CENTO CANDELINE PER LA SIGNORINA PINA LAMARTINA

ritratto di Saro Di Paola

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La signorina Pina Lamartina spegnerà, oggi, cento candeline. È nata, infatti, il 15 dicembre 1909.

È stata bidella alla Scuola Media Rosario Porpora di Cefalù dal 1958 al 1980.
Anzi, esattamente,come lei ricorda e tiene a precisare, dal 7 gennaio 1958 al 30 giugno 1980.
Prima di essere assunta ufficialmente ha lavorato, gratuitamente, alla scuola di Avviamento,“chidda du ‘spiziu ai semafori”, e poi al Liceo Mandralisca.
Lo ha fatto “pi dari nna manu” alla sorella Flora.
Sono certo che quanti abbiamo frequentato la Rosario Porpora nell’arco di quei 32 anni, oggi da quarantenni a ultra sessantenni, abbiamo vivo il ricordo della signorina Pina.

Lei di noi il ricordo ce l’ha. Eccome se ce l’ha!
Se ci vede ci riconosce.Tutti.
Di noi tutti ricorda tutto.
Se eravamo “tuosti, compuosti, ‘ntilligienti, bravi o schiecchi”.
Di noi sa “cu arrinisciù e cu no“.
Di noi ricorda”quantu nni cumminavimu ‘n classi e fuora”.
A me ricorda sempre il voto che, in latino, mi dava “Patri Bianca”, il compianto sacerdote Giovanni Bianca che fu mio insegnante di lettere.
Di uno dei miei fratelli ricorda “quantu era tuostu”.
Di un altro ricorda il motivo per il quale, nonostante fosse già alle superiori, ogni mattina, continuasse a venire davanti alla Media :
“s’avieva fattu zitu”.

Per la signorina Pina 100 anni in piena lucidità mentale.
Segue i telegiornali.
Sa, anche, chi sono il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, quello della Camera dei deputati e quello degli Stati Uniti d’America.
Sa chi è il sindaco di Cefalù.
Dei politici non conosce solo i nomi.
Sui politici ha le idee chiare ed esprime, anche, giudizi.
Parlare con la signorina è un vero piacere.
In una occasione la vegliarda, allora novancinquenne, mi lasciò senza parole.
Fu quel pomeriggio del dicembre 2004 quando i TG cominciarono a diffondere le immagini dello tzunami in Indonesia.
Tornavo a casa, lei era davanti all’uscio, mi vide e mi disse :
“Sapi, sapi ‘ncignieri, ci fu u marimuotu a Bali”.
Temendo avessi frainteso aggiunse :
“a Bali in Indonesia, no a Bari”.

A cento anni, la signorina Pina è autonoma.
Vive da sola.
Chiama e risponde al telefono.
La nipote Tata prima di andare in ufficio le bussa alla porta.
Per chiederle come sta.
Alla bisogna se ne prende cura.
Due vicine di casa la accudiscono,amorevolmente :
Santina e Assuntina, come le chiama lei.

Ieri sono andato a trovarla.
Per farle gli auguri.
Con due giorni di anticipo.
Oggi non sarei stato a Cefalù.
Mi ha accolto calorosamente.
Come sempre.
Le ho chiesto di farle una foto.
“Subitu ‘ncignieri, aspittassi ca mi miettu u sciallu”.
Con lo scialle sulle spalle, è uscita.
Si è messa subito in posa.
Di fronte all’uscio di casa.
Là, sulla scala di Pierre.
Dopo le foto, mi ha confidato la sua speranza :
il dono che, oggi, si aspetta.
Il più grande, il più bello.
Lo ha fatto per chiedermi :
“cciù ricissi a Tata e Francesco”.
Troppo personale, troppo intimo quel regalo.
Non mi sento di rivelarlo.
Tata e Francesco capiranno.
E senza che io glielo dica.
Faranno di tutto per confezionarglielo.
Ne sono certo.
La zia Pina quel regalo lo merita.
Eccome!

Augurissimi, signorina Pina.
Grazie per essere stata bidella nella scuola dei miei anni più belli.
Grazie per i ricordi che riesce ad evocarmi.
Grazie per le emozioni che riesce a trasmettermi.
Saro Di Paola, 15 dicembre 2009