Comunicato sul Centro Commerciale Naturale

ritratto di Antonio Franco

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In merito alla seduta di Consiglio Comunale di domenica 29 sento il dovere di precisare che mi sono astenuto (non ho remato o votato contro), unitamente al collega consigliere Fatta, sull’istanza di riconoscimento del Centro Commerciale Naturale “Cefalù Perla del Tirreno” certo non perché – come sottolinea enfaticamente il suo presidente, sig. Francesco D’Anna – avrei voluto bloccarne la nascita o perché abbia qualcosa contro i commercianti di Cefalù che si associano per un miglior sviluppo del settore, ma piuttosto per protestare contro gli ennesimi disservizi causati dai ritardi dell’Amministrazione e dal grave disordine di cui è responsabile il funzionario dell’Ufficio commercio del Comune. Proprio il presidente, infatti, sottolinea che la sua istanza è stata prodotta il 15 settembre, ma è arrivata in Consiglio il 29 novembre, quindi mi pare difficile che l’Ufficio preposto e l’Amministrazione (se davvero avesse sostenuto l’iniziativa dei commercianti) non abbiano alcuna responsabilità nel grave ritardo che ha rischiato di far tramontare il CCN. La delibera, infatti, come ho fatto notare in sede di dibattito senza addurre “motivazioni pretestuose e d’ostacolo”, come superficialmente sostiene il D’Anna, è gravemente carente, in quanto manca dell’elenco (come richiesto dalla normativa) degli esercenti e degli altri Enti facenti parte del CCN, limitandosi solo ad indicare i nomi di presidente, vicepresidente e segretario del CCN; inoltre (valutino tutti la gravità di tale omissione), mi è stato confermato che la documentazione acquisita manca delle necessarie certificazioni antimafia di tutti i contraenti. In presenza di tali gravi limiti nella conoscenza dei soggetti che vanno a far parte di un consorzio economico senz’altro utile allo sviluppo della Città e che – proprio per questo – metterà in movimento una cospicua entità di risorse finanziarie, non potendo sapere se fra tali soggetti vi siano, ad esempio, parenti di consiglieri comunali (o di amministratori del Comune) che, in tal caso, si sarebbero dovuti tenere lontani dal partecipare alla discussione e al voto, o se vi partecipino degli altri soggetti che tentino di entrarvi malgrado sprovvisti di certificazione antimafia, ritengo di aver compiuto, insieme al collega Fatta, il mio DOVERE di Consigliere comunale con la mia astensione. Se ho arrecato dispiacere a qualcuno, me ne dispiaccio a mia volta, ma ritengo che la mia vita e la mia onorabilità si radichino profondamente nel rispetto delle regole e nella promozione di una cultura della legalità, di cui i Consiglieri comunali rispondono in prima persona moralmente e penalmente e al cui cospetto non c’è buon senso che tenga.