Cefalù e il suo ombelico

ritratto di Angelo Sciortino

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Incomprensibile e drammaticamente provinciale è quanto accade a Cefalù. Per la verità da tempo è così in tutt'Italia, ma qui assume significati e potenza maggiori. Quel che accade diviene così sintomo di un Paese appeso al suo stesso ombelico, che osserva il mondo dal pertugio dei propri interessi di bottega e riduce i drammi veri e i problemi alle dimensioni del cortile di casa.
Problemi che andrebbero affrontati in modo diverso da come accade, per trovare soluzioni idonee a risolverli bene e nel minor tempo possibile. Invece no! Ogni problema è utilizzato come argomento di discussione salottiera o da bar, come se si trattasse dell'insostenibile peso del nulla. Come se si trattasse di una partita di calcio o di una decisione arbitrale, di cose, cioè, già accadute e che qualsiasi discussione non potrà mai cambiare. Passi per la cravatta di un consigliere, per la nuova automobile di un amministratore, per una avventura galante; inaccettabile, però, quando il fatto riguardi la decisione di una semplice manutenzione al porto, delle strisce blu per contrassegnare a quali beni abbiamo abdicato, di iniziative culturali per non ridurre l'intero Paese a un albergo per turisti ignoranti.
In questi casi si parla, convinti che sta dibattendosi per dare un contributo costruttivo. Che cosa c'è di costruttivo nella proposta di un assessore di costruire un pontile galleggiante o una soletta, per bypassare il tratto di pontile impraticabile, quando a un costo minore possono sostituirsi le travi inutilizzabili, usurate per il tempo e l'incuria? Travi che darebbero una durata di altri decenni al pontile?
E che cosa c'è di costruttivo nella convinzione del Sindaco che per questa sostituzione di travi occorre un progetto? Il risultato sarebbe soltanto un perder tempo.
Per non appesantire questo breve commento sorvolo su altri esempi, come le cosiddette strisce blu, le vendite degli immobili e su quant'altro dimostra da decenni, e ancor più negli ultimi tre anni, che questo Paese sta attaccato al proprio ombelico. Come un feto prende dal cordone ombelicale quel che “mamma Amministrazione” gli dà, senza alcuna possibilità di scelte personali.