Considerazioni in margine all'incendio.

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Settembre 2012, 12:21 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Se un terremoto distrugge la mia casa, potrò ricostruirla, magari con sacrifici, ma alla fine, prima di morire, potrò rivederla così come l'ho conosciuta; se, invece, un incendio distrugge un albero secolare, anche se lo ripianterò immediatamente dopo il suo incenerimento, non mi sarà dato di rivederlo prima di morire. I due eventi, quindi, seppure descritti entrambi come calamità naturali, hanno effetti completamente diversi, con l'ulteriore e logica considerazione che il danno dell'incendio è incommensurabilmente più grande.

E' vero, lo ammetto, che spesso il terremoto provoca morti e che, quando li provoca, ne provoca più di un incendio. Queste dolorose morti rendono il terremoto apparentemente più grave di un incendio, ma non è così. L'incendio, anche quando non provoca morti, prepara i terreni e l'ambiente a farsi causa, nel tempo, di sofferenze e di morti.

Nessuno dice, e me ne dispiace, che il risultato immediato sul terreno di un incendio è la sua acidificazione, che lo rende improduttivo per molte colture, alle quali affidiamo il nostro sostentamento. Questa acidificazione, poi, cresce se altri incendi passeranno sullo stesso terreno, con il risultato che alla fine non potrà evitarsi una vera e propria desertificazione. E non lasciamoci ingannare dal verde, che alle prime acque segue l'incendio: si tratta di specie infestanti amanti dei terreni acidi, che in breve lo ricopriranno di rovi e di quant'altro forma la macchia mediterranea, tanto cara a certi ambientalisti ignoranti.

Da qui, quindi, la necessità di ripulire i terreni almeno due (!) volte l'anno e di provvedere al loro ammendamento (concimazione), per ripristinare un'acidità normale del terreno. Certamente non con i concimi chimici, che per loro natura sono una concausa di un eccesso di acidità, ma con concime stallatico, per la cui produzione mancano ormai i produttori naturali: gli animali. Soltanto essi producono concime capace di ricreare l'humus, che rende fertili i terreni.

Allora, se le cose stanno così, è inutile urlare e minacciare i poveri proprietari, per spingerli a ripulire i loro terreni; è inutile dire che la terra è una ricchezza da salvaguardare, se poi la nostra ignoranza la rende povera; è inutile decidere di cementificarne senza criterio una più o meno grande estensione, facendo credere che la possibilità di cementificarla è la principale maniera per trarne ricchezza. Tutto ciò equivale ad agitarsi, ma non ad agire. Equivale al brontolio inane, che pronunciato da chi ne ha il potere, potrà portare a un giustizialismo anti-disperati: i proprietari dei terreni. Se tutto ciò fosse vero, una cementificazione totale del suolo eviterebbe gli incendi!

La mano dei delinquenti piromani l'abbiamo armata noi, con la nostra ridicola agitazione. Per agitarci e trarre vantaggi elettorali, abbiamo tolto braccia all'agricoltura e ne abbiamo sfasato il mercato del lavoro, creando un esercito di forestali, mantenuti dalla falsa generosità dei contribuenti e da un altruismo agitato. Questo esercito è stato, in un ventennio, diseducato al lavoro produttivo e ora protesta, perché la nostra generosità non ha più i mezzi per essere esercitata. Ma i mezzi, se la terra incolta non ce ne dà più, da dove li prenderemo?

Sarebbe ora che approfittassimo della vista del nostro territorio distrutto, traendone ragioni di riflessioni più ragionate, più sapienti e più cariche di buon senso: sarebbe ora che tornassimo ad agire, come facevano i nostri nonni, e la smettessimo di agitarci come giovani in discoteca.

Commenti

Diversi anni fa, su incarico dell'Amministrazione, l'Arch. Totò Battaglia redasse un progetto per la realizzazione di una caserma dei VV.FF., lo stesso progetto fu più recentemente ripreso e aggiornato ; credo  abbia tutte le necessarie approvazioni ed è in attesa di un finanziamento, da anni. Capisco che quanto dice Angelo va ben oltre, ma questo sarebbe un primo aiuto.