Un elegante esercizio di fioretto ma nessuna risposta sul Punto

Ritratto di Pino Lo Presti

7 Settembre 2012, 06:13 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Quando il 25 agosto (Vedi: 2° parte del mio intervento “Tutti in riga” verso il ”Premio giornalistico”! - http://www.qualecefalu.it/node/660), ho tirato fuori una delicata vicenda della mia vita personale di vari anni prima, “spendendola” nell’intento di dimostrare lo spessore della “qualità dello spettacolo” a cui il Sindaco invitava la cittadinanza presso l’Arena Dafne, la sera del 26 agosto (Vedi: La Premiazione dei Giornalisti del cosidetto “Premio Città di Cefalù” del 27 agosto - http://www.qualecefalu.it/node/668), avevo messo in conto, avendone già avuto esperienza negli anni, che qualcuno vi avrebbe, prima o dopo, fatto riferimento, come si dice, “marciandoci” su di un tappeto che si sarebbe trovato, così comodamente, disteso!
Non mi stupisco pertanto che, così come in passato, anche in questo caso, qualcuno, peraltro con molta eleganza, ancora lo faccia.

Nel suo recente intervento (“Altre due pennellate di coloritura”) di ieri 6 settembre (http://www.qualecefalu.it/node/757), il mio censore intravede una simmetria tra la scorrettezza del comportamento del Giornalista di Cronaca, di cui allora riferivo di avere subito un torto, e - a suo parere - il mio, così come gli appare nell’altrettanto recente mio intervento (Il Caso “Localizzazione area, programma costruttivo Ditta Puglisi Vincenzo s.r.l.) del 5 settembre (http://www.qualecefalu.it/node/748), nei confronti del Sindaco Lapunzina.

Ma dove sono, intanto, le ragioni della simmetria - e dunque della opportunità - del “richiamo” che il mio censore fa alla mia “protesta” del 25 agosto?

Nel primo caso si tratta di un fatto di cronaca riportato da un giornalista professionista di Cronaca; nel secondo, di un fatto politico commentato da un comune cittadino.

Nel primo caso, si tratta di affermazioni false, fatte da un Cronista di professione che, per ruolo, dovrebbe invece riferire solo fatti accertati; nel secondo si tratta di considerazioni se pur propositrici di un dubbio, cioè di una ipotetica lettura di una fatto, avanzate da un comune cittadino nelle vesti di libero commentatore.

Nel primo caso, non è dovuto dal Cronista di lanciarsi in teorici collegamenti tra i fatti; nel secondo - a fronte di un fatto politico, la cui interpretazione ufficiale risulta controversa - è dovere di un libero commentatore sottoporre “il fatto” a diversi - e anche sperimentali - tagli di luce (comunque e sempre dichiaratamente soggettivi) alla ricerca di una possibile “quadratura del cerchio”, cioè di una possibile comprensione del fatto in oggetto.
 
Nel primo caso, la censura veniva fatta al comportamento (non solo non-professionale ma fuori-legge) di un giornalista, in coincidenza con il conferimento di un Premio giornalistico che gli veniva riconosciuto; nel secondo la censura viene fatta ad un comune cittadino nella occasione di un suo libero esercizio della libertà di pensiero e di parola.

Circa l’ipotesi di una “condizione di noia”, poi, come causa della tentazione a dare due “pennellate di coloritura”, mentre nel primo caso essa è sostenuta dalla testimonianza di un tale Palazzotto che ha scritto: “per le contrattuali sette ore e un quarto quotidiane impasta notizie (spesso insulse) altrui”; nel secondo caso, essa si sostiene solo sui meccanismi interni della creatività fantastica del mio censore.

Francamente, da ex pittore, comunque da persona che ha esercitato ed esercita (oggi da fotografo) l’occhio, non scorgo alcuna simmetria tra i due casi, e dunque “il richiamo”, il parallelismo, che egli ha voluto segnalare, non lo trovo - come dire - “ficcante” bensì malizioso!

L’unica cosa che hanno in comune i due casi è che, in entrambi, l’operato di una data persona si ritrova, ad un dato momento, all’interno di un inquietante cono d’ombra.
Nel primo caso però il soggetto è tornato alla luce dando le dovute spiegazioni ad un Giudice, che ne ha sentenziato la piena assoluzione; nel secondo si attende una altrettanto lineare azione chiarificatrice agli occhi dell’elettorato!

Un’ultima cosa.
Il mio censore, come si è visto, oltre a non aver chiara la differenza tra la destra e la sinistra (e dunque le eventuali corrispondenze o asimmetrie tra loro), sembra non averla chiara neanche tra “affermazione” e “considerazione”.
Ad un certo punto infatti del suo elegante intervento censorio nei miei confronti, parla di “considerazione dell’Autore” (cito: “E mi soffermo sulla considerazione dell’Autore, secondo cui sull’approvazione ad opera del Consiglio possa aver “… pesato...”), al capoverso successivo però si chiede “se non siano queste affermazioni calunniose...”.

Se quelle contenute nel mio passaggio “incriminato”: “Che abbia pesato la co-cittadinanza del nostro Sindaco con quella del sig. Puglisi o che il sig. Coco sia stato tra i grandi elettori del Sindaco in carica, sono dubbi legittimi  che il futuro non mancherà di fugare”, siano “considerazioni” o “affermazioni” è questione sulla quale gradirei francamente anch’io essere consigliato; a me sembrava di aver detto chiaramente che erano “dubbi legittimi che il futuro non mancherà di fugare”.

Forse non si possono avere dubbi neanche quando la loro natura di “questione non certa” è ribadita dalla possibilità - dichiaratamente lasciata aperta - che essi, “il futuro non mancherà di fugare”?
Ma anche queste ultime mie parole, al mio censore  non devono essere apparse chiare, infatti, riproponendole, vi pone alla fine ben tre punti di interrogazione: “…dubbi legittimi che il futuro non mancherà di fugare”. (???)

Eppure è chiaro, a ben vedere, con un pò più di umiltà, e ricordandosi dei tormentosi rovelli di chi sta fuori dalle stanze del potere, in posizione critica (non necessariamente di Opposizione), tutte le ragioni della polemica sarebbero state chiare sin dal suo insorgere, anzi esse si sarebbero potute prevenire per tempo facendo la debita chiarezza su una questione che invece il mio censore lascia, dopo un così - ripeto - comunque elegante intervento, inevasa: il perchè Politico di quell’atto amministrativo su un qualcosa di “compatibile ma non conforme”?

Un atto politico che nè il Sindaco, nè la sua Maggioranza consiliare (è un caso a parte il Gruppo di minoranza del PDL che si è unito nel voto favorevole) hanno spiegato, peraltro doverosamente rispondendo alle osservazioni e alle domande puntuali del consigliere di Opposizione, Barranco.
Un voto in silenzio, compatto e in riga, senza che “volasse una mosca” - “bulgaro” lo ha definito qualcuno - che lascia pensare, più che ad una discussione tra pari, ad un “ordine di ferro” a dei sudditi; già, forse perchè, dopo “il rischio coraggiosamente affrontato“ dalla Ditta Puglisi di comprare preventivamente un terreno (senza essere “sicura” che poi sarebbe diventato edificabile, sic!) forse, “non si poteva, nè doveva rischiare” che quel terreno restasse agricolo!
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Se ho detto o fatto qualcosa “non conforme” alla legge, sono pronto - come sempre nella mia vita - a risponderne, ma se mi si chiede di gettare il mio cervello all’ammasso non ci stò; proprio per questa ragione non ho mai voluto fare parte di un Partito (ma ne esistono ancora?), nè restare (lasciandomi buttare fuori) da “centri di informazione”, da questi vasectomizzati, come - è ormai evidente - il caso de L'altraCefalù.

Commenti

L'eleganza con la quale Gaetano Lapunzina usa il fioretto non è, per me, una novità.
Personalmente l'ho sempre apprezzata.
A dare risposte sulla questione, però, non sarebbe dovuto essere, certamente, Lui.
I primi a darle sarebbero dovuti essere i consiglieri che quella delibera hanno votato.
I consiglieri giovani e i consiglieri meno giovani.
I consiglieri neofiti sotto le capriate e i consiglieri navigati sotto le capriate.

I consiglieri giovani di belle speranze sui quali la Città ha risposto, e ripone, le sue speranze.
Neofiti che si sono candidati e sono stati eletti "nel segno del nuovo", per sconfiggere quel "vecchio modo di fare politica"  che, a loro dire in campagna elettorale, "ha portato Cefalù dove la ha portata".

I consiglieri meno giovani sia quelli che, in passato, hanno dimostrato grande attitudine agli interventi in aula e, sia anche, quegli altri che questa attitudine, in passato, non hanno dimostrato e che, però, la Città vorrebbe cominciassero, finalmente, a dimostrare.