Parte l’RU 486, sicilia capo fila del Sud Italia, 1^ interruzione di gravidanza al Trigona di Noto

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Primo caso in Sicilia di interruzione di gravidanza con il nuovo metodo farmacologico RU 486. E’ avvenuto all’ospedale Trigona di Noto, nel reparto di Ginecologia e ostetricia diretto da Salvatore Morgia, già allineato alle procedure emanate dall’Assessorato regionale alla Sanità e, pertanto, scelto dalla Direzione generale dell’Asp di Siracusa come centro pilota della provincia.

La prima donna in Sicilia ha richiesto e ottenuto la possibilità di interrompere la propria gravidanza ai sensi della legge 194, senza intervento chirurgico, ma con l’assunzione del “Mifepristone”, la molecola contenuta nel prodotto "Myfegyne" meglio conosciuto come RU 486.

“Sono soddisfatto dell’avvio del nuovo metodo nella nostra provincia – dichiara il direttore generale dell’Asp di Siracusa Franco Maniscalco – che consente anche in Sicilia l’offerta di tale prestazione che, in ostetricia, ci pone ad un livello di adeguatezza europeo”.
Il direttore del reparto, in collaborazione con il responsabile del Servizio della Interruzione Volontaria della Gravidanza ai sensi della legge 194/78, Cosimo La Tagliata, ha attivato tutte le procedure previste dalla legge: “La donna si è presentata all’ospedale “Trigona” di Noto giovedì 27 maggio – riferisce Salvatore Morgia – richiedendo la interruzione della propria gravidanza con metodo farmacologico. E’ entrata così nel percorso previsto e, dopo essere stato accertato dai sanitari che esistevano le condizioni perché potesse usufruire di tale metodo, è stata resa edotta delle caratteristiche del farmaco, delle eventuali controindicazioni, degli effetti collaterali e, soprattutto, che la procedura avrebbe previsto per lei un ricovero ordinario in ospedale di almeno tre giorni dall’assunzione del farmaco. La donna è stata sottoposta a visita ed ecografia per accertare che l’epoca della gravidanza rientrasse nelle settimane previste dalle linee guida della CSS e cioè non oltre 7 settimane e non oltre 49 giorni di amenorrea. Il giorno successivo è stata ricoverata, sottoposta a tutti gli esami previsti e, dichiarata idonea al metodo farmacologico, ha assunto il farmaco come da protocollo rimanendo sotto attenta osservazione dei sanitari. Non ha accusato dolori, né malessere di altro genere. A distanza di 48 ore si è espletato l’aborto e, al controllo ecografico, si è evidenziata la cavità uterina vuota. Non è stato necessario quindi somministrare farmaci aggiuntivi per aumentare la contrattilità uterina (prostaglandine), né tantomeno ricorrere ad alcuna procedura chirurgica. Il ricovero è perdurato per ancora 24 ore e, in terza giornata, è avvenuta la dimissione. La donna verrà controllata dopo 10 giorni, durante i quali potrà accedere in ospedale per qualsiasi ragione”.

Salvatore Morgia si dichiara soddisfatto dei risultati clinici di questo primo caso: “Tutto infatti sembra essere andato secondo protocollo – riferisce -, anche se, dai pochi dati che si hanno in letteratura, è previsto che in futuro con l’aumentare dei ricoveri si possa essere in qualche caso costretti a ricorrere all’uso di prostaglandine dopo la somministrazione del Mifegyne o a intervento chirurgico a completamento della procedura per una eventuale non sufficiente risposta del farmaco. Saranno i dati e l’esperienza a darci notizie più certe”.
Fonte: www.siracusanews.it