IL POTABILIZZATORE DELLA DISCORDIA (9) : il giorno della verità

ritratto di Saro Di Paola

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Una delle questioni politico-amministrative sulle quali sono stato, e sono, in totale disaccordo con Rosario Lapunzina, il consigliere comunale più diligente che abbia conosciuto, è stata quella ingenerata dalla vicenda del “mancato rilascio della certificazione sanitaria”, o autorizzazione sanitaria che sia stata definita, all’impianto di potabilizzazione dell’acqua di Presidiana.

Il mio disaccordo sulla questione medesima è stato, ed è, totale,anche, con Angelo Sciortino e con Riccardo Gervasi che, come Rosario, mi fanno onore della loro amicizia e che, da semplici cittadini, hanno seguito, e seguono, le vicende politico-amministrative di Cefalù con grandissimo senso civico.

Un disaccordo, il nostro, che emerge da quelle pagine dei portali telematici di Cefalù sulle quali, nel tempo, abbiamo sviluppato un confronto aperto, serrato e, qualche volta, anche acceso, aspro e polemico.
Un confronto, però, civile, assolutamente leale ed ispirato ad un solo obiettivo : il contributo alla chiarezza.

Da una parte loro, tutto il PD e tantissimi altri a sostenere che, per “la mancanza della certificazione sanitaria prevista dalla Legge” l’impianto di potabilizzazione era “fuori Legge”.
Dall’altra io, e nessun altro, a sostenere che per l’immissione dell’acqua trattata in rete nessuna “autorizzazione sanitaria all’impianto” era prevista dalla Legge.
A mio giudizio, infatti, l’ autorizzazione sanitaria era “IN RE IPSA”.
Era, cioè, “NELLA STESSA COSA” : nel fatto stesso che le Autorità competenti avessero consentito, e continuassero a consentire, l’immissione in rete dell'acqua trattata.
L’autorizzazione sanitaria ERA RES IPSA!
Era, cioè, “LA STESSA COSA” : il fatto stesso che le Autorità competenti ne avessero consentito, e ne continuassero a consentire, l’immissione in rete.

Da una parte loro e tantissimi altri, a sostenere che il sindaco Vicari non avrebbe dovuto emettere l’ordinanza di immissione in rete dell’acqua trattata.
Dall’altra io a sostenere che il sindaco Vicari non avrebbe potuto non emettere quell’ordinanza.
A mio giudizio, infatti, come ci hanno insegnato i latini, UNA VIA ELECTA ALTERA NON DATUR.

Da una parte loro e tantissimi altri a sostenere che, per “la mancanza della certificazione sanitaria prevista dalla Legge” il sindaco Guercio, dopo avere revocato l’ordinanza emessa dalla Vicari, avrebbe dovuto rescindere il contratto con il gestore dell’impianto perché “inadempiente” rispetto alla convenzione stipulata con il Comune di Cefalù.

Dall’altra parte io, e nessun altro, a sostenere che la revoca dell’ordinanza della Vicari e la rescissione del contratto con il gestore dell’impianto sarebbero stati due atti amministrativi che, per danno economico, avrebbero di gran lunga superato quello che, alle casse del Comune, ebbe a procurare la revoca della licenza edilizia alla EGV COSTRUZIONI.

È di oggi la notizia della “decisione arbitrale che ha “stabilito che il Comune di Cefalù dovrà pagare al gestore dell’impianto 312.000,00 euro a titolo di indennizzo, oltre rivalutazione,interessi,spese legali e spese per consulenza”.

Una notizia che ha rotto il più assordante dei silenzi che, per mesi e mesi, aveva fatto calare il sipario sulla questione.

Una notizia che, a mio giudizio, ha fatto chiarezza su quei due aspetti che, nella questione, sono fondamentali.
Il primo : nessuna certificazione o autorizzazione sanitaria all’impianto è prevista dalla Legge per l’immissione in rete dell’acqua trattata.
Il secondo : nessun sindaco avrebbe potuto, e potrebbe, rescindere il contratto con il gestore per la mancanza di una certificazione e/o di una autorizzazione che la Legge non prevede.
Non può essere letta altrimenti la decisione del Collegio arbitrale.

Come dire che IL GIORNO DELLA VERITA’ sulla vicenda del potabilizzatore è giunto.
A meno che non si pensi che le decisioni dei Collegi giudicanti siano “credibili” soltanto se in sintonia con il nostro pensiero e con le nostre verità.

Saro Di Paola, 27 novembre 2009

ritratto di Rosa Di Francesca

Mi scusi sig. Di Paola

Mi scuso con il sig. Di Paola ma voglio fare una domanda : perchè prima di mettere in funzione questo potabilizzatore non si è fatta la rete idrica?.Noi stiamo pagando a peso d'oro un'acqua imbevibile e spendiamo tanto comprando acqua minerale per bere. Spero che qualcuno si renda conto di quanta ingiustizia è stata fatta ai cittadini di Cefalù.

ritratto di Saro Di Paola

prima l'uovo o la gallina ?

Gentile signora Di Francesca, la domanda che Lei, giustamente, si è posta mi riporta, sempre, a quel famoso paradosso che ci fa chiedere "PRIMA L'UOVO ? O LA GALLINA ?".
Un paradosso,che dal punto di vista razionale porta a rispondere "NE' L'UNO E NE' L'ALTRO".
La risposta razionale, però, vale per qualsiasi processo evolutivo di Madre Natura.
Ma come Lei avrà, certamente, sperimentato nulla è più irrazionale dei processi evolutivi della politica.
Però, nel caso specifico, una giustificazione per la politica è facilissima da trovare.
Ed è una ragione di natura economica.
Ne ho già parlato rispondendo ad analoghi commenti su DonLappaio.
Le reti idriche della stragrande maggioranza degli oltre ottomila Comuni Italiani sono fatiscenti, sono autentici colabrodo ed, in qualche caso, veri e propri colapasta come li ho definiti io per la maggiore ampiezza dei buchi che il colapasta ha rispetto al colabrodo.
Per rifarle non è mai stata approntata una apposita legge perchè la spesa necessaria è stata valutata in centomila milioni di euro.
Cioè l'importo di tante finanziarie.
Grazie, per il commento