Utopia?

Ritratto di Pino Lo Presti

23 Settembre 2012, 19:28 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Poichè non sono un tecnico, mi voglio permettere una domanda che diversamente magari non dovrei fare.

Le premesse sono queste.
Negli anni passati, quando in varie occasioni si è discusso dello Schema di Massima di Variante al PRG, nella ristretta cerchia dei frequentatori della Cisl (che fungeva da sede del PD), i commenti convergevano sul giudizio che quelle carte, disegnate dall’arch. La Barbera, esprimessero un’idea di uso del territorio caratterizzata dagli interessi dei vari “comitati di affari” (così si diceva) che ruotavano attorno al Sindaco S. Vicari, specie nella zona ad est della città, cioè in quella parte del territorio Ferla-S.Ambrogio rimasta ancora relativamente vergine, e per la quale invece si sarebbe dovuto pensare ad un uso meno “cementizio” e più rispettoso dell’ambiente naturale e cioè ad una idea di sviluppo che avrebbe visto negli impianti agrituristici - e non in quelli dei lotti di seconde e terze residenze - il suo centro ispiratore.

Le parole dell’arch. Mauro Caliò, pronunciate la sera del 18 c.m. alla fine dell’incontro tra il Comitato Pro-S.Ambrogio e il Sindaco (http://www.qualecefalu.it/node/858), relative a varie altre lottizzazioni che incomberebbero sul territorio ambrosiano, confermerebbero quanto sopra ed il rischio più che concreto della fine di una esperienza di “accoglienza”, praticata da anni dai cittadini del Borgo, che ha visto in una minuta signora inglese - da tutti chiamata “Carmelina” - il suo centro ispirarore.

Inoltre, tale Schema di Massima (nel suo complesso) è stato criticato per il suo essere obsoleto.

Il desiderio, solo sussurrato - perchè all’epoca appariva una chimera -, era quello di redigere ex-novo uno Schema di Massima di Variante più aggiornato e rispondente ad una diversa idea di sviluppo della città e del territorio.

La domanda è:
Oggi, che (non c’è neanche più La Barbera) quelle stesse persone - che pensavano e parlavano in quel modo - sono al governo della città, quali margini avrebbero (se fossero coerenti nella volontà politica) per attuare quello che allora appariva come un irraggiungibile proposito?

Oppure:
I sicuri ulteriori ritardi nella dotazione di uno strumento urbanistico completo (attualmente sono in vigore soltanto le norme di massima del Prg ma sono decaduti tutti i suoi strumenti attuativi cioè i Piani Particolareggiati), dopo decenni di “Far west”, costituiscono - o costituirebbero - ragioni sufficienti per rassegnarsi a recepire passivamente ormai una idea di sviluppo della città, e del suo territorio, obsoleta e nefasta?

Ovvero:
Se, come tanta gente ha creduto votando Lapunzina, una “svolta” questa Amministrazione esprime, in cosa consiste: soltanto nel rispettare l’ordine di precedenza delle varie richieste di fabbricazione giacenti o in via di presentazione o nella trasparenza delle loro procedure di approvazione?

Commenti

Insomma,

ricominciamo da capo, giusto?

Altri anni, dico ANNI, d'attesa.

Osservazione fatta sottovoce: come fai ad essere così certo che quelle lottizzazioni cui si fa riferimento dipendano dallo schema di massima?

Vedi, dopo aver dichiarato che sarei tornato a intervenire sulla piazza telematica solo per fatti estremi, mi sento ora obbligato a farlo giusto perché temo che davvero si possa finire con lo smarrire la strada.

Il Consiglio Comunale, e l'Amministrazione, hanno tutto l'agio di intervenire per migliorare il PRG nel corso della sua stesura definitiva, senza bisogno di ricominciare tutto da capo. 

Se qualcosa di superato (non obsoleto) c'è nello schema di massima questo è, come ho dichiarato nella intervista che mi facesti, l'idea che per l'attuazione delle infrastrutture si possa ancora disporre di fondi che certamente erano più alla portata del Comune  cinque anni fa, alla presentazione dello schema di massima, mentre adesso non si sa più se, quanto e quando si potrà tornare a sperare in un finanziamento. Dunque, andrebbe purtroppo ridimensionato il programma infrastrutturale (parcheggi, strade di entrata e uscita dal centro e dal lungomare, nodo di scambio intermodale, ecc.), a scapito - naturalmente - di ciò che Cefalù sarebbe potuta essere se la politica non le avesse fatto perdere tutto questo tempo.

 Con sincera considerazione,

 Marcello Panzarella

dunque non sono sicuro di niente, tantomeno se quelle lotizzazioni dipendano dallo Schema di Massima!

Caro Marcello, la domanda è: quali margini ha la Politica per tornare indietro sui suoi passi e rivedere sotto la spinta di una nuova amministrazione (portatrice di nuove istanze ed idealità?) alcune Previsioni precedenti, in particolare per la zona di S. Ambrogio?

Grazie sempre per la tua attenzione.

Ovviamente le lottizzazioni, attuali ed eventuali, non possono dipendere dallo schema di massima, perchè non vigente. Tuttalpiù si potrebbe verificare che, come mi sembra, lo schema di massima non preveda grandi cambiamenti in tal senso.

E' però vero che lo schema di massima di cui parliamo è stato sempre ritenuto dall'opposizione, carente e per certi versi superato, ad eccezione delle previsioni infrastrutturali (per le quali è consulente il Prof. Panzarella) e che difatti, se mi si consente il termine, per certi versi "stridono" con il resto degli elaborati, al punto tale che l'allora oppsizione ebbe a ritenere che la stesura degli elaborati relativi alle infrastrutture (la tanto contestata tavola 13 - se non ricordo male) potessero essere non coevi alla restante parte del piano.

Interventi fondamentali per il miglioramento della vivibilità della città, per i quali servono due elementi: il territorio e le risorse, che verosimilmente potrebbero essere private..

A parte questo, l'Amministrazione, che ha avuto più volte modo, anche con atti ufficiali, di manifestare perplessità sulla qualità del piano, avrà sicuramente modo (ed è questo il modo giusto) di aggiustare il tiro in fase di stesura definitiva.

Il dovere che hanno è però quello di giungervi nel minor tempo possibile, altrimenti non ci sarà più nulla da regolamentare.

Nell'attesa, come si richiese anche alla precedente amministrazione, si potrebbe predisporre una variante puntuale, per salvaguardare eventuali aree ritenute strategiche...

Se non si comincia a volare alto, si potrà soltanto volare, perchè non sarà rimasto teritorio per le infrastrutture.

Ho sempre ritenuto che anche una pianificazione scadente sia meglio di nessuna pianificazione e, soprattutto, nessuna regolazione del territorio. Così mi hanno insegnato i Maestri e di questo mi sono ampiamente convinto quando ho dovuto confrontarmi con l'intrinseca durezza della disciplina. 

Con altrettanta fermezza ritengo non accettabile che, nella fase di redazione del piano, possano prevalere atteggiamenti nichilisti che mirano ad una "produzione qualsiasi" purchè si produca il Piano, anche perchè (non vorrei dilungarmi su questo) la constatazione oggettiva è che Cefalù un PRG non ce l'ha più e non può resistere a lungo in questa condizione.

Il problema ulteriore è che  bisognerebbe riscrivere non solo le regole, ma  tutto il lessico, perchè la stasi normativa della Regione in materia urbanistica penalizza il territorio di questa regione, non da ora, ma, almeno, da un quarto di secolo a questa parte.

Alla domanda "che fare?" rispondo in maniera un po' "cerchiobottista" che una soluzione potrebbe trovarsi nella sintesi tra lo spirito di Pino Lo Presti, il sano pragmatismo del Prof. Panzarella e la competente capacità d'analisi di Mauro Caliò, tanto sotto il profilo disciplinare, che di consoscenza specifica del territorio.

Non a caso mi pare di potere collocare questi tre caratteri in un'ipotetica "road map", dove siano rappresentato il paritario diritto d'espressione tra i cosiddetti "stake-holders", cioè i portatori di interessi (per definizione legittimi), l'amministrazione, in rappresentazione degli interessi collettivi e i tecnici che devono sempre più immedesimarsi in un ruolo di "mediatori culturali", non solo tra gli interessi pubblici e privati, ma anche tra le tendenza a prevaricare degli stake holders "forti" e la tendenza a subire dei "deboli".

La traccia della road map (a grandissime linee) potrebbe essere questa:

1- Integrazione delle direttive di piano accompagnate dall'approvazione di misure di salvaguardia ampiamente declinate sulla specificità del territorio (per compensare gli effetti del logoramento e dell'inadeguatezza del quadro normativo di riferimento e le lacerazioni dei numerosi strappi perpetrati in questi anni);

2- Integrazione degli studi e delle analisi a corredo necessarie per l'approvazione dello schema di massima (qui è solo questione di minima volontà tecnica e politica);

3 - Massima partecipazione del mondo professionale, culturale e delle rappresentanze sociali, non alla redazione (ore-settaggio) del Piano (perchè prevarrebbe il caos), ma a quella fondamentale fase di "metabolizzazione" partecipata del nuovo strumento urbanistico che dovrebbe intervenire tra adozione e approvazione e che, però, nella nostra Regione (forse unico elemento positivo), consente di apportare ulteriori correttivi prima dell'approvazione definitiva.

E' Utopia? In sè certamente no! Forse è utopia pensare ad un'amministrazione in grado o con la voglia di portare la vicenda del Piano su questi binari.
In qualche modo mi pare che ciò che dovrebbe dire l'amministrazione, lo dice, in un ruolo scomodo di necessitata supplenza, il Prof, Panzarella che tuttavia, molti di noi e, ritengo, Egli stesso, forse meglio vedrebbero impegnato a governare proprio quella fase di "mediazione culturale" che si rende necessaria, intanto, affinchè si proceda verso il "varo" del PRG, rispettando i passaggi, ma azzerando le "empasse",

Ruolo, oltretutto, che potrebbe risultare determinante se si riuscisse a restituire motivazione e, quindi, occasione di mobilitazione alle intelligenze e alle risorse professionali locali, finora, forse, occasionalmente ed individualmente blandite, ma nel loro insieme, certamente ignorate, se non vilipese.

Qui, secondo me, può stare la differenza tra l'avere un Piano "meglio che niente" e dotarsi di uno strumento urbanistico all'altezza delle complesse e straordinarie esigenze  di riordino e salvaguardia che la città e il territorio di Cefalù manifestano.

I temi portanti della "riscrittura", oltretutto, li ha già tracciati lo stesso Prof. Panzarella, non solo in quest'ultimo intervento, ma anche in altri, precedenti, dove, anzi ne ha dato declinazioni più specifiche.

Temi soggetti, per carità, sui quali si possono sviluppare dialettiche, anche le più aspre, purchè ci si renda conto che le inerzie e gli strappi della politica (con la p più minuscola possibile) che si è espressa finora rischiano di trasformarli in meri spunti di esercitazione accademica.