Gli equilibri del claudicante.

ritratto di Angelo Sciortino

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Appena due giorni fa ho scritto del “cul de sac”, in cui alcuni consiglieri avevano infilato l'intero Consiglio con la loro indeterminatezza. Dicevo pure, in quell'occasione, che soltanto una decisione negativa dei Revisori dei Conti avrebbe potuto aprire un'uscita perché il Consiglio potesse votare contro i finti equilibri di bilancio, senza per questo correre il rischio di essere sciolto.
Sembra che di questo parere alcuni consiglieri non siano convinti. Sono convinti, piuttosto, che gli equilibri devono essere approvati, accompagnando però tale approvazione con emendamenti e raccomandazioni, che convincano l'Amministrazione ad approntare tutte le iniziative idonee a porre i necessari rimedi agli errori sottolineati dai Revisori. Vogliono ripetere per la terza volta l'errore di fidarsi di questo Sindaco, che non tiene conto delle decisioni, prese anche all'unanimità, del Consiglio. Vogliono fare come nel 2007 e nel 2008. Dimenticano che se errare è umano, perseverare è diabolico. Se poi si considera che l'errore non è soltanto quello di fidarsi di chi ha dimostrato di non meritare la fiducia, ma anche quello di andare alla Sala delle Capriate ignoranti delle norme giuridiche, che regolano i loro doveri e il loro diritti, allora non ci troviamo di fronte a menti diaboliche, ma alla tragedia di menti ignoranti e refrattarie a ogni tipo di logica.
Ma andiamo con ordine.
I Revisori dei Conti sono, in ogni comune, gli esperti fissi nominati dal consiglio, perché illuminino con la loro scienza tutti indistintamente i consiglieri sui problemi di bilancio, sui quali sono chiamati a esprimere con il voto il loro parere. Di fronte a un parere negativo di costoro, votare a favore equivarrebbe a sconfessarli e quindi a ritirare conseguentemente la fiducia, costringendo il Consiglio a nominarne altri. Essi garantiscono a ciascun consigliere che, come in questo caso, ci troviamo di fronte a veri “equilibri di bilancio” e non a carta straccia, scarabocchiata da impiegati stanchi. Garantiscono, cioè, che quel documento, presentato dalla Giunta, è veramente quel che la legge impone di presentare al Consiglio e sul quale occorre votare.
Se, quindi, i Revisori non approvano il documento, non è il Consiglio che viene meno ai suoi compiti, ma il Sindaco con la sua Giunta nel presentare all'approvazione cosa diversa da quella prevista dalla legge. Questo è vero non soltanto secondo una logica generale, ma anche secondo una logica giuridica strictu sensu, come dimostra tutta la normativa esistente, purtroppo ancora non interpretata o malamente interpretata. Anche se gli Inglesi hanno qualche ragione a dire che l'Italia è la patria del diritto e la tomba della giustizia, sarebbe aberrante che in questo caso fosse il Consiglio a pagare con il suo scioglimento ope legis e non chi non l'ha messo in condizione di decidere. E non chi persiste a considerare l'amministrazione di un ente locale un divertissement, come dicono i Francesi.