Per tutti gli isotopi! Quando le centrali italiane saranno pronte, nel mondo mancherà l'uranio

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Comune di Castelbuono
Prov. di Palermo
IL SINDACO

La presente per trasmettere la mail relativa ad una riflessione sull'utilizzo delle centrali nucleari quali produttori di energie. Penso possa servire ad ognuno di noi e rendersi conto di un'altra falsa promessa che l'attuale governo sta lanciando.
Nella nota è evidenziato che fra qualche decennio si corre il rischio che mel mondo mancherà l'uranio per alimentare le centrali stesse.
Ognuno rifletta liberamente su questo tema, sarebbe bello in tal senso aprire un dibattito nel territorio vista anche la scelta che lo stesso ha fatto di investire sulle fonti rinnovabili (fotovoltaico, solare termico etc)
Saluti.

Mario Cicero

Articolo di Roberto Bonfafini

Se riusciranno a farle e quindi a terminarle (intorno al 2020?), le centrali nucleari italiane potrebbero trovarsi di fronte a un problema oggi poco sentito, ma che potrebbe gravare fortemente sullo sviluppo dell'atomo in tutto il mondo: la carenza di uranio. Nei prossimi anni, infatti, ci potrebbe essere una carenza della materia prima necessaria a far funzionare i reattori che potrebbe toccare quota 44mila tonnellate. Lo afferma un'analisi del gruppo finanziario RBC Capital Markets. "La nostra previsione è di deficit molto significativi, a partire dal 2012-2013, che cresceranno fino al 2020 fino a 100 milioni di libbre (44mila tonnellate) - ha affermato Adam Schatzker, uno degli analisti della compagnia - ; questo si tradurrà in un forte aumento dei prezzi del minerale a partire da fine 2011 - inizio 2012 al massimo, e ci saranno riflessi positivi sulle quotazioni delle compagnie legate all'estrazione".
A determinare la carenza, spiega l'analista, sarà il boom dell'atomo nel mondo, specie in Cina e India, unito alla fine nel 2013 delle operazioni di smantellamento dell'arsenale nucleare da parte della Russia, che garantisce attualmente 20mila tonnellate all'anno.
Intanto proprio la Russia, che forse conosce da tempo la questione, non esclude l'ipotesi di aprire in Iran un impianto per produrre combustibile destinato a centrali nucleari. L'ha sostenuto una fonte vicina alle trattative tra Mosca e Teheran, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Interfax.
"Per prima cosa dobbiamo finire l'avvio dell'impianto nucleare di Bushehr, che sarà rifornito da combustibile russo. Per il futuro, la creazione di una struttura in Iran per produrre il combustibile è possibile", ha affermato. L'arricchimento dell'uranio, comunque, avrà luogo sempre in Russia, ha precisato la fonte. Il capo dell'Agenzia per l'energia atomica iraniana Ali Akhbar Salehi aveva dichiarato che l'Iran ha offerto alla Russia di costituire un consorzio per la fornitura del combustibile nucleare per la centrale di Bushehr e per le altre centrali che eventualmente verranno costruite in Iran.
Alla stessa conclusione arrivano altri studiosi. Le riserve di uranio nel mondo potrebbero essere finite entro il 2050, afferma Yogi Goswami in un'intervista al quotidiano Decchan Cronichle. Goswami, condirettore del Clean Energy Research Centre dell'Università della Florida, ha rilevato che le centrali nel mondo consumano 67mila tonnellate di uranio l'anno: la disponibilità di combustibile nucleare è sufficiente per 42 anni, ma la domanda crescente che ci sarà nei prossimi anni, però, potrebbe far anticipare la carenza del combustibile. "Entro il 2050 - dice Goswami - le riserve conosciute e quelle ancora da scoprire potrebbero essere finite". Una soluzione potrebbe essere una maggior diffusione dei reattori autofertilizzanti oppure una fonte di uranio potrebbe essere l'acqua degli oceani, che ne contiene tre parti per milione, ma al momento la sua estrazione è troppo onerosa e non può essere sfruttata su larga scala. Non a caso si pensa al riciclo del combustibile usato. Lo pensano alcuni esperti alla commissione governativa Usa che sta valutando il futuro nucleare del paese, riportati dal sito World Nuclear News. "Oggi gli Usa sono focalizzati su un utilizzo singolo dell'uranio, ma la maggior parte dell'energia rimane dopo il primo ciclo di utilizzo - ha spiegato Alan Hanson, vicepresidente della sede statunitense dell'azienda Areva - inoltre il riciclo diminuisce del 75 per cento il volume delle scorie di alto livello da mandare nei depositi, e la loro tossicità del 90 per cento". Hanson e gli altri esperti hanno suggerito alla commissione di partire con un piccolo impianto pilota espandibile in seguito per il riprocessamento dell'uranio, e hanno fatto notare che, se riciclate, le 60mila tonnellate di uranio usato negli Usa potrebbero fornire nuovo combustibile a tutte le centrali per otto anni.