Ricordando Pasquale Culotta

ritratto di Tania Culotta

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(foto di Pippo Glorioso)

“Ora che la sua voce si è spenta , restano vive le opere, i disegni, gli scritti, l'insegnamento 'verso l'architettura' in viam pulchritudinis da cui continuare ad attingere ragionamenti e modi di pensare per fare architettura.”
Questo l'incipit della locandina della giornata in ricordo di Pasquale Culotta, queste le parole di Pasquale Culotta in suo scritto a pochi mesi della sua scomparsa, che come ha detto ieri Rosario Di Paola, ricordando l'amico e collega, suonano come un epitaffio, come un testamento spiruale.

Queste parole condensano la vita dell'uomo e dello studioso di architettura che lascia un retaggio dal quale attingere, a piene mani modi di pensare e fare architettura, ma anche il modo di costruire la vita dentro l'architettura, in viam pulchritudis, la via della bellezza.

Il ricordo di Pasquale Culotta non è solo cadenzato dalla data della sua scomparsa, ma rimane sempre vivo in coloro i quali sono venuti a contatto con lui, come allievi, come colleghi studiosi di architettura, come amici. La giornata di ieri ne testimonia l'affezione e la sincera nostalgia di un uomo che ha dedicato la sua esistenza, senza risparmiarla, alla conoscenza 'in scienza' dell'architettura e della creazione, rivolta alla formazione morale ed intellettuale prima degli studenti nella scuola, poi all'uomo che l'architettura abita e sperimenta.

Ed è l'umanesimo di Culotta che il prof. Pierre Alain Croset fa emergere dalla sua puntuale relazione, che ripercorre le tappe del suo incontrarsi con Pasquale Culotta, lui uomo del nord, svizzero, che viene a contatto con la nostra terra e la nostra città e la conosce attraverso gli occhi allenati a vedere di Pasquale, occhi che registrano con curiosa intelligenza i mutamenti dei luoghi e della società in cui vive.

- Pierre Alain Croset e Marcello Panzarella

Pierre Alain Croset ricorda come negli anni '80 fosse ricco di fermenti il panorama dell'architettura in Sicilia, nelle realizzazioni come nel dibattito scientifico della Facoltà di Architettura di Palermo, di cui lui registra gli eventi dalle pagine della rivista Casabella diretta da Vittorio Gregotti, e di come Culotta ne fosse il motore instancabile.
Motore instancabile già a partire dagli anni sessanta, come ricorda, con animo appassionato, Rosario Di Paola, quando ancora studente Culotta partecipa attivamente alla vita politica della nostra città.

- Rosario Di Paola

Avendo intuito che il paese andava incontro a cambiamenti epocali di ordine sociale e territoriale, Culotta si fa portavoce della necessità di dotare Cefalù di un Piano Regolatore, e partecipando su invito del Dott. Giardina, il sindaco per antonomasia, all’agone elettorale, diviene assessore all’urbanistica e guida il Consiglio nella scelta del prof. Giuseppe Samonà per la redazione del Piano Regolatore Generale.

Cefalù si dotò dello strumento urbanistico che, come ben ha sottolineato l’ing. Di Paola, non ha evitato errori nella crescita della nostra città, ma sicuramente l’ha preservata da un incontrollato e incontrollabile uso del territorio.

La lezione di Samonà si riverbera sull’operato di Culotta non più studente ma professionista nella sua città, alla quale si accosta con un diverso rapporto di conoscenza: quello delle occasioni di lavoro, che divengono strumento per mettere a fuoco il personale sentire ed intendere l’architettura contemporanea e il suo inscindibile rapporto con il luogo, la sua storia, il suo genius.