Area Micciché: dal giudiziario alla politica

ritratto di Angelo Sciortino

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C'è a Cefalù uno straordinario esempio della impotenza che pervade la vita sociale e civile in tutte le sue espressioni. Un esempio di come persino il diritto e la sua amministrazione finiscono per il cozzare su un muro di gomma...,
...i cui mattoni sono certi politici incompetenti e certi burocrati altrettanto incompetenti, ma forti di un titolo di studio, che troppo spesso non è il risultato del corretto apprendimento di una scienza, ma il lasciapassare per essere la struttura portante di questo muro, di questa perversa struttura sociale suddivisa in comuni, province, regioni. Una struttura che avrebbe dovuto consentire ai cittadini di autogovernarsi e che li ha invece resi impotenti e quindi simili a tanti salici piangenti sussurranti al minimo venticello di questi pericolosi alleati: la burocrazia e la politica modernamente intesa.
L'esempio del quale voglio parlare è quello della cosiddetta Area Micciché, definito anche, tanto per cambiare, un “ecomostro”. Recentemente quest'area è stata posta sotto sequestro dall'Autorità Giudiziaria, rappresentando, così com'è, un pericolo per la sicurezza e un'offesa al decoro del centro urbano. Su' “La Voceweb” in edicola, Paola Castiglia ha fatto un'encomiabile e puntigliosa ricostruzione dell'intera ventennale vicenda. Merita di essere letta attentamente, perché da questa ricostruzione traspare in tutta la sua evidenza quanto grande è il danno che può provocare una burocrazia, incompetente e sorda, non soltanto ai diretti interessati – i proprietari – ma all'intera società.
E' per questo che ritengo che il sequestro non deve e non può considerarsi una soluzione. Anche con i cartelli giudiziari affissi in punti della palizzata di recinzione, l'Area rimane una bruttura che deturpa il centro urbano, tanto quanto il vecchio edificio postale e la palazzina Telecom.
Tutto ciò non significa che il sequestro sia stato inutile, ma che tale sarà, se l'Amministrazione comunale non si sentirà pungolata da esso per considerare la necessità sia di evitare che in futuro la sua burocrazia ripeta simili errori, sia di svegliarsi dal suo ventennale letargo con un piano di recupero di tutta l'area della cosiddetta “Villa”. Un piano che non può prescindere dal coinvolgimento della stessa proprietà dell'Area Micciché, non foss'altro che per risparmiare anni e costi finanziari per tentare incerti espropri.
Quanto al primo punto – quello relativo alla reiterazione degli errori (soltanto errori?) - decideranno i cittadini con il loro voto, ma con le indicazioni che potrebbero dare ulteriori indagini proprio nella sede in cui la burocrazia ha mancato per incompetenza o per ritardi o per omissioni: il Comune. Indagini che sarebbe opportuno svolgere al più presto. Non tanto per perseguire qualcuno, perché molti reati, ove ci fossero, sarebbero prescritti, quanto piuttosto per concludere fattivamente quelle in corso, iniziatesi con il sequestro.
Quanto al secondo punto, spero ardentemente di sentire la voce del taciturno Sindaco, dei proprietari e dei tanti giovani architetti, che scambino fra loro opinioni relative a proposte fattibili al fine di dare a Cefalù il salotto che merita e proprio in questa Area.
Sono certo che questo blog sarà lieto di ospitare le voci di un dibattito dovuto e pertanto auspicabile.