Giustizia ed umanità anche per gli Immigrati

Ritratto di Pino Lo Presti

1 Ottobre 2012, 15:36 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Qualcuno ricorderà il caso di un”Cefaludese”, di origini Tunisine, che avendo avuto assegnato - avendone tutti i requisiti - un “posto” nel mercatino etnico, lo ha visto svanire dopo un paio di settimane perchè l’Amministrazione ha deciso di abolirlo (Dov’è la Giustizia in questo caso? Ditemelo voi! http://www.qualecefalu.it/node/602).
L’Amministrazione addusse delle motivazioni discutibili; sostanzialmente sfruttando l’onda di intolleranza che montava nella città verso i venditori ambulanti al Lungomare per coprire quello che è apparso come un suo errore nella impostazione stessa di tale “Mercatino Etnico”, che avrebbe dovuto razionalizzare la situazione ormai divenuta ingovernabile.

Al nostro protagonista non è stata allora contestata alcuna infrazione a quanto convenuto nella Autorizzazione.
Egli si è trovato pertanto, non solo ad aver rinunciato ad un qualche lavoretto estivo nei ristoranti o negli alberghi, ma anche ad aver investito inutilmente dei soldi in vista di una attività che tutto faceva pensare avrebbe potuto svolgere in tutta serenità.
Non ultimo, si è trovato ad aver speso 156 euro per il suolo pubblico e 30 di bollo, per una autorizzazione valevole sino al 30 settembre; una autorizzazione ottenuta partecipando ad una debita graduatoria con tutte le certificazioni in regola.

Già nei giorni successivi l’abolizione del mercatino, il nostro tentò - assieme a qualche altro - di recuperare l’investimento portanto la sua bancarella presso la chiesetta di S. Nicola all’inizio della via Giudecca, ma lo stesso giorno prima un vigile e poi lo stesso Sindaco li dissuasero con fermezza.

Segnalammo allora come tale fermezza nei loro confronti confliggesse scandalosamente con la perpretazione (segnalata ormai da anni) dello stesso “reato” (occupazione abusiva di suolo pubblico) proprio nel marciapiede di fronte a quello in cui loro si trovavano (“Rispetto delle Regole”? Cos’è? - del 29 giugno, http://www.qualecefalu.it/node/109).

Dove sta il fatto “nuovo”?
Dopo aver recuperato un lavoretto (nelle modalità che si possono immaginare) in qualche ristorante locale, nella seconda metà di settembre il nostro amico - fattosi coraggio - è tornato con la sua bancarella nello spiazzo della predetta chiesetta di S. Nicola.

Senza che ancora gli siano stati restituiti i 156+30 euro versati, gli sono stati elevati ben due verbali (uno di 100 e uno di 150 euro) per occupazione di suolo pubblico non autorizzata. Naturalmente lo stesso vigile non ha ritenuto di dover fare altrettanto per la endemica situazione  nel solito marciapiede di fronte!

Quale messaggio diamo a questo cittadino che  - a parole - diciamo di volere integrare? Cosa gli stiamo dicendo che deve imparare per potersi "meglio" integrare con noi? A rispettare la legalità o piuttosto gli stiamo dicendo che deve impare a trovare le vie per farlo nella generale illegalità imperante?

Troviamo tutta la vicenda, sino a queste sue ultime appendici, assolutamente scandalosa, vergognosa soprattutto per chi, tra gli amministratori, ama riempirsi la bocca di espressioni quali: “rispetto delle regole”!
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Proposta
A proprie spese il/gli esercenti che attualmente occupano abusivamente il marciapiede potrebbero intanto creare un secondo marciapiede adiacente al primo e più esterno (cioè allargarlo) in modo da ripristinare il diritto di transito ai pedoni.
Nel marciapiede di fronte, molto ampio, e in una zona strategica dal punto di vista commerciale per il continuo arrivo di pulmann turistici, si potrebbe ricreare un mini “mercatino etnico” riservato solo agli extracomunitari residenti a Cefalù, che usufruisca (con una convenzione scritta con il Comune) dei servizi igienici dei locali in oggetto.
Quella è peraltro una zona in cui, diversamente dal Lungomare, non vi è possibilità di disturbo al passeggio semplicemente perchè non ce n'è!

Commenti

Giusto per non scontentare nessuno e per un pricipio di democrazia mi sembrerebbe oportuno, prima di proporre di  piazzare il mercatino etnico sotto le finestre altrui, chiedere cosa ne pensano i diretti interessati, cioè chi di fronte a quel marciapiede ha  casa.

la mia è una proposta (provocatoria)  diretta alla Amministrazione; sarà eventualmente essa - se l'accogliesse (ma stia tranquillo che non lo farà) - ad attuarla secondo le dovute procedure "democratiche". 
In ogni caso se un soggetto, prima di proporre una qualunque idea,  dovesse consultare coloro che "abitano alle finestre di fronte" credo che sarebbe veramente difficile discutere di qualunque cosa in questa città.
Quando le hanno piazzato i tavoli del bar sul marciapiede di fronte e sotto le sue finestre le hanno chiesto il suo parere? O il suo problema è il mercatino etnico in sè?
Mi consenta inoltre un'ultima domanda: non ha niente da dire su quanto da me denunciato, è per lei indifferente; il suo unico problema è non vedere "quei brutti ceffi scuri" quando si affaccia?

In genere leggo volentieri i suoi articoli ed anche quelli sull' argomento in questione, quindi mi riesce quantomeno  strano il tono della sua risposta: mi scusi ma chi ha mai parlato di" brutti ceffi scuri"? Non serve, ma glielo racconto lo stesso: per ragioni professionali, di pazienti " scuri", come dice lei, ne ho operati a centinaia, non ultimi,  militari eritrei, con gravissimi traumi facciali,  trasferiti, per accordi con la regione lombardia, nel mio  reparto per circa un anno. Una certa Nazareth, del consolato, veniva in ospedale ad insegnarmi il tigrino, per permettermi, ma la cosa mi ha molto divertito,  di comunicare con loro. Io ed il mio vicino, tornando a Cefalù, a quei ragazzi "scuri" abbiamo affidato piccoli lavoretti per farli campare. Non so, invece, quante volte lei abbia loro stretto la mano. Lo spazio rimasto  sul marciapiede di fronte, tolte le due terrazze, è ridotto a pochi metri quadri, quindi volendo usare il cervello per ragionare, invece che per provocare, è assolutamente inadatto ad ospitare anche un mercatino etnico. I tavoli sono arrivati per primi, quindi hanno occupato uno spazio possibile ancora a disposizione. Poi non capisco per quale ragione (folclore locale?) gli sventurati turisti che vengono scaricati giornalmente tra i miasmi del depuratore debbano essere immediatamente immessi in un improbabile suk afro-pachistano-cefaludese. Non conosco il valore commerciale della strada in cui lei abita, ma potrebbe generosamente proporre, nelle more di una sistemazione definitiva, di ospitare il mercatino etnico sotto le sue finestre, con uso, altrettanto generoso o in convenzione,  dei servizi igienici di casa sua. Prima non dimentichi di chiedere, democraticamnte,  l' opinione dei suoi vicini.