Un ricordo di Alda Merini

ritratto di Giovanni Biondo

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Dieci giorni fa moriva Alda Merini tra le massime poetesse del nostro secolo. La sua poesia sgorgava purissima tra gli irti rovi che le laceravano la vita, fertilissima terra solcata dall'andarivieni di disossanti aratri. Zolle smembrate, sollevate per essere ributtatte giù, le sue membra martoriate da lunghe e drammatiche degenze nelle così dette "case di cura".
Sofferenza gridata forte e risolta con la forza sciamanica delle sue parole, nell'amore: quello fisico, chimicamente prodotto tra i poli elettrici della carne, e quello mentale che tenta di arricchire di senso il primo, attraversando i cunicoli del pensiero.
Questo Amore sospinto con forza ad altezze spesso inusitate, ha inondato abbondantemente le pagine della sua produzione, geniale ed unica, fonte inesauribile di meraviglia per noi lettori.
Forse, inevitabilmente, in noi potrà andare sbiadendo il ricordo del suo ultimo tratto sofferente, ma resta la certezza che la sua alta Poesia è candidata a vincere la formidabile sfida con il tempo.

La volpe e il sipario

"Il vantaggio di un grande poeta
è di essere sordo al suono del disonore,
ed alto è il suo metro di linguaggio nudo
come è nudo il suo corpo in amore,
spugna obliqua che si imbeve di tutto.
Il poeta transita nel nome di Dio
come dentro la sua pagoda
dove si afflosiano amanti sfiniti
e cartelle di disonore.
Il poeta trama le ambasce del suo discorso,
vuol vivere lontano dall'io
nel censimento fragile della parola".

Angeli

"Angeli delicati come rose,
fiori perfetti della fantasia,
peregrini del mondo, musicali
adoratori di luce, angeli-mondi,
come è l'asperula quando si alza
da un labbro che è ferito dalla grazia.

Angeli lunghi come la mia attesa,
fonti di amore e di gran pentimento,
fiori del bene, mondi di paura,
trasalimenti puri della voce.

Angeli grandi come i mutamenti,
materno divenire della specie.

Angeli muti come la parola
quando se ne va da un labbro che è divino,
angeli-donne che io vedo in amore,
notturne detrattrici del pensiero".

Angeli scalzi che non hanno misura,
angeli della folla o mia paura.