Lettera aperta di Simona Vicari in merito al dissesto finanziario

Ritratto di Quale Cefalù

14 Gennaio 2013, 20:11 - Quale Cefalù   [suoi interventi e commenti]

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In tanti, in questi giorni mi sollecitano ad esprimere un giudizio sulla situazione economica del Comune di Cefalù e sulla recente sentenza della Corte dei Conti che ne ha sancito il dissesto finanziario.

In primo luogo voglio evitare di ripetere quanto ho già avuto modo di spiegare più volte, anche nel corso dei miei  passati comizi, sulla non riconducibilità dei debiti del Comune alla gestione amministrativa della mia Giunta. A mio giudizio la decisione della Corte costituisce la piú eclatante dimostrazione di quanto sia importante per un Comune essere amministrato da soggetti intelligenti e competenti, oltre che  onesti nell'animo e nei comportamenti.

Non sarà infatti sfuggito, nemmeno al piú disattento lettore, che la dichiarazione di dissesto poteva essere evitata se l'attuale sindaco, anziché dedicare il proprio tempo alla ricerca di asserite magagne da attribuire alle precedenti amministrazioni, si fosse impegnato a programmare serie misure correttive, così come la Corte gli aveva richiesto al fine di rientrare dal debito. Ed invece nulla di tutto questo è giunto dal sindaco, se non una approssimativa programmazione, frutto probabilmente di incompetenza e presunzione.

E così le sensazioni, o meglio i sentimenti, che ho provato leggendo il deliberato, sono di profonda amarezza per quanto Cefalu sta subendo, e di tenerezza nei confronti di un sindaco che si é tanto pubblicizzato ed agitato senza peró concludere nulla, anzi, dando dimostrazione della propria incompetenza, è riuscito a convincere ancor di piú i giudici della giustezza della loro decisione. Quest'ultimo sentimento é poi divenuto ancor piú forte vedendo il sindaco  premurarsi a pubblicare quelle sole due righe della sentenza dove gli é stato dato atto dell'inutile impegno profuso, facendo peró contestualmente finta di ignorare, o di non essersi accorto, di quante volte nel corpo della medesima sentenza i giudici hanno rilevato la sua incapacità e la sua inadempienza nell'adottare idonee misure correttive. Non è un caso se nessuna delle misure da lui proposte e' stata dalla Corte ritenuta valida o, comunque, validamente formulata .

E dire che non era difficile approntarle, non foss'altro perché quasi tutti i Comuni della Sicilia si trovano in crisi economica, ed in molti casi vivono una sofferenza più pesante di quella di Cefalú. Basti pensare ai debiti di Messina (oltre 180 milioni), Catania (500 milioni) o Palermo (800 milioni), Comuni per i quali non si discute di alcun dissesto finanziario, che invece adesso riguarda Cefalú. Un ente con immense potenzialità, ma che è stato dichiarato in dissesto per una esposizione debitoria di poco piú di 12 milioni.

Caro sindaco, forse, come lei sostiene, avrò sperperato denaro del Comune in consulenze, ma sono sicura che, se lei avesse avuto nell'occasione un pó piú di umiltà e meno arroganza, con l'assistenza di uno dei miei vecchi consulenti, a cui va il mio ringraziamento se sono riuscita a portare il reddito medio pro capite dei cefaludesi al livello piú alto rispetto a quello di tutti i comuni della provincia di Palermo (Rapporto annuale della Banca d'Italia del 2000), avrebbe facilmente presentato alla Corte quelle misure correttive richieste, evitando così alla cittadinanza, e soprattutto alla parte produttiva di essa, la iattura di un dissesto finanziario che la città di Cefalú non merita.

                                                                                                                                              Simona Vicari

Commenti

Eppure la Sezione di Controllo della Corte dei Conti per la Regione Sicilia, nelle conclusioni contenute nelle deliberazione n. 1/2013 del 13 dicembre 2012, ha riconosciuto «l’enorme sforzo profuso, negli ultimi mesi, dal Comune»

Eppure, nel contempo, il Collegio ha imputato la situazione finanziaria dell’ente a «gestioni connotate dalla presenza di innumerevoli irregolarità e da scarsissima trasparenza».

In tanti le hanno sollecitato di “esprimere un giudizio” sul dissesto? La Senatrice Vicari deve solo ringraziare di avere “evitato il giudizio” della Corte sulle responsabilità del dissesto, grazie alla norma varata nel 2011 dal Governo Berlusconi, che limita a cinque anni la possibilità di accertamento sugli amministratori che ne sono stati causa. Se al posto di cinque fossero stati, più opportunamente, dieci, forse il mio subconscio mi porterebbe ad essere meno determinato nell’evitare, a tutti i costi, la dichiarazione di dissesto per il Comune di Cefalù. Il mio piano non era efficace? Lei faceva i debiti e li riponeva nei cassetti. Io li ho dovuti tirare fuori, da quando, nel mese di aprile 2012, la Legge ha abilitato la Corte a fare ciò che le era stato impossibile in precedenza. Non so se nel fare rialzare il PIL, o in cos’altro, sia risultata brava la senatrice Vicari. Il fatto è che a Cefalù ha lasciato tutto in rovina, per lo “sperpero di denaro pubblico in consulenze” che, per la prima volta, ammette. Prova amarezza per la situazione del Comune? Inizi col restituire, rinunciando al defatigatorio giudizio in sede civile, i 300 mila euro di indennità di carica indebitamente percepiti e la smetta di occuparsi di questa Città che a maggio scorso, ancora una volta, l’ha bocciata.

                                                                                                                  Il sindaco
                                                                                                                Rosario Lapunzina

Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla".
Martin Luther King

Mi sento d'aggiungere: .... o puru si v'allattariati e v'annacati ammatula (Totò Testa)

Per i padani:
ALLATTARIARISI – v. intr. – Parlare animatamente a propria discolpa.
Annacare/annacarsi è in dialetto siciliano un verbo insidioso, difficilmente traducibile in italiano. Quel che più si avvicina è cullare/cullarsi, ma non è proprio la stessa cosa.

L'arte di annacarsi prevede il muoversi il massimo per spostarsi il minimo
v. http://www.anobii.com/books/Larte_di_annacarsi/9788842087717/0154e57fd84815432a/#

Come dicevano le borghesi del primo Novecento, le signore vengono sparlate in cucina e le cameriere in salotto. Credo che tanto sia sufficiente per gli attori di questa assurda farsa e per quelli che hanno fatto da comprimari su altri siti.