Raffaele Lombardo: “Casinò di Taormina, faremo rispettare gli impegni presi”

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La Regione Sicilia non ha assolutamente rinunciato all'ipotesi, più volte prospettata e sollecitata, di riaprire il Casinò di Taormina, né ha dimenticato gli impegni presi dal premier Silvio Berlusconi. Nel patto pre-elettorale stretto con l'Mpa, il Movimento per l'autonomia fondato dall'attuale governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, la riapertura della casa da gioco del messinese era tra i punti concordati. Ed è proprio il tema casinò & Sicilia al centro dell'intervista realizzata da gioconews.it a Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia.

Nella sua recente visita al consiglio comunale di Taormina ha ribadito che l'intento, per la cittadina, è un vero e proprio casinò, non un Kursaal, e che siete al lavoro su questo fronte. Ritiene che il Comune dovrebbe 'accontentarsi' di un Kursaal?

"La nostra ambizione principale è l'incremento turistico e, quindi, una casa da gioco con una concessione B, il cosiddetto kursaal che può avere al massimo tre giochi da tavolo, non è funzionale a questo scopo. Esiste un ordine del giorno approvato dal parlamento nazionale e lo faremo rispettare. Il turismo è una risorsa fondamentale per lo sviluppo della Sicilia e potrà creare occupazione e benessere, anche se ci rendiamo conto che non è un casinò che può risolvere la crisi, che è internazionale, del turismo in Sicilia".

La riapertura del casinò faceva parte del patto pre-elettorale con il premier Berlusconi: Il presidente ha mantenuto le promesse e come intende sollecitare e/o collaborare verso la realizzazione di questo obiettivo? In che modo il governo regionale intende raggiungere questo obiettivo e in quali tempi spera si possa arrivare all'apertura del casinò di Taormina?

"Ne ho già parlato nei mesi scorsi col governo nazionale che si è mostrato favorevole all'apertura di alcuni casinò nel Mezzogiorno e specificatamente a Taormina, dove peraltro già esisteva fino alla fine degli anni '60. L'assessore al Turismo Nino Strano è un fautore da anni dell'apertura della casa da gioco nella Perla dello Jonio, e al parlamento nazionale aveva nelle scorse legislature presentato delle proposte di legge in tal senso".

Ritiene giusto che in Italia esistano solo quattro casinò, e tutti al nord?

"Certamente non è giusto, anzi è l'esatto contrario di quel federalismo che a parole si vuole introdurre nell'ordinamento italiano. Il nostro autonomismo non è contro qualcuno, ma per il miglioramento delle nostre condizioni. Mica noi diciamo: chiudiamo Venezia o Sanremo per aprire Taormina".

Come valuta l'ipotesi contenuta nel disegno di legge Brambilla di aprire quaranta nuovi casinò negli hotel, tre per regione? Pensa che tre casinò in Sicilia sarebbero troppi o troppo pochi? Ha avuto contatti con il ministro?

"Intanto il ddl prevede proprio la riapertura di case da gioco già operanti nel territorio nazionale, come è Taormina. Poi è positivo che i giocatori debbano obbligatoriamente pernottare nell'hotel, sia dal punto di vista turistico che della sicurezza. Non penso che tre possano essere troppi in Sicilia, visto che nella piccola Malta ce ne sono tanti, ma certamente in Basilicata sì. Da 4 a 40 in Italia è forse eccessivo, ma individuarne una decina in località vocate a un turismo d'elite, in Sardegna, in Campania, in Puglia, sarebbe la soluzione migliore. In Sicilia oltre a Taormina penso per esempio a Erice o Cefalù".

Non teme che nuovi casinò in una regione come la Sicilia, ancora vittima di episodi di criminalità organizzata costituiscano un problema?

"Quello delle infiltrazioni della criminalità è sempre stato un alibi dietro cui poi in realtà si nascondevano gli interessi delle lobby dei casinò del Nord. La criminalità organizzata è un sistema di interessi transnazionale che non si localizza certo in determinati territori per le proprie attività illecite o di riciclaggio di denaro. E poi vi saranno i controlli delle amministrazioni locali, dei Monopoli, della guardia di finanza. Sono fiducioso".