La “Fruottula” - perchè farla?

Ritratto di Pino Lo Presti

2 Luglio 2012, 01:23 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Il 15 giugno di quest’anno, su L'altraCefalù, Serge Rajmondi si chiedeva “Di chi è la responsabilità del non svolgimento della “Frottola”? (http://www.laltracefalu.it/node/8070) e ricordava a tutti i lettori cosa è la “Frottola” anzi cosa era la “Frottola” ....

Domanda, la sua, non solo sua ma di molti cefalutani, che già l’anno prima si interrogavano della stessa domanda.

Alla domanda di Serge non c’è stata risposta, nè io penso di potergliene dare; piuttosto il mio intende essere un contributo alla ricerca a chi ha già mostrato - con il Gruppo “Foto storiche”, su Faceboock - di aver attenzione per le nostre radici.
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Allego (a fine testo) dei documenti, sulla “Fruottula”, prodotti da Nico Marino e dal prof. Domenico Portera - gentilmente fornitimi, al presente scopo, dalle rispettive famiglie - e due contributi (in pdf.) da me prodotti, sul presente argomento, nel maggio del 2008 su DonLappanio '08.05.25 la "frottola".pdf e nel giugno 2011 su LaltraCefalu '11.06.29Fruottula in meno ...in più.pdf.

So che quest’anno il nuovo Sindaco si era dimostrato disponibile a mettere a disposizione il locale del “Mercato del Pesce” per l’allestitura dei carri, ma che - dati i tempi ormai ristretti - non si sarebbe fatto in tempo, da parte degli organizzatori, a raccogliere i circa 6000 euro necessari.
L’anno scorso, ciò che è certo e che nessuno richiese dei locali, per questo scopo, al Vescovo.
Perchè padre Mormino, “Presidente” facente funzioni del Comitato per la Fruottula”, in quanto Parroco della Cattedrale, non li richiese, quell’anno (e quest’anno) è questione che esula i confini nazionali e riguarda lo Stato estero della Chiesa e le sue storie interne di cui ogni tanto - come in questi giorni - si vedono all’esterno taluni effetti.
Forse fu una “protesta”?

Ogni cosa però che accade non è mai completamente disgiunta da tutte le altre.
Quando il tempo arriva, molteplici e, a volte, distanti sono i fenomeni in cui si manifesta. Quella "non-richiesta" ne rappresentò uno e, certamente fu, fra i tanti, un segno della fine di un periodo
Forse vi è un tempo per tutte le tradizioni; trascinarne il cadavere troppo, nel tempo, solo per offrire spettacolo ai turisti, non sò, alla fine, se sia dignitoso.

Nulla è rimasto di quelle Categorie sociali (“Otto”, nella Tradizione: Mastri Granni, Mastri Nichi, Vastasi, Piscatura, Viddani, Marinari ri Vila, Parrini, Galantuomini) che rappresentavano il “motore” della società di allora.
E giusto che altri celebrino un atto devozionale a nome di chi non c’è più?

Certo oggi pure esistono le categorie sociali che costituiscono il “motore” della società cefaludese!
Però, forse, non sentono il bisogno di “sacrificare”, ossia di “investire” una parte del loro lavoro anche nella direzione della costruzione di un “Corpus-Tempio” comune, di cui possa compiacersi un Dio che non sia il “Denaro”!

Sarebbe, d’altra parte, interessante vedere “quali frutti” della propria Arte lavorativa, oggi, si potrebbero “offrire” al Creatore come sincero-timoroso contributo alla sua Grande Opera!

In ogni caso, la Polis Kephaloidion (tra i quali soci vi sono i maggiori organizzatori delle "Fruottule" degli anni passati) so che si vorrebbe fare carico della continuazione di questa Tradizione.

A loro il difficile compito di saper rinunciare alle forme e a saperne reinterpretare, attualizzandolo, il Senso.
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DI NICO MARINO

Cefalù: tradizioni popolari e feste religiose
‘A Fruottula
 
Una delle più antiche testimonianze delle tradizioni popolari di Cefalù è senza dubbio ‘a Fruottula. Essa ci è stata trasmessa, attraverso il succedersi delle generazioni, mantenendo immutato il suo genuino gusto popolare.
‘A Fruottula è oggi una sorta di processione profana, nella quale non è prevista la partecipazione del Clero, costituita da una teoria di composizioni floreali precedute dagli antichi stendardi della Corporazione dei viddani (Contadini).  E’ guidata dal tammurinaru (suonatore di tamburo), che con il ritmico rullio del suo grande strumento annuncia l’arrivo del corteo, costituito quasi sempre da uno stuolo di bimbi. Con un pane, cucciddatu (si chiama così ogni sorta di pane o dolciume in forma di ciambella), legato all'estremità di un bastone, essi, inneggiando al prezioso frutto della terra, precedono un fercolo riproducente un ostensorio, alcuni alberi - ai  cui  rami sono appesi frutti primaticci - e altre composizioni, tutte rigorosamente realizzate con piante e fiori, il cui tema è affidato agli organizzatori del momento. Le figurazioni più ricorrenti rappresentano colombe, asinelli, mietitori, la Cattedrale di Cefalù; si ricorda un’edizione, quella del 1925, nella quale fu riprodotto un aereo.
La Fruottula, che viene anche chiamata “La Festa del Pane”, costituisce il retaggio dell’antica festa delle Maestranze e delle Corporazioni e oggi precede di un giorno la Festa del Corpus Domini, della quale anticamente era parte integrante. In quell’occasione i contadini indossavano un abito che li contraddistingueva: vestito nero, guanti e camicia bianchi, farfalla e bombetta nere. L’abito contadino da lavoro veniva indossato soltanto da uno di loro che, in edizioni del dopoguerra, con falce e spighe, apriva il corteo inneggiando al pane.
L’antica festa delle Maestranze, chiamata l’Ottava del Corpus Domini, cominciava con la festa del Corpus Domini, che cadeva due mesi meno un giorno dopo la Pasqua, sempre di giovedì, e aveva la durata di otto giorni. Essa prevedeva un calendario, codificato nel tempo, che assegnava a ogni Maestranza o Corporazione un giornata di autocelebrazione.  
Le notizie più antiche su questa festa tradizionale ci vengono fornite dal poeta popolare cefaludese Carmine Papa che, in una sua poesia, cita quei pochi frutti adurnati di ciuri; il Sac. Cristoforo Grisanti così commenta: II poeta allude ad uno dei così detti alberi, che in ogni anno questi contadini sogliono comporre di varie forme, con fiori e frutta, la Domenica immediata a la festa del Corpus Domini, e, quali primizie della nuova raccolta, menare in gran festa e in lungo ordine per la città.
 A detta di Giuseppe Pitrè ,  gli alberi del pane , in un’edizione rimasta memorabile, formarono quasi una foresta nella piazza del Duomo, trasformata per l’occasione in teatro della festa ed illuminata ogni sera in un modo differente a cura delle diverse  Maestranze, a turno impegnate ad “oscurarsi” vicendevolmente.
Il Pitrè sottolinea che, mentre in altre città la festa del Corpus Domini aveva una sola processione, a Cefalù, invece, se ne facevano ben otto, una per ogni Maestranza, secondo un preciso ordine:

1° giorno - Giovedì      - Mastri Nichi (maestri d’infimo ordine).
2° giorno - Venerdì     - Vastasi (facchini).
3° giorno - Sabato       - Pescatori.
4° giorno - Domenica - Villani (Contadini).
5° giorno - Lunedì       - Marinai  di  Rivela (coloro che si imbarcavano sui  bastimenti, n.d.a.). In questo giorno si organizzava ‘a ‘ntinna a mari (l’albero della cuccagna a mare).
6° giorno - Martedì      - Parrini (sacerdoti, n.d.a.).
7° giorno - Mercoledì  - Galantuomini (ceto civile).
8° giorno - Giovedì      - Mastri Granni (maestri, n.d.a.).

Ogni gruppo, continua il Pitrè, cercava di rendere più solenne il giorno assegnatogli e, tra le molte figurazioni della sfilata dei Contadini, cita un ostensorio di pane nuovo (realizzato col frumento del recente raccolto), circondato dalle più belle spighe dell’ultima messe.
Man mano che veniva meno l’importanza di alcune maestranze, alcuni giorni dell’Ottava restavano privi dei relativi festeggiamenti, fino a quando l’unica maestranza rimasta fu quella dei Viddani (Contadini).
Il vocabolo fruottula è un termine che, in generale, nel vernacolo siciliano, sta ad indicare una poesia composta per essere musicata; in particolare, a Cefalù, ha sempre indicato una poesia musicabile costituita da una sequenza continua di tre versi: due ottonari a rima baciata ed un senario che non fa rima né con i versi che lo precedono né con quelli che gli succedono. Tale composizione, cantata da un solista o da un coro, trattava talvolta temi profani, spesso satirici e irriverenti, ma nella quasi totalità dei casi svolgeva temi religiosi, raccontando la vita dei Santi o esaltando la gloria del Signore.
 La fruottula si eseguiva in corteo e trovava posto nelle processioni religiose, persino in quelle dedicate al Patrono, come si riscontra in Cefalù per il SS. Salvatore, a Palermo per S. Rosalia e come avviene a Catania per S. Agata. Il termine fruottula passò poi ad indicare l’Ottava, la manifestazione nella quale a Cefalù si perpetuò a lungo l’uso di quel canto, che, come ricordano gli anziani, veniva proposto ad ogni punta ri cantuniera.

Altre fonti sull’argomento:
Enrico Filippini - Usi dei Marinai e dei Pescatori di Cefalù in Il Corriere delle Madonie – Anno XIX – n. 2 – Febbraio 1982, Parte I.
Enrico Filippini - Usi dei Marinai e dei Pescatori di Cefalù in Il Corriere delle Madonie – Anno  XIX – n. 3 – Marzo 1982, Parte II.
Anita Maggio - Cefalù e le sue tradizioni - Tesi di Laurea, Anno Accademico 1948-49.

NOTA: questo testo è già apparso sulla pagina web http://www.isideweb.com/cefalu/fruottula.htm (online almeno dal 2003)

La vinuta di Monsignuri Blunnu a Cefalù a lu 1858 in Poesie siciliane edite ed inedite di Carmine Papa, Cefalù,1892, XVI, p. 49.
Cartelli, Pasquinate, Canti, Leggende, Usi del popolo Siciliano, 1913, p. 258.
In questo giorno si organizzava ‘a cursa ri sciecchi (la corsa degli asini), una strana gara che vedeva i concorrenti gareggiare sugli asini dei concorrenti avversari. Vinceva chi arrivava ultimo!
Maria Adele Di Leo, Feste patronali di Sicilia,  Newton, 1997, p. 65.
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DEL PROF. DOMENICO PORTERA





Commenti

Ricordo che negli anni 50, quelli della mia infanzia, LA FRUOTTULA è stata un appuntamento al quale non sapevo rinunziare.
Come le processioni dell'ottava del Corpus Domini.
Quel ricordo mi è assai caro.
Mi fa rivivere sensazioni che sono rimaste impresse nel mio cuore.

In particolare, una.
Quella che mi suscitava la banda musicale che veniva a "rilevare" a casa mio nonno materno : don Cosimo Cimino che, per tanti anni, è stato presidente dei "viddani".
Una tradizione che, negli ultimi anni di vita di mio nonno quando gli acciacchi gli hanno impedito di partecipare alla Fruottula, la banda ha continuato venendogli a suonare una marcia sotto il balcone di casa.

Ma nel 2012, se a Cefalù ancora vi sono "viddani" e "piscatura" dove sono "i marinai di rivela", " i ucciera" e  le altre  categorie sociali che davano vita a quella manifestazione popolare ?

Avrebbe senso che le nuove categorie sociali di Cefalù continuino una tradizione che, per ovvi motivi, non sentono propria ?

LA QUESTIONE, caro Pino, NON E' DI QUELLE BANALI.
Come le altre che, con l'acume che ti contraddistingue, di sovente poni per porle a tutti noi.

Come sembra suggerire Saro, qualsiasi tentativo di riportare in vita questa manifestazione lo si può considerare inutile, buono soltanto per qualche turista ingenuo, un'attività  ipocrita, posticcia ed offensiva, data la sua  nuova natura, una parodia orchestrata per riempire i vuoti odierni o per raccogliere quattro soldi di contributi, e, d'altro canto, si è già visto come negli ultimi anni sia andata sempre più languendo  ed impoverendosi.