Racket, Lo Bello: "In Sicilia sempre più denunce da parte delle vittime"

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Solo pochi giorni fa gli è stata recapitata, nella sede di Confindustria di Palermo, una busta contenente un proiettile e alcuni ritagli di giornale con la sua foto sfigurata da croci e coperta di minacce di morte. Ma Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, non si lascia intimidire. E parla, convinto che le parole possano essere l'arma vincente nella lotta alla criminalità organizzata.
Dopo l'arresto di cinque presunti capi del mandamento mafioso di Resuttana, eseguito questa mattina all'alba dai carabinieri di Palermo, accusati di aver imposto il "pizzo" a una decina di commercianti e imprenditori, Lo Bello ha commentato: «Un ulteriore segnale di come nella realtà palermitana si allarghi sempre di più il numero di imprenditori che denunciano, chi spontaneamente, chi davanti all'evidenza».
Pare, infatti, che per l'arresto dei cinque presunti mafiosi siano state decisive le rivelazioni di un pentito, confermate poi dai commercianti, vittime delle estorsioni. Ivan Lo Bello è il coraggioso autore del codice etico di Confindustria, che prevede la sanzione dell'espulsione dall'associazione di categoria per gli imprenditori che pagano il pizzo e non lo denunciano.
Un segnale forte, che comincia a produrre risultati importanti. «Oggi c'è, per i mafiosi, un rischio maggiore nel chiedere il pizzo e questo è dovuto alla nuova sensibilità emersa grazie all'ottimo lavoro delle forze dell'ordine, ma anche dalla spinta data dalle associazioni antimafia e da “Addiopizzo” (movimento di liberi cittadini contro la mafia)» ha riferito. Con orgoglio.
Fonte: www.barimia.info