolinea, a lui interessa solo una cosa, che non vuole pagare per potabile un'acqua non potabile. Stop. L'acqua serve al Cefaludese solo per lavare il pavimento e non credo che il pavimento possa risultare inquinato dall'acqua del rubinetto. E allora, andiamo al cuore del problema! Ha Lei mai visto le tubature dell'acqua in occasione dei numerosissimi interventi in occasione di rottura? Io sì, e c'è davvero da inorridire: le tubature sono incrostate e arrugginite. Il gestore può pure immettere champagne, ma sempre acqua imbevile arriva. E allora, perchè mai un cittadino dovrebbe pagare per potabile un'acqua che potabile non è? Se prima non si rinnova la rete idrica, è inutile potabilizzare l'acqua, questo lo capisce chiunque, no? Quindi, se per caso Lei si impegnasse in una battaglia per il rinnovo della rete idrica, stia pur certo che mi vedrebbe al suo fianco sulla barricata all'assalto del Direttorio! Cordiali salutiEnzo Rosso

Le rispondo tra il serio e il faceto: negli anni '50 io bevevo l'acqua del rubinetto, adesso non la berrei; i tubi della rete idrica erano più puliti e avevano meno perdite, mentre oggi a guardarle c'è da "inorridire", per non dire che spesso in dieci metri di tubo si preferisce aggiungere otto riparazioni (cravatte) invece di cambiare il tubo.

Certamente bisogna rifare la rete idrica, ma prima ancora sarebbe necessario, quasi indispensabile, ripristinare in piazza Duomo la gogna di medievale ricordo per esporre al pubblico ludibrio gli attuali e i passati responsabili di questa aberrante situazione. 

Cefalù città turistica, bene dell'umanità, perla del Tirreno? Forse quando si dismetterà l'abito della supponenza e ci si alzerà le maniche per fare ognuno il proprio dovere non seguito più da narcisistici proclami.

Esatto! Anche io bevevo acqua del rubinetto, ora non si può più. Quindi il cittadino, non potendo bere l'acqua del rubinetto è costretto a comprare acqua minerale, spendendo  centinaia di euro all'anno.  E allora, se si dovesse pagare pure l'acqua del potabilizzatore, il cittadino la pagherebbe due volte, e non mi pare una cosa simpatica. Quindi, Le rinnovo l'invito sulle barricate per il rinnovo della rete idrica.Cari saluti

Caro Dott. Sciortino,Il Suo articolo sull'acqua potabile e le mie risposte  hanno suscitato molto interesse, tanto che molti mi hanno fermato per strada per approfondire l'argomento. Tra questi, uno mi ha così apostrofato:" Caro Enzo, di tutto avete parlato, tranne che della competenza sul rifacimento delle rete idrica. La rete idrica indubbiamente deve essere rifatta per intero, ma a chi tocca farlo?". Ecco, io non ho nsaputo dare risposta perchè semplicemente non lo so. Lei forse lo sa? Grazie.

Credo che finché la gestione della rete idrica rimane affidata al Comune, è la sua Amministrazione che dovrebbe provvedere.

Ricordo che durante i lavori per la rete della metanizzazione la ditta aveva proposto di consentirle di provvedere al rifacimento della rete idrica, approfittando degli scavi già fatti per passare i tubi del metano. La ditta, tra l'altro, gestiva allora anche il potabilizzatore, per cui aveva tutto l'interesse a una rete idrica meno fatiscente. L'Amministrazione d'allora, con una lungimiranza degna di mglior causa, rifiutò.

Ma questo da almeno cinquant'anni è il destino di Cefalù, che i cittadini non fanno nulla per cambiarlo!