Guercio come Sansone?

ritratto di Angelo Sciortino

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Tutto può dirsi del sindaco Guercio, tranne che non è sincero. In due anni e mezzo, da uomo d'azione qual è, non ha detto, ma ha dimostrato con i fatti di aver posto Cefalù “al di sopra di tutto”: al di sopra di ogni ideale, di ogni condivisibile scelta politica e amministrativa, di ogni dignitosa considerazione di se stessa. Lo ha dimostrato per trenta mesi, ma soltanto in pochi consiglieri gli hanno creduto. Avranno il prosciutto sugli occhi, avrà pensato il Sindaco, meglio essere più chiari. Ha riflettuto per quaranta giorni e finalmente ha trovato il modo per essere più chiaro: la scelta della nuova giunta, definita “un'onta gravissima gettata sulla Città”.

Più di tanto da lui non si poteva pretendere. Sì, è vero, poteva dimettersi, ma così facendo avrebbe assunto soltanto su di sé ogni responsabilità, che invece è anche di quei consiglieri che lo hanno appoggiato durante la campagna elettorale e nei primi due anni di amministrazione. Solamente con questo ultimo schiaffo a costoro e all'intera città egli poteva liberare quegli occhi dal prosciutto, che per oltre due anni ha impedito di vedere.

Non è proprio il biblico “muoia Sansone con tutti i Filistei” - non foss'altro perché di Sansone non ha la capigliatura e la forza – ma è una chiamata di correità doverosa, perché anche i cittadini capiscano che non è egli soltanto il responsabile di tanto degrado, che ha portato Cefalù indietro di anni e forse di decenni. Soltanto così gli è possibile indicare all'opinione pubblica coloro che, come lui, non dovranno più essere votati.

C'è, per questi consiglieri, un'ultima possibilità di mostrare di essersi ravveduti: presentare e votare una mozione di sfiducia, che indichi una presa di distanza dai farfugliamenti amministrativi di questo Sindaco, che si è dimostrato un nano politico. Se non lo faranno, anche loro si dimostreranno tali e allora le sorti di questo Paese saranno ancora decise altrove, a Palermo o nelle ville e negli alberghi delle campagne cefaludesi, ma non dai e per i cefaludesi, che ormai sanno come si sta male e scomodi “al di sopra di tutto”. Soprattutto con quanta poca dignità.