Dove va il nostro Centro Storico? - Il “caso” della famiglia Biondo!

ritratto di Pino Lo Presti

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Mentre si dibatte con impossibile sincerità sul perchè è fallito il progetto Guercio, e della sparizione delle tante sigle - tutte votate e inneggianti alla “madonna-cefalù”-,o delle ragioni di chi lo vuole portare avanti, accade che Cefalù * viene espulsa dalla sua “conchiglia”, come anima, dal corpo/come sostanza, dalla forma!

*- (intesa come organismo collettivo millenario, “locale”, con una sua unità antropologica e culturale)

Continuano a dire che “la amano” ma guardando solo alla sua “forma”, al concreto capitale - convertibile in oro - che una lunga catena di sacrifici di avi ci ha lasciato; altro non è Cefalù per loro; chè non vedono nella umanità - che dentro quella conchiglia vive (e alla quale ha, nei secoli, dato forma) -, se non qualcosa che “prima la lascia libera e meglio è”!

Quale la natura del piacere di un “bel giro” tra le strade di un Centro Storico, pieno di vip, di luci e allegri frastuoni - dentro e fuori ristoranti e ristorantini “chich” -, vetrine di lusso, ... ; tutto pieno di caratteristici e preziosi B&B, splendidi Hotel a X stelle; guidando un’ (meglio se “più” di una) auto sportiva o comunque di lusso, magari dopo o prima o durante uno chicchissimo raduno internazionale di auto pregiate, finalmente senza quella sorta di “mollusco-verme” umano, primitivo, che ne insudicia le strade, e i cui “umori” trasudano dagli stessi muri delle case!

Quale la natura del piacere di un tanto e tale amore per “la conchiglia”, e niente per il suo contenuto? Certo uno strano amore!

Il Progetto è fallito perchè la coerenza con i vessilli esposti non ha retto: non un “sano amore” li univa ma una strana libido verso “la conchiglia”, e l’indifferenza piuttosto verso quella amalgama di cellule, “quell’organismo”, ossia la “gente” (gènie, gènio) che, da secoli, vi vive.

Come può una mente, individuale o collettiva, il “governo” di un corpo o di un popolo, amarne di quest’ultimo solo il frutto e non anche il cuore e l’anima da cui, quel frutto, nel tempo, è giunto?

Una insana passione, da “collezionisti malacologici”, dunque, al governo “occulto” della città?

Da anni la speculazione immobiliare, ammantata di “sviluppo turistico”, ha aggredito il nostro territorio, ora si sposta sulla città, la Città, il suo Centro Storico. La politica non ha saputo produrre un progetto di sviluppo sociale ed economico (rispettoso della identità e della gente del posto) alternativo a quello del “libero” mercato.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti ma - tra questi - il progressivo svuotamento del Centro Storico dai suoi residenti storici - divenuto ormai sufficientemente evidente -, ancor meno degli altri, sembra suscitare alcun palpito al cuore di nessuno.

La signora Ildebrando (non ricordo adesso quale ruolo alla Regione), alla fine di una conferenza sull’importanza - per una economia turistica “compatibile”- della conservazione e valorizzazione delle risorse tipiche locali, richiesta se tra queste - oltre la fauna, la flora, i monumenti, la gastronomia etc... - vi fosse anche la gente del posto, sorpresa, disse: “sì,naturalmente”- sul momento -, ma, alla domanda su “cosa si stesse facendo o si potesse fare” - stante l’attuale legislazione che preserva l’economia di mercato - rimase, prima, perplessa e poi sconfortata: “in effetti bisognerebbe fare qualcosa”! Non sapeva bene cosa, ne io se più se ne è ricordata, poi; ma almeno ha col cuore differentemente reagito rispetto a chi tutt’oggi incarna quel Progetto: “Cefalù al di sopra di tutto”, il quale ha così invece pubblicamente risposto:
“Sono convinto che il Centro storico di Cefalù diventerà tutto un albergo, dove non ci saranno più residenti ... questi B&B creano una certa economia nella nostra città. I Proprietari oggi come oggi non affittano più le loro case a famiglie ma le affittano per 4/5 mesi, l’anno, ai turisti e questo ha un certo ritorno economico. Questa è un’evoluzione che noi subiremo. Penso, da un certo punto di vista, che non è tanto positivo perché viene meno l’identità della nostra città, ma dal punto di vista economico può essere un fatto positivo, e anche di occupazione della nostra città”... (...) ... “Per quanto riguarda questa evoluzione che sta subendo il centro storico che si va svuotando di residenti, questa è una mutazione di cui noi non abbiamo, come amministratori, alcuna colpa. .
(Crm, 27 dicembre 2009). Ponzio Pilato!

Già, “di occupazione”, ma da parte di chi; e, per chi, invece, “di sfratto”?
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Ci piacerebbe che l’assessore alla trasparenza e alla informazione attivasse quei necessari processi di “formazione” della informazione, senza cui avere un - pur potente - strumento di comunicazione diviene disporre solo di una semplice vetrina.
Abbiamo bisogno di conoscere meglio i processi economico-sociologici della nostra comunità e nella nostra città. Attraverso il Sito del Comune dovremmo poter accedere ad una comprensione di quanto di rilevante e significativo è in atto nella nostra città, a partire dai movimenti della popolazione, a finire alle tipologie delle licenze. Una convenzione con la facoltà di Sociologia di Palermo permetterebbe - anche attraverso corsi e seminari appositamente dedicati - di averne, più chiara, una visione.

Una vecchina, Provvidenza, (87 anni, oggi a letto) con una pensione di 500 euro e una figlia a carico (l’altra donna seduta) dovranno trovare (dove?) un nuova casa in cui abitare.
Questa gente, che da oltre quarantotto’anni ha dato vita alla strada in cui vive, sarà ora “cacciata” da un Ufficiale Giudiziario, e non certo per “morosità”, nè perchè la nuova proprietà, di residenza svizzera, dovrà andare ad abitarvi al loro posto.

Non sta a noi entrare nel merito legale della questione; certamente sarà tutto ai sensi delle vigenti leggi.

A noi, “romantici idealisti”, ferisce il cuore che chi sia a capo di una comunità (e non soltanto della amministrazione dei suoi beni) non senta come problema centrale del suo “ministero” la disgregazione di un tessuto sociale umano che è il vero “monumento” - ancorchè “vivente” - della storia di quella città; ferisce la intelligenza che chi sia a capo di quella città non comprenda il valore della specifica ricchezza, della particolare qualità della vita - attrattiva anche per il turismo -, costituita da un Centro Storico “vivo e vero”, e cioè, prima di tutto, abitato dai suoi abitanti.

- la loro casa da 48 anni, curata e pulita come la strada ad essa antistante.

Le foto sono del 21 luglio del 2007, quando - la sera prima del matrimonio di una nipote - si volle fosse partecipe tutta la strada al rito della “dichiarazione d’amore” del promesso sposo alla sua amata.

Vero teatro perchè vera vita, una festa per il vicinato, ed una impareggiabile esperienza per i turisti.

Una presenza - quella di questa famiglia - che ha avuto sempre del “teatro” in sè, intanto perchè svolta gran parte sul palcoscenico pubblico: la strada, il davanzale delle finestre o dei balconi, e poi per la gestualità, il suono delle voci dei dialoghi - qualche volta, anche “animati” - a distanza. Una presenza inoltre che “guardava” la strada (altro che una telecamera)!

La foto d’epoca, iniziale, di Tony Fazio (un nostro sensibile fotografo emigrato molti anni fa in Irlanda), ha "fermato alla memoria" quella che era diventata un monumento umano alla “memoria dei caduti” nella guerra (Concetta,madre della anziana che il 7 aprile riceverà uno sfratto esecutivo). Dalla fine della stessa, sino agli anni ’60, rivolta a chi provenisse, secondo lei, dalla stazione, a tutti questi chiedeva - molto di sommesso - se avessero per caso visto sul treno il figlio che ancora “non tornava” dalla guerra!

Se fosse stata una pittura di un grande autore daremmo un gran valore a quel brano di realtà e al suo dato “storico-antropologico-culturale, etc...” sin ad eleggerlo a “grande contenuto simbolico di una grande opera d’arte”; purtroppo siamo a Cefalù, e quella è una foto di Tony che andò nella verde Irlanda a fare il pizzaiolo!