Ciancimino: "De Mauro ucciso per assecondare ambienti istituzionali"

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L'omicidio del cronista Mauro De Mauro sarebbe il primo di una lunga serie di delitti in cui Cosa nostra avrebbe "operato" anche su input esterni. E' la rivelazione fatta dall'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino al figlio Massimo e riferita dal supertestimone che racconta i retroscena della trattativa tra Stato e mafia ai Pm di Palermo che per il caso De Mauro processano il boss Totò Riina.

Oggi, nel giorno in cui sarebbe dovuta cominciare la requisitoria del Pubblico ministero, il magistrato ha chiesto alla Corte di Assise di depositare il verbale di interrogatorio reso da Massimo Ciancimino alla Procura l'8 ottobre, di sentire in aula il testimone e di acquisire agli atti il manoscritto di Don Vito in cui il politico corleonese definisce l'omicidio De Mauro come una sorta di spartiacque, il primo di una serie di delitti fatti dalla mafia per assecondare "interessi esterni" ed ambienti istituzionali.

Massimo Ciancimino ha riferito che il padre avrebbe parlato dell'argomento con il procuratore di Palermo Pietro Scaglione, poi assassinato nel 1971. Il Pm ha presentato alla Corte anche un altra serie di richieste e acquisizioni probatorie documentali e testimoniali. I giudici, su istanza dei legali dell'imputato e dell'avvocato di parte civile Francesco Crescimanno, hanno concesso alle parti un termine a difesa per potere analizzare tutta la documentazione di cui la Procura ha chiesto il deposito. L'udienza è stata rinviata al 5 novembre.

La morte del presidente dell'Eni, Enrico Mattei, e le manovre per fare apparire l'attentato al suo aereo come un "incidente" tornano a occupare la scena del processo per il sequestro del giornalista Mauro De Mauro. Il pm Sergio Demontis, oltre a quella di Massimo Ciancimino, ha chiesto l'audizione di Raffaele Girotti. Oggi Girotti ha 92 anni. All'epoca della sciagura aerea di Bascapé, il 27 ottobre 1962, era amministratore delegato della Snam, società controllata dell'Eni e proprietaria della flotta aerea dell'ente petrolifero. Girotti, secondo quanto ipotizza la magistratura di Pavia, sarebbe stata l'unica voce che dal gruppo Eni si sarebbe schierata contro la versione interessata della "disgrazia" aerea. Ai suoi collaboratori avrebbe assicurato l'impegno dell'azienda per accertare la verità.

Annunciò anche la costituzione di una commissione d'inchiesta interna. Invece non accadde nulla. Anche lui si sarebbe dimostrato impotente rispetto alle manovre di insabbiamento dell'indagine. Alla fine fu nominato direttore generale dell'Eni. Come per le altre richieste, la corte si è riservata di decidere se ammettere l'audizione di Girotti che, secondo il pm, potrebbe fornire informazioni utili sull'ultimo viaggio di Mattei in Sicilia. Il presidente dell'Eni era venuto per tranquillizzare la popolazione di Gagliano Castelferrato (Enna) sull'attuazione del progetto dell'azienda di avviare una nuova fabbrica che avrebbe occupato alcune centinaia di lavoratori. Il pm ha depositato oggi la trascrizione del discorso tenuto da Mattei in quella occasione.

Massimo Ciancimino ha consegnato vari appunti e carte del padre sul presunto collegamento tra la scomparsa di De Mauro e l'uccisione del procuratore Scaglione. Già a quel tempo Vito Ciancimino avrebbe svolto un ruolo di "intermediario" tra lo Stato e i suoi compaesani Luciano Liggio, Totò Riina e Bernardo Provenzano. In questa veste Ciancimino, secondo il figlio, si sarebbe occupato del golpe Borghese e di altre "vicende delicate" nelle quali la mafia avrebbe avuto il ruolo di manovalanza nell'organizzazione di "omicidi eccellenti in realtà commissionati da ambienti istituzionali romani".

La lista comprenderebbe il caso De Mauro, il delitto Scaglione e, a seguire, le uccisioni di Piersanti Mattarella e Carlo Alberto Dalla Chiesa "fino alle stragi del 1992 e 1993". Vito Ciancimino si sarebbe convinto, racconta ancora il figlio, che Scaglione fosse stato ucciso per essersi rifiutato di visionare, su sua richiesta, il "dossier processuale di Liggio". Sentendosi quasi in colpa, avrebbe poi chiesto spiegazioni a Provenzano che proprio in quel periodo gli aveva chiesto assieme a Riina di avere da Scaglione informazioni su eventuali indagini sui cugini Nino e Ignazio Salvo. E proprio da Provenzano Ciancimino avrebbe appreso che i "romani" avevano sollecitato l'eliminazione del procuratore per le sue inchieste sul golpe Borghese e sul caso Mattei. Massimo Ciancimino ha aggiunto che il padre avrebbe manifestato al boss Stefano Bontade la sua contrarietà per il fatto che con l'eliminazione di De Mauro si sarebbe innescato un meccanismo criminale perverso al quale sarebbe da ricondurre la successiva uccisione del procuratore. Tra le carte portate da Ciancimino jr in Procura figura il nome dell'avvocato Vito Guarrasi, personaggio influente e legato alle vicende politiche del dopoguerra in Sicilia.
Fonte: www.siciliainformazioni.com