In alto il soffio leggero della pittura di Antonio Liuzzi, e laggiù, in basso nella orrida prigione, le grida soffocate...

ritratto di Giovanni Biondo

Versione stampabile

In alto il soffio leggero della pittura di Antonio Liuzzi, e laggiù, in basso nella orrida prigione, le grida soffocate dei compagni di sventura di Spinuzza.

Ho bisogno di fare una premessa:
In ogni lavoro di ricerca si sa da dove si comincia e non si sa mai dove si puo arrivare...

Così, partendo dallo studio delle bellezze nascoste nei soffitti di un palazzo chiuso a Castelbuono, mi son trovato a ricostruire una pagina terribile dei moti rivoluzionari cefaludesi del 1856.
Vi confesso che la scoperta mi ha parecchio turbato; ma alla fine ho deciso di riportarla, anche se con fatica e con dolore, perchè sono convinto che ogni percorso ha una storia, ed escludere alcune parti dello stesso racconto, solo per preservare l'immagine idilliaca del passato, equivale allo smarrimento della stessa verità.

Mostra: Antonio Liuzzi a Palazzo Turrisi Colonna (nota 1)



Evidentemente si tratta di un titolo ad effetto: la mostra proposta è solo una nostra invenzione. Magari un desiderio...
Si tratta infatti, di una di quelle esposizioni impossibili perché, anche volendo, sarebbe molto complesso staccare i “quadri” dalle “pareti”, ed inoltre, il palazzo in questione è oggi una dimora privata, ovviamente chiusa al pubblico.



Le immagini sono il pretesto per raccontare un'altra storia all'indietro: Antonio Liuzzi, ottant'anni fa, in trasferta a Castelbuono, per arricchire di soffitti dipinti la residenza che fu dei baroni Turrisi Colonna, prima di passare ai Cardella e poi ai Marzullo.



Su Antonio Liuzzi ho pubblicato in precedenza un'altra ricerca. Adesso mi è sembrato utile continuare per sottrarre al cono d'ombra quante più possibili realizzazioni e incrementare l' archivio visivo dell' opera del nostro pittore che fu, ai tempi, maestro, molto apprezzato e richiesto, di privilegi per le case ricche di Cefalù e del circondario.



Alcune delle pitture sono firmate e datate fine anni '30, quindi, l'attribuzione è automatica; per altre invece, le similitudini d'impronta ci confortano nell'ipotesi; alcune altre, stilisticamente incongruenti, segnalano probabili preesistenze e quindi suggeriscono cautela.
Ma del resto, non pretendiamo di andare oltre ad un semplice esercizio di conoscenza e di archiviazione che magari, ci si augura, possa contribuire alla percezione e alla rivalutazione di tali documenti artistici “minori”. Un lavoro di ricerca e di studio che è una via alla conoscenza ma anche alla riflessione circa il valore e il significato delle opere che sono documento - impronta di arte, cultura e identità locale.
In questa direzione dobbiamo impegnarci in una corsa contro il tempo, infatti, come abbiamo già detto, i dati dei tetti residui sanzionano la sconfitta delle pitture romantiche dei soffitti che sono state spesso il bersaglio dei cantieri di ristrutturazione.
Una gialla malinconia pervade i muri delle stanze vuote che sanno di essere state belle...
Gerani appassiti nei balconi aridi di carezze d'acqua...



Molti hanno deciso, con troppa facilità, di dare un colpo di spugna alla memoria e pertanto, cancellano i tetti sognanti : alfabeto di scrittura d'arte romantica a domicilio, paratie di grazia appassionata, linguaggi di scrittura creativa aerea...
Così, il cielo si allontana sempre di più da noi...



In sostituzione...preferiamo odierne soluzioni che risultano, forse, altrettanto efficaci... ma spente e fredde di tecnologia. Certamente, povere di slancio e di poesia come potrebbe essere un libro bellissimo all'interno, ma con una copertina bianca e anonima.



Alcune di queste opere non dimostrano i loro 80 anni e così docili si sono messe in posa per gli scatti del fotografo castelbuonese Rosario Mazzola , qualche altra opera, invece, sembra volersi nascondere pudica perché ha troppi segni di degrado. A lei è toccato l'ingrato compito di contare tutti i giorni che sono passati sotto.
Un applauso infinito ai pittori, ai committenti di allora, e agli odierni proprietari quando e se... sceglieranno di mettere in sicurezza questo patrimonio di arte locale.



Nota (1):

Il barone Turrisi Colonna divise la sua vita tra lo studio per il progresso delle discipline agrarie e l'amore per la patria. Fu indegerrimo oppositore dei borboni. Partecipò alla rivoluzione del 1848 come maggiore della Guardia Nazionale. Nel '49 fu ministro dell'Istruzione e dei Lavori Pubblici nel govero di Ruggiero Settimo e successivamente presidente del Comitato di Guerra a cui era stata deferita la rappresentanza municipale, quando le camere dovettero essere sciolte.
Il barone sarà sempre presente, come protagonista, nelle complesse vicende politiche siciliane che porteranno dopo molte vicissitudini, alla liberazione dallo straniero.
Turrisi non lasciò mai di cospirare per la rivoluzione: fece parte del Comitato Rivoluzionario che preparò la vittoria di Garibaldi. Di quest'ultimo fu il consigliere a latere prediletto.
Nel gennaio del '61 assunse il dicastero della Pubblica Sicurezza e nell'agosto del '62 fu nominato colonnello dello Stato Maggiore della Guardia Nazionale.
Vittorio Emanuele volle il Barone Turrisi nella camera vitalizia e l'8 ottobre del 1865 fu nominato Senatore del Regno.
A livello locale fu prima consigliere comunale, e per 14 anni Presidente del Consiglio Provinciale. Dall '80 all'82, per la prima volta, Sindaco di Palermo. Ricoprì la stessa carica nel 1886.
Ma facciamo un passo indietro...
Desidero soffermarmi su un importante episodio che ci riguardarda più da vicino.
Siamo nel periodo della restaurazione del potere borbonico, dopo il fallimento della rivolta del 1856 che ha visto l' assurda fucilazione del concittadino Salvatore Spinuzza, sacrificato sull'altare della libertà; giovane vittima innocente, (perchè ingiustamente accusato di essere il capo della rivolta, quando si sà che il 25 novembre era in carcere).
In quel periodo, per prudenza, il barone Nicolò Turrisi fu costretto a ritirarsi a vita privata e furono i giorni più proficui per l'impegno nei campi della agricoltura, della zootecnia e della pastorizia. Potè infatti mettere in pratica, sperimentandoli sul campo, quei principi teorici che aveva espresso nelle sue opere magistrali e nelle numerosissime pubblicazioni di settore. Egli trasformò la vergheria di Santa Anastasia in un podere modello. (Quella che oggi si direbbe una moderna azienda agricola al passo con tutte le nuove scoperte della meccanica agraria).
E fu proprio nel febbraio del 1857, viaggiando alla volta di Sant'Anastasia che, fermatosi a Cefalù, seppe che il feroce ispettore Bajona, inviato nella nostra Città da Palermo torturava nelle prigioni i detenuti politici Salvatore Bevilacqua, soprannominato "Scorcilla" e Giuseppe Lo Re.
Il Turrisi parlò direttamente con Giuseppe Ranzino, fabbro al quale era stata commissionata la riparazione di uno dei terribili strumenti di tortura inventato dallo spietato ispettore di polizia ed usato contro i prigionieri. Ne ebbe la dettagliata descrizione e, tornato a Palermo, lo fece disegnare dall'artista signor Pietro Volpes; si trattava della diabolica "Cuffia del silenzio", strumento di tortura provvisto di mentoniera che serviva per serrare la bocca ai malcapitati perchè non gridassero durante le sevizie.

Fig. 1a.
A- B) Cerchio di acciaio, che si allarga e restringe nel punto B per adattarsi alle teste di diversa grossezza.
C) Mentoniera di fil di ferro destinata a chiudere la bocca, ser­rando forzatamente la mascella inferiore contro la superiore.
D) Correggia di cuoio per assicurare la mentoniera dietro il collo del paziente.
E} Semicerchio di acciaio per mantenere fermo sulla testa il cer­chio A B : in esso trovasi una vite di richiamo per inalzare la men­toniera fino ad impedire 1' apertura della bocca ed i gemiti del tor­turato.
Fig. 2a.
La figura seconda presenta lo strumento applicato.

Il disegno fu affidato al dottor Giovanni Raffaele che scrisse al signor Godwin Console generale di S. M. Britannica in Sicilia. Le lettere con i disegni furono pubblicati oltre che sul Corriere Mercantile di Genova, sul Morning-Post, organo ufficioso del primo ministro inglese lord Palmerston.
Queste lettere fecero il giro dell'Europa e la commossero.
Tutti ebbero le insindacabili prove delle sevizie usate dagli agenti del governo borbone sugli accusati di ribellione, sui sospettati loro complici e sui padri e sulle madri, sui figli, sulle figlie e sulle sorelle dei latitanti, arrestati come ostaggi perchè tradissero i rivoltosi svelandone i nascondigli.
Si seppe così degli inumani trattamenti sofferti nel carcere da Guarnieri, Di Marco, Guggino, Civello da Roccella, Spinuzza, i due fratelli Botta, Filippo Agnello, che uscito di galera morì a causa delle sevizie subite; oppure da Giuseppe Maggio, soprannominato "cacafezza," cognato di Andrea Maggio, uno dei capi della rivoluzione di Cefalù , imprigionato a Cefalù insieme ai due figli, uno di sei e uno di dieci anni torturato con lo "strumento angelico" per due giorni, in presenza dei due figli. Per non parlare delle donne, come quella giovane che per essere sorella ad un ricercato, maritata a Gratteri, gravida di sei mesi e che non aveva nessun rapporto con il fratello, messa a cavallo di un mulo, fu condotta nel carcere di Cefalù, dove abortì soffrendo una grave emorragia, e seppur in fin di vita non venne rimessa in libertà...
Il clamore suscitato dagli articoli fu così tanto che un commissario inglese di nome Dennis visitò le prigioni e realizzò un' inchiesta per il suo Governo.
Fu constatata ufficialmente la tortura e fu decisa la sorte morale del Governo Borbonico.
Per opera dei due senatori del regno Giovanni Raffaele e Nicolò Turrisi, il tirannico governo borbonico che aveva adottato contro i prigionieri politici sistemi a dir poco medievali, fu sconfessato e si meritò lo sdegno dell'Europa civile.
Quel governo borbonico contro cui la schiera dei nostri giovani eroi avava lottato, fu qualificato al cospetto del mondo civile come: "negazione di Dio".

ritratto di Saro Di Paola

Grazie Giovanni,

per la pagina di storia di "arte, di cultura, di identità e di storia locali" che mi hai permesso di conoscere.
Il tuo post mi ha rinfrancato e sollevato dallo sconcerto che, nella Sala delle Capriate, mi aveva appena procurato l'architetto Di Nicola.

Sì, Giovanni, SCONCERTO!
Per l'atteggiamento con il quale Di Nicola ha chiuso la presentazione dei "progetti per un nuovo lungomare" o per il "new waterfront" di Cefalù.
E'stato di offesa.
Per "l'arte, la cultura, l'identità e la storia" di Cefalù.

Mentre ascoltavo e seguivo Stanley e Di Nicola nell'illustrazione di quei progetti, quasi stordito, mi chiedevo con Cicerone :
QUID EST AETAS HOMINIS NISI EA MEMORIA RERUM VETERUM CONTEXITUR?
Il tuo post, subito dopo, mi è stato d'aiuto per darmi una risposta.