The New Waterfront - progetti per un nuovo lungomare

ritratto di Pino Lo Presti

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Nella Sala delle Capriate, del Comune, si è svolto, il 12 dicembre, un interessantissimo incontro di presentazione del Catalogo dei progetti che, nel 2007 (amministrazione Vicari)
un gruppo di studenti della Catholic University, sotto la guida del prof. Stanley Ira Hallet e del prof. Giuseppe Di Nicola, nato a Cefalù, hanno realizzato per una ipotesi di sistemazione del Lungomare di Cefalù. Presente nel Catalogo anche un progetto degli stessi Stanley e Di Nicola.
L’incontro è risultato di particolare interesse, oltre che per le idee progettuali, per l’intervento del prof. Marcello Panzarella, il quale ha aperto, alla riflessione dei più attenti, la problematica della genesi e della scelta di progetti - ancorchè parziali - riguardanti Cefalù.
Una problematica non di poco conto e che - contrariamente a quanto si possa voler supporre - non attiene la scelta delle persone (concorrenzialità professionale), bensì alla esistenza, in fieri, di quella conoscenza - di cui partecipi anche il cuore - che dovrebbe stare alla base di ogni progetto (non importa da chi fatto) che riguardi una realtà umana, storico-naturalistica e infrastrutturale, complessa - come è una città - e, nel nostro caso, Cefalù.

-L’oggi Sindaco Guercio, già da Assessore della Amministrazione che aveva promosso la iniziativa, all’epoca, durante la sua partecipazione alla esposizione delle tavole di progetto alla S.ta Caterina.

“Sono particolarmente felice di potere, questa mattina, ospitare in questa Sala consiliare questo evento, di una certa importanza per Cefalù. Ringrazio la Catholic University di Washington per avere scelto Cefalù come luogo di uno studio finalizzato al miglioramento della nostra città. Ringrazio, in maniera particolare, il nostro concittadino Di Nicola, il quale, assieme ai suoi studenti, nel 2007 hanno iniziato proprio lo studio della nostra città, e hanno poi conseguentemente presentato una progettazione, in particolare quella che riguarda il lungomare che è il sito più importante della nostra città.
Stamattina avremo modo di potere consultare questo progetto di alta qualità, di questo ne sono contento, io come amministratore non posso che sperare di poterlo eseguire!

-il prof. Stanley Ira Hallet

In questo momento io mi trovo a combattere con un Consiglio comunale che invece di portare avanti un certo programma, insieme alla Amministrazione, di giorno in giorno non fa altro che fare dei - diciamo così - movimenti di protesta; hanno presentato anche una Mozione di sfiducia (questa è la terza) nei riguardi del Sindaco. Vorrei capire il motivo di questa Mozione; quando io ho ereditato una situazione economica abbastanza disastrosa, e, dal 2007 a oggi, stiamo cercando di sanare questa situazione molto grave, e ho lavorato con coscienza per il bene di città, senza pensare ed interessi personali!
Questo progetto quindi è molto importante per noi, però bisogna che la classe politica cefaludese possa cogliere questa progettazione come qualcosa di buono per la città, per fare migliorare Cefalù è renderla ancora più famosa in tutto il mondo.

Questo Convegno, di questa mattina, sia da stimolo a tutti i politici per cercare di lavorare per la città, soltanto nell’interesse della città, e non cercare di fare politica soltanto per emergere politicamente; perché, nel momento in cui si emerge personalmente nel campo politico - ma non si fa niente per migliorare la città -, tutti questi progetti sono vani! Quindi l’augurio migliore è che tutti assieme possiamo raggiungere una pace politica e potere portare avanti questi progetti che sono il frutto di un lavoro, di un sacrificio, da parte di studiosi come voi e da parte di altri professionisti che ci hanno onorato della loro professionalità per migliorare Cefalù. Auguro a tutti voi buon lavoro, che questo progetto possa essere realizzato”!

Giuseppe Di Nicola
“Questo progetto nasce dalla collaborazione tra la Catholic University di Washington e l’Amministrazione di Cefalù. Stanley Ira Hallet è il nostro docente più importante, oggi responsabile di tutti progetti all’estero; perché la nostra università ogni anno organizza un progetto internazionale. Quest’anno infatti si svolge a Parigi da dove Stanley Ira Hallet è arrivato ieri.

Stanley Ira Hallet è anche il fondatore della nuova facoltà di Architettura di Washington ed ha lavorato in molte parti del mondo, dall’Afganistan al Nordafrica. Dalla sua esperienza è nato questo incontro, tre anni fa, che poi si è sviluppato in questo bellissimo rapporto con la Sicilia, che è un posto che io naturalmente amo. Parlando con Stanley di luoghi interessanti in cui prospettare ipotesi di sviluppo, è nata l’idea di lavorare in Sicilia, a Cefalù. E, quindi, con il nostro carissimo docente - oggi anche responsabile degli studi internazionali -, abbiamo organizzato questo lavoro con un nostro finanziamento. Abbiamo trovato in Domenico Meli - allora responsabile al turismo - e nel purtroppo scomparso, compianto Giovanni Liberto, persone straordinarie che ci hanno aiutato a entrare qui, in questa bellissima Cefalù, e a lavorare in maniera veramente bella e dignitosa.

Abbiamo lavorato con tutta una serie di persone che sono state molto, molto valide, come Nico Marino che ci ha dato tutte le introduzioni alla parte storica, ed informazioni di qualsiasi tipo su Cefalù, che necessitavano per questi progetti”.

Di Nicola, ricordando come, già in quel 2007, “il nostro Sindaco” sia stato “ felice di poter assistere, intervenire e dialogare con gli studenti”, stare “con noi” e darci il suo parere, si congratula con il Sindaco Guercio e lo ringrazia per la continuità amministrativa “validissima”, che ha loro permesso di continuare a sviluppare il loro progetto e di trovars qui, oggi.

“Il nostro Sindaco ha avuto la capacità di risolvere una cosa che è diventata una cosa bella, perché oggi noi abbiamo stampato un catalogo che ha visto collaborare due facce diverse del nostro globo. Persone che pensano ed operano in America e che oggi si trovano qui con un progetto per un territorio - che spesso viene definito ostile -, la Sicilia! Spero che siano delle cose che cambieranno, piano piano, il volto di questa Sicilia, che diventi sempre più bella! Mi permetto di dire questo anche perché io - viaggiando così tanto - vedo tantissimi posti e questo è quello che mi ha fatto pensare (che ci ha fatto pensare) a queste nuove soluzioni di progetto”.

Ringrazio anche Marcello Panzarella che in quell’occasione ci ha dato un supporto altamente professionale, sia per la prima che nella seconda parte, dando diversi pareri che sono serviti per riflettere. Il prof. Marcello Panzarella è il nostro esperto architetto nella zona, non dico di Cefalù, ma di tutta la Sicilia, del sud d’Italia; Preside della Facoltà di Architettura, e quindi una persona che può sicuramente dire di cose di cui io non posso parlare così tanto, perché subito dopo la Laurea sono andato fuori dall’Italia,

Il prof. Stanley
“Dopo aver ringraziato i 24 studenti che - ancora tre anni dopo - parlano di questa esperienza “incredibile” a Cefalù, spiega che “è stata per noi una esperienza molto buona: “calda”!

Il nostro obiettivo primo è stato quello di ricercare una soluzione che riflettesse le problematiche tecnologiche e culturali del nostro tempo, a partire dalla osservazione delle condizioni locali, culturali, climatiche, geografiche, della fauna e della flora, e dallo studio delle tipologie architettoniche che si sono succedute attraverso le varie epoche. Per circa 10 settimane ho lavorato molto su questo progetto in un nostro studio a Campo dei Fiori, a Roma. Sempre per mostrare che noi abbiamo visto tutte le storie di queste città, il nostro gruppo ha studiato la posizione delle montagne e della viabilità su cui inserire il nostro progetto.

Particolare attenzione si è data al rapporto fra la spiaggia e le tipologie residenziali all’interno”.

Alcune indicazioni dai primi progetti descritti:
parcheggio sotto la passeggiata del lungomare;
parcheggio a S. Lucia
giardini come transizione tra la spiaggia e gli alberghi

Lo Stanley, nel sottolineare la cura del design, nei progetti - sin agli interni degli alberghi -, si sofferma sulla idea, contenuta in uno dei progetti degli studenti, che prevede un hotel, in fondo al lungomare, che offre la possibilità di continuare la passeggiata sin sulla spiaggia - in un tentativo di raccordo tra il piano stradale e la spiaggia stessa.

Di Nicola
“E fondamentale capire la seconda parte della nostra intenzione. Con Stanley ci siamo chiesti quale poteva essere il “punto vincente” di questo studio sul lungomare. La ipotesi di gestire il traffico all’interno della città ha trovato un limite negli spazi troppi ristretti, non congrui. Abbiamo osservato anche che il lungomare purtroppo non ha alcuna via di uscita. Abbiamo poi cercato di capire quali sono in effetti le parti più “belle come vista”. Parliamo anche di luoghi di marketing, come punto emozionale: quella fase strategica che vi dà un’immagine, un “ricordo per sempre”! Abbiamo osservato come molte persone si recano in macchina alla fine del lungomare per trovarla.

Questo è il fronte possibile, il Waterfront su cui si potrebbe sviluppare il lungomare. Sono soluzioni logiche che si vedono in moltissime città che si affacciano sul mare.

Un parcheggio, alle porte della città, nell’area di servizio dell’Agip, con una soluzione di design valida, utile, di almeno 1.000 posti, esalta il valore di quel luogo “di sosta” (che in qualche modo già il S.Lucia rappresenta), tra Messina e Palermo.

- Di Nicola Illustra il punto terminale del tunnel tra il parcheggio e i lungomare

Questi due occhi, in verde rame, che si mimetizzano tra la roccia: sono il punto di accesso, il “punto fotografico” per eccellenza che diventa un “momento strategico di marketing”. Da quella parte si comincia percorrere un lungomare completamente ripulito da macchine e da situazioni indecenti.
Un tunnel completamente informatizzato con degli schermi direttamente collegati con 50 telecamere sparse sul lungomare che informano su quello che si troverà quel giorno, in quel particolare lido: servizi, pranzo, eccetera... , prenotazione, carte di credito, tutto molto veloce, perché oggi il turismo è anche velocità. Alla fine di questo tunnel informatizzato, il turista sarà pronto per dire: voglio raggiungere quella mèta,

- attraverso una bellissima, piacevole passeggiata sul lungomare -: il Centro storico e vedere la Cattedrale; e qui andare nei nostri ristorantini, negozietti sparsi nel Centro. Insomma, questo è il sistema che secondo noi può risolvere parte dei problemi che vedono questa città, oggi, poco vivibile, fondamentalmente poco piacevole!

Forme quasi futuriste che s’ispirano alle forme della città, alle onde del mare, una forma che poi si adagia sul terreno, come una conchiglia che esce dal mare: porta della città da cui si accede al parcheggio sotterraneo”.

-frutta?

-Il Sindaco e gli assessori, consultano il menu, pardon, il Catalogo

-Da architetto che “non ha mai operato in questo luogo”, Di Nicola invita il Professore Marcello Panzarella a dare il contributo della propria saggezza.

-l’arch. Caliò

-l’arch. Piazza

-Panzarella

“Avevo già avuto modo di parlare, con te e con Staley, quando siete venuti la prima volta, e poi quando avete fatto la mostra alla Sala Santa Caterina. Ovviamente, se mi chiedete di intervenire, me lo chiedete perché io esprima una mia valutazione. Ed è una valutazione complessa da parte mia, che nasce, sia dal fatto che sono di Cefalù, e anche perché dal 1974 insegno Architettura.

Da cittadino, sono molto contento del fatto che, venendo da Washington, abbiate pensato di fare un esercizio progettuale sulla nostra città, la nostra città. Non è la prima volta di progetti - che la investano in maniera ampia - realizzati, prodotti, pensati in ambito universitario esterno alla Sicilia. Devo dire che oggi rivedendo le immagini che avevate già esposto, in una certa misura mi sono ritrovato con la stessa sensazione che avevo avuto quando ebbi modo di conoscere i colleghi americani che erano venuti alla fine degli anni ’70, e che poi pubblicarono un libro sui loro progetti per Cefalù e sul suo lungomare. Cioè: quella di un “occhio distante”, lontano, diverso, che guarda i luoghi ed è capace di immaginarseli in un modo del tutto differente rispetto a quello che può essere l’immaginazione di uno che sta qui.

Quei progetti, di allora, mi fecero capire l’importanza della “distanza dell’occhio che guarda” un luogo in cui non si è mai stati, e in cui è difficile entrare - che è difficile da possedere in poco tempo -, e che però - per converso - offre una facilitazione che è quella di immaginare senza inibizioni e difficoltà, quel luogo, secondo quella che è una propria idea dell’architettura.
Nella nostra tradizione italiana degli studi di architettura, è importante, il rapporto stretto tra progetto e conoscenza del luogo; una conoscenza che viene realizzata, non solo attraverso analisi, ma letture orientate della storia dell’architettura e del luogo; conoscenza che diventa “materia” del progetto. Probabilmente, nella nostra tradizione di studi italiana dell’architettura, il peso della Storia e della relazione con il luogo hanno un rilievo maggiore che presso altre tradizioni degli studi di architettura.
Negli ultimi vent’anni, dopo la ventata sciagurata del post modernismo, hanno preso piede - nella ricerca internazionale sull’architettura -, delle tendenze che si sono chiamate dapprima: destrutturazione. Oggi l’orientamento della ricerca avviene soprattutto nel campo del linguaggio, in termini artistici, che si accoppia alla ricerca dei nuovi materiali. Penso che la ricerca sui nuovi materiali sia importante, importantissima, ma penso anche che la trasformazione dell’architettura in un’opera preponderatamente artistica, non sia una buona deriva.

E’ importante il vostro lavoro su Cefalù: perché con questo “occhio differente” avete mosso una discussione necessaria. Non è poi così vero che tutto vi sia “immobile” (perché sul lungomare di Cefalù le cose si fanno), però è necessario pensare che se si devono fare delle cose sul lungomare di Cefalù, queste devono essere fatte con una capacità di un occhio che riesca a trovare e inventare soluzioni anche nuove!
Ma a questo punto c’è la mia parte di critica che, ovviamente, va presa con molte pinze, poichè mi rendo conto benissimo che avete mostrato il lavoro di studenti.
Certamente non è - se non nel caso ultimo (che è appunto differente) -, il lavoro di professionisti di lunga esperienza.
Penso sia sempre necessario che una questione specifica - in questo caso: i problemi del lungomare di Cefalù -, si inquadri dentro una questione più generale che è il funzionamento più generale della città; di qualunque città quindi anche di Cefalù.
Questo livello di base (che costituisce il quadro in cui poi i singoli interventi si vanno a collocare), lo si può affrontare in diverse maniere. C’è un livello istituzionale - che è quello della pianificazione urbanistica - ma resta sempre la necessità - indipendentemente da quello - di avere uno schema generale di disegno delle cose che vanno fatte.
Il disegno generale (non necessariamente deve essere il P.R.G.) deve comunque tenere sempre conto delle relazioni tra i problemi, e soprattutto “deve individuare” i problemi; voi un problema lo avete individuato: il lungomare di Cefalù è affollato di macchine ed è poco vivibile, un lungomare che avrebbe una grande suscettibilità in termini di ricettività turistica, che non è stata portata fino in fondo!
Ma è questo però un problema, per quanto importante, parziale.
Perché, nello stesso tempo, il lungomare di Cefalù ha dei pregi di tipo naturalistico. Le esigenze della “messa in valore delle potenzialità economiche” vanno sempre messe in relazione con quella della valorizzazione del pregio naturalistico.
Sappiamo bene che è un equilibrio difficile perché più si “valorizza” una cosa è più, in qualche modo, la si erode!
Il “disegno di insieme” credo che debba valutare bene questo.
Ma vi sono anche dei bisogni di base da capire prima della progettazione.
Il lungomare ha bisogno di un intervento non solo perche è certamente troppo affollato di macchine; probabilmente anche perché ha un suo vizio di origine: il lungomare di Cefalù nasce come collegamento tra il Centro storico e Santa Lucia!
Questo non perché, il sindaco Giardina si è alzato una mattina e ha detto: “voglio collegare il paese con Santa Lucia”, ma perché, a Santa Lucia, si era impiantato - da alcuni anni - un’importante struttura turistica: il Club de la Mediterranèe. Fare il lungomare, allora, significò dichiarare che il futuro di Cefalù stava nel turismo; il lungomare fu la materializzazione di questa intenzione: “aiuto i suoi ospiti a venire in città”. Il difetto fu che fu fatto sulla duna costiera (se andate verso Campofelice, qualcosa è rimasto). Non solo fu fatto sulla duna, ma divelse tutta la vegetazione, una vegetazione complessa che serviva anche a proteggere gli orti e i giardini (ancora piccolissimi brani ce n’è). Fu fatto inoltre con una sezione molto larga, per il contesto, e soprattutto “indifferente”, cioè nasce e finisce quasi allo stesso modo; tranne proprio nel posto terminale - dove voi avete messo le due canne del tunnel -, dove per ragioni obiettive non si poteva fare più largo di così!

E’ possibile oggi pensare che un lungomare debba avere una sezione così larga, rispetto alla entità del posto, e così indifferenziata nei punti in cui passa? Io credo di no, perché ragionando sulla modificazione della sua sezione - in ragione dei posti che va attraversando-, si può cambiarne le funzioni rispetto alle diverse necessità!
È possibile pensare di eliminare completamente il traffico automobilistico dal lungomare?Si, stringendo il lungomare! Penso che, oltre a fermare le automobili, in una quantità consistente, prima del paese - come è giusto e come il tuo progetto prevede -, ci voglia un’attenzione specifica su ogni metro di lungomare, passo per passo, per veramente cambiarlo.
Le macchine sul lungomare credo che debbano continuare ad andare solo per le due seguenti ragioni: emergenza e un modesto servizio di approvvigionamento per gli alberghi che già ci sono.
Dunque è pensabile di ridurre la sezione del lungomare a livelli quasi pedonali - ferme restando quelle funzioni di emergenza -, e dare più spazio alla duna e alla spiaggia, spostando il traffico veicolare alle sue spalle.
Dobbiamo inoltre pensare, anche, che non si può pensare a un nuovo lungomare di Cefalù - come tu hai accennato -, non considerando il fatto che non ci sarà più la attuale ferrovia (la nuova sarà in galleria). Sì, è lontana alcune centinaia di metri, ma se si guarda al territorio di Cefalù come a un “Sistema”, ci accorgiamo che la modificazione ferroviaria - a seconda se ne sapremo approfittare, oppure no - potrà avere relazione diretta con un nuovo modo di concepire il lungomare e con un modo complessivamente differente, più funzionante, di regolare il sistema del traffico in tutta Cefalù.
Dunque io penso che il disegno di base debba essere un disegno sistematico, un disegno che metta assieme problemi e prospettive che nascono dalla modificazione ferroviaria.
Cefalù potrebbe già utilizzare un progetto di base di questo genere che si chiama: “schema di massima del piano regolatore”, dove questi ragionamenti sono già disegnati. C’è una bellissima concomitanza tra il tuo progetto e quello dallo “schema di massima” che ho disegnato: la individuazione del luogo del parcheggio che blocchi una quantità consistente di automobili alle porte della città (con l’idea ovviamente che poi ci sia una navetta)! C’è una assonanza nella idea del tunnel (solo che quello disegnato nello “schema di massima del piano regolatore” non è pedonale ma a doppio senso di marcia veicolare). Esso vi costituisce soprattutto, non una entrata, ma una uscita da Cefalù. Il problema delle uscite è centrale nelle considerazioni del disegno generale. Non dobbiamo pensare soltanto alle automobili in rientro di chi è venuto a farsi i bagni, ma anche a un momento di necessità improvvisa: le catastrofi ci sono! Allora noi dobbiamo fare in modo che con un breve preavviso si possa poter uscire rapidamente da queste città.

Avendo detto che c’è questa necessità di disegno di base, ritornando ora ai progetti che abbiamo visto - non quello firmato da te, ma gli altri - degli studenti...”

Di Nicola, nel ricordare che quel progetto è firmato anche da Stanley ed altri, suggerisce di non aprire una polemica “perchè potrebbero nascere diverse....”.

Panzarella prosegue
“...andando al progetto degli studenti, alcuni guardano all’intera lunghezza del lungomare, altri invece focalizzano l’attenzione su alcuni aspetti particolari e non si preoccupano di stare dentro un disegno di insieme. Ogni progetto è un “sondaggio” particolare in cui - è ovvio - lo studente, prova se stesso di fronte a quello che è oggi il panorama internazionale dell’architettura.
C’è l’intenzione di risolvere alcuni problemi di Cefalù, certo, ma, molto spesso, “di quel pezzettino di Cefalù”. Ma lo studente cerca di mettere sempre tutto quello che sa, e tutto quello che vorrebbe saper fare, una volta che diventa architetto. E questo si vede! Credo che ci sia una forte accentuazione formalistica in questi progetti, comprensibile tuttavia perché si tratta di progetti di studenti!

Questo mio certamente lungo intervento dice grazie a questa vostra attenzione, che consente di rimettere in discussione o di sollevare una discussione a cui non solo, il Sindaco, o la politica; non solo la pubblica amministrazione, ma io credo la città tutta è chiamata ad affrontare. La necessità del discorso non è solo della politica; se fosse solo dalla politica dovremmo prendere atto che sul progetto urbanistico di Cefalù siamo fermi da una enormità.
Quanti anni sono passati, e intanto maturano le urgenze. Una di queste è la ferrovia. La ferrovia sta andando avanti ... ma bisognerebbe che, non solo il sindaco, ma tutto il tessuto economico di Cefalù, capissero che il progetto esecutivo del raddoppio della ferrovia, da Ogliastrillo fino a Castelbuono (che è dotato del disegno pure dei bulloni), del tutto provato, avesse realmente il finanziamento da parte del Ministero delle infrastrutture, da parte del Governo, che non c’è! Questo progetto è importante perché cambia il futuro di Cefalù da “così a così”. Non solo perché lo mette in collegamento più facilmente con l’aeroporto e con il resto d’Italia, ma perché la modifica del tracciato, che è tutto sottoterra, è una opportunità straordinaria di rimettere in discussione l’assetto intero della città. L’area dell’attuale linea ferroviaria, che per ora divide monte e valle, invece potrà unirli, e anche potrà - nei punti più vicini -, sviluppare un rapporto più diretto con lo stesso lungomare.

Urge da subito una interlocuzione con le ferrovie, per scoprire quali problemi abbiamo con le ferrovie. Abbiamo il problema per esempio di saper, oggi, quello che stanno facendo a Ogliastrillo: stanno facendo un macello!

Le opere di moderazione dell’intervento, che erano previste, non si sono realizzate o, per lo meno, non così come erano previste. Stanno distruggendo tutto, e figuriamoci cosa sarebbe successo se avessero fatto così come pensavano di fare; la Stazione a Ogliastrillo: il disastro totale!
Uno, bisogna avere una “presenza” con questi signori. Dire un attimo qui siamo anche a casa nostra, quello che sta nascendo non ci va fino in fondo!
Due, datevi da fare Signor Moretti, amministratore delegato delle ferrovie, per non portare soldi soltanto al passante ferroviario di Mestre, o a quello di Palermo, anche noi ci siamo! Noi siamo un tratto di quel cosiddetto corridoio, numero uno europeo, Berlino Palermo; non è una linea qualunque”!

-Di Nicola invita Panzarella a concludere.

Panzarella
“Finisco perché mi rendo conto che la passione con cui lavoro, con cui intervengo...

Di Nicola
“Noi veniamo da fuori e purtroppo i problemi che dovreste discutere, la sera nelle vostre riunioni, è bene che le fate con calma e con serenità nei vostri collegi, ed è giusto che le facciate.

Noi, oggi, siamo qua in qualità di architetti che operano nel mondo internazionale dell’architettura. Sono stato ieri (ve lo comunico perché mi portiate fortuna, perché sono sicuro che mi volete bene) chiamato ad essere responsabile della progettazione di esterni del padiglione italiano a Sciangai e, quindi, tra poco devo partire. Non sono qui purtroppo per stare molto tempo, quando vengo a trovarvi la mia adorabile famiglia anch’io mi chiedo il perché di tutti questi problemi. Vi parlo chiaramente, tutto quello che abbiamo detto dei progetti degli studenti e non solo, io dico: sì è vero Marcello; però io, da cinque anni, mi trovo ad osservare le vere architetture che si fanno nelle città del mondo (che siano poi di “qualità o meno”, possiamo aprire dibattiti e impegnare ore e ore del nostro tempo)!
Io invito, qui, il Sindaco a farsi forte, di fronte ad una condizione “casuale”, facendo alcune considerazioni.
La prima è quella del nostro carissimo Stanley - che non vuole quasi parlare, nella sua umiltà, e nella sua esperienza anche giuridica (del livello dell’ Istituto nazionale americano: il nostro “Ordine degli architetti”) -, che ha pianificato varie arie del Washington, nel distretto di Columbia (che è come dire che una sua piccola porzione sarebbe come la nostra Palermo)!

Il nostro intervento è nato perché io sono stato a New York, Sciangai a Washington, a Chicago, in tutto il mondo (perché io sono stato in tutto il mondo, e ho operato e lavorato con maestranze di tutto il mondo)!
Allora, qualsiasi sia l’intervento che debba salvare questo Cefalù (ma non perché sta morendo... perché se volete starci così, stateci; vogliamo parlare del perché le amministrazione hanno fatto o non hanno fatto? Allora, io invito il Sindaco, la Giunta, gli Assessori, i responsabili e coloro che conoscono veramente quali sono le condizioni che hanno portato allo sviluppo di questa città ... perché è facile parlare), bisogna utilizzare dei veri progettisti che conoscano il resto del mondo, altrimenti qui farete sempre delle operazioni di basso livello.

Questo è quello che io dico, senza paura, e spero che tutta Cefalù mi senta!

Io voglio ringraziare qui Stanley - che è venuto ieri da Parigi (abbiamo qui una persona che ieri ha preso l’aereo per venire qua), quante volte voi prendete l’aereo per andare a Parigi a fare una conferenza?
Dopo due anni, tornando qui, ho visto la stesse cose e non mi sono chiesto “perché”; ho detto: va bene così perché è Cefalù.
Però, oggi, se voi volete - anche via Internet, come volete - potete contattarci. Noi abbiamo fatto il nostro copyright, la Catholic University ha stampato questi progetti, sono documenti! Se voi necessitate, se voi volete, se volete chiamarci (anche come una collaborazione, un aiuto a capire - insieme ai vecchi architetti della città ...

..., insieme a coloro che conoscono tutti questi punti nevralgici del piano regolatore - queste cose che non si riesce a capire perché non siano mai state...- si, ma io dico, se non sono state fatte ci sarà un motivo di fondo - ma non è che ve le vengo a risolvere io), io posso fare un progetto che abbia le qualità per riqualificare la città, e sono sicuro di saperlo fare!
Ma è chiaro che quello che avete visto non è il “finito”; abbiamo pensato a un parcheggio, abbiamo pensato un tunnel, a due occhi che guardano il mare, ma non abbiamo finito! Altrimenti, vi facciamo tutto il progetto, e poi?
Abbiamo “iniziato” un iter progettuale che sia nelle condizioni di garantire il “successo progettuale”!
Qui mancano “soggetti” di cui si possa parlare di “successo progettuale”!

Questo è quello che voglio dire; purtroppo, per fare l’architetto, prima devi girare e guardare quello che c’è attorno, e deve succedere che persone, identità di altre realtà sociale, accettino il tuo operato. Se tu fai questo all’estero, in tutto il mondo, in giro dove vai, allora, puoi già incominciare ad avere una piccola soddisfazione.
L’accoglienza che ho avuta qua dalle persone, per quello che è stato il mio lavoro, è stata quella che io desideravo - era un sogno e invece ho avuto le porte aperte -. Questo è un grande segnale per me.

Il Sindaco è stato una persona gentilissima e spero quindi che questo discorso, che io ho fatto insieme all’architetto Stanley, non divenga “una parola” insieme alle tante altre, buttate lì, così; io faccio sacrifici, Stanley fa dei sacrifici, lavoriamo giorno è notte perché abbiamo una passione che è quella dell’architettura”!

-Panzarella - “Non accetto lezioni di questo tipo”!

Di Nicola
“No Marcello, non è una lezione; io ho detto: bisogna conoscere l’architettura, perché se io non avessi studiato con te e con Pasquale ai tempi...”

Panzarella
“Ti prego di moderare”!

Di Nicola
“Noi non abbiamo chiesto niente: questo è stato un intervento di progetto “ipotetico e teorico” ma siamo nelle condizioni di farlo “vero reale”; siamo in grado di costruire con materiali e tecniche nuovi; siamo; al 100%; capaci di farlo perché già lo facciamo”!

Panzarella
“Fallo, fallo”!

Di Nicola
“Io presso la situazione non per essere ... però in qualità di architetto - che opera e lavora ogni giorno - devo realizzare “una struttura”, devo fare in modo che si “tenga in piedi” e ...

Panzarella
“Per questo c’è l’ing. Di Paola”!

Di Nicola
“...allora collaboriamo!
Quando verrò, la prossima volta, a Cefalù, stiamo insieme - se volete - in una seduta, in un consiglio e parleremo; possiamo dare anche un nostro contributo perché bisogna vedere l’architettura da diversi punti di vista.
Sindaco, voglio dirle, se lei necessita di ulteriori ragguagli sulla visione di questo lavoro che abbiamo fatto e pensato, noi siamo le persone più disponibili nell’offrirle la nostra collaborazione: è questo il concetto, questo è il lavoro che abbiamo fatto. Resta sempre uno studio internazionale che ha avuto un successo e che, grazie all’Amministrazione, abbiamo terminato in maniera diciamo dignitosa.
Questa era la nostra ipotesi, poi tutte le altre cose che non sono venuta per motivi che non conosco, noi non vogliamo ... perchè in effetti è bene accettare una città per come è; noi abbiamo accettato questa città per come è, l’abbiamo studiata e abbiamo fatto delle ipotesi, non sogneremmo mai di venire qua... - anche perché siamo impegnati su fronti diversi -, ma questo sarebbe un punto, un obiettivo per noi piacevolissimo perché io conosco la città, non come te, ma perché vedendo tutte le altre città in cui io lavoro, mi viene facile pensare a quello che potrebbe essere una delle tante “soluzioni di sistema”; non soltanto il parcheggio!
Possiamo riaprire dibattiti in altri momenti!
Chiudo questo mio breve breve intervento qui, ringrazio nuovamente Stanley che sarà disponibile sempre per una progettazione, e quindi lascio la parola Sindaco”.

Il Sindaco
“Io sono un po’ amareggiato dal dibattito, così come è andato. C’è stata un po’ di polemica. Apprezzo moltissimo l’intervento che ha fatto l’architetto Marcello Panzarella; lo ritengo una persona, un professionista - diciamo - di qualità elevate, che è molto sensibile a quelle che sono le esigenze del territorio che, tra l’altro lui conosce benissimo per averle studiate: le caratteristiche di Cefalù della sua cultura. E’ un professionista da apprezzare, e che ha dato tanto a Cefalù.
Apprezzo moltissimo i progettisti della Catholic University e questo lavoro che hanno realizzato; hanno lanciato delle idee molto belle per la nostra città. Non è che tutto quello che c’è qua all’interno noi lo dobbiamo realizzare, però a noi serve come una idea per una progettazione futura”.

Di Paola
“Scusi se la interrompo: ci sono tanti occhi”!

Il Sindaco
“Gli occhi per me sono la cosa più bella che ci possa essere, però io dico questo: apprezzo moltissimo l’architetto Panzarella per quello che ha fatto, per quello che farà (tra l’altro, lui sta curando anche il P.R.G.), nello stesso tempo (rivolto al prof. Sanley) apprezzo il vostro lavoro. Noi lo prenderemo come un’idea per il futuro; questa è la cosa importante. Sono sicuro, e stia tranquillo che, in un prossimo futuro, possiamo anche collaborare. Spero che tra vuoi non rimanga un contrasto e che si possa dialogare, anche per il futuro"!

-il contrasto prosegue

ritratto di Leonardo Mento

Va beh....

c'è qualcuno che cortesemente, visto che non ero presente, potrebbe dirmi cosa, oltre alle "polemiche/critiche" di merito, rimane di tutto questo? E' stato tempo perso? Servirà? Grazie Leonardo
p.s.
Ringrazio Pino Lopresti che grazie ai suoi resoconti di quanto accade nel sociale e politico di Cefalù, permette a me come a tanti altri "cefalutani" che non vi risiedono, di partecipare alla vita stessa del paese.

Buone feste a L'altra Cefalù ed ai suoi lettori.

ritratto di Pino Lo Presti

Credo proprio di no

a parte quello che comunque resta di ogni idea appresa, se lei intende riferirsi al "concreto", credo resterà solo qualche bel titolo nella copertina della rivista patinata con la quale la passata amministrazione faceva sentire i cefalutani proiettati in chissà quale futuro - oggi scopriamo di debiti!
Le confesso che non me ne dispiace e non perchè non sia assolutamente urgente provvedere ad una sistemazione del lungomare, quanto perchè non amo esercizi e "successi professionali", da pare di chicchessìa, sulla pelle, quando non sulla carne, della nostra città. Non amo in genere i feticci e dunque quei progetti-oggetto che si compiacciano delle proprie soluzioni formali, superficiali se non indifferenti alla "natura vera del luogo; al pari di quei politici che si compacciono dei propri annunci-feticcio indifferenti alla profonda natura del cuore e dei bisogni del luogo, della città e dei suoi cittadini.
Non amo quei progetti che tendono a ridurre la mia città una "cartolina" ad uso dei turista e non piuttosto "vivibile" in tutte le sue dimensioni (anche emotive) piuttosto a chi vi vive. La vera bellezza non può che stare nella bellezza della vita interna a una "forma"; se vi sarà, essa si emanerà da sola, senza bisogno di "applicazioni esterne" imbellettanti, ammiccanti!
Anche a lei l'augurio di un buon passagio al nuovo ciclo solare da l'altra cefalù e mio personale.

ritratto di Leonardo Mento

Il concreto...

si signor Lopresti credo che lei abbia centrato la questione che è il "concreto". Vede io ho l'età di quelli che hanno visto trasformare questo città Cefalù da tutta (o quasi) circoscritta a dentro Le Mura a quello che è oggi, francamente visto il risultato non c'è da rallegrarsi. Dato che che non vi risiedo da più di quasi 40 anni ( comunque sono sempre venuto a passare le vacanze) non dovrei essere troppo critico in quanto non a dentro alle "cose",alle "criticità" ai "fatti" del paese. Sicuramente in questi anni ho notato le cose negative che sono quelle che colpiscono di più, mentre i fatti positivi vengono spesso ignorati. Credevo a torto, che quello che è successo a Cefalù in questi ultimi 40 anni non mi appartenesse, ma non è così; invece mi/ci appartiene in quanto, "unicuique suum", ne siamo responsabili. Ciò premesso, sempre per via dell'età e non vorrei sembrare retorico, non posso che sperare che qualcosa di "concreto", nell'interesse del territorio e della collettività si realizzi. Per questo apprezzo chi si fa carico di sollecitare, informare, proporre. Cordialmente
p.s.
a novembre ero a Cefalù com mia moglie, abbiamo fatto dopo molti anni una passeggiata invernale sul Lungomare. All'andata guardavamo il mare al ritorno all'altezza della famosa "vanedda cavadazzì" c'era qualcosa che non tornava, un alto muro, una costruzione a ridosso del lungomare, che dire......cambierà qualcosa o continueremo a vedere altri muri..fuori Le Mura ??

ritratto di Luigi Piazza

Waterfront di Cefalù

La presentazione del catalogo dei lavori degli studenti della Catholic University di Washington fatti sul lungomare di Cefalù, mi ha lasciato con due ben distinti sentimenti.
Uno è quello di plauso per l'iniziativa accademica che ancora una volta, come ben ricordava il prof. Arch. marcello Panzarella nel suo interrotto intervento, vedeva come oggetto di studio da parte di una università americana la nostra città ed il suo lungomare.
Certo a ben guardare i progetti degli studenti si può notare un certo scollamento con la situazione reale del contesto in cui si inseriscono ed anche una certa utopicità, ma, nell'ambito di sperimentazioni progettuali universitarie (quindi non finalizzate ad una effettiva realizzazione), ciò ci può anche stare.
Quindi bravi i ragazzi della Catholic University ed il docente Prof. Arch. S.I.Hallet.
Meno bravo l'Arch. Giuseppe di Nicola.
Il suo intervento conclusivo, a mio avviso, tra l'altro dopo aver malamente interrotto l'intervento di un docente universitario che lui stesso aveva invitato ed il cui contributo alla fase di workshop era stata, per ammissione dello stesso Di Nicola, preziosa, è stata l'equivalente, scusatemi la volgarità, di una grassa sputata in faccia a tutti i professionisti locali.
Si, proprio quei professionisti, giovani e meno giovani, che ogni giorno lavorano nella nostra città avendo avuto il coraggio di rimanere nel proprio paese e di scommettere di farcela con le proprie forze in una situazione culturale, burocratica, amministrativa non proprio favorevole.
Quei professionisti che lavorano giorno e notte (mica lo fa solo l'arch. Di Nicola) per portare avanti quelle idee e quei progetti che mirano anche a rendere migliore l'ambiente circostante in cui vivono.
Quei professionisti che non sordi alla cultura globale dell'architettura hanno preferito applicarla nel locale, quel locale che l'arch. Di Nicola tanto disprezza.
Personalmente auguro all'arch. Di Nicola tutto il bene del mondo, una fama internazionale e tutti i benefici che questa può portare, ma altresì spero che con questa insorga in lui anche una buona dose di modestia.
Il pomeriggio del 12 dicembre, curisoso di vedere alcune opere di questo nostro illustre concittadino che ha avuto tanto successo all'estero, su Google ho digitato "Prof. Arch. Giuseppe Di Nicola" convinto di dover visionare un gran numero di siti; non vi dico qual'è stato il risultato di questa ricerca su internet, perchè vorrei che la faceste anche voi. Fatemi sapere.
Un'ultima cosa, se mi è consentita; un consiglio all'Amm.ne comunale: se il professionismo architettonico, urbanistico ed ingegnieristico locale non è all'altezza di siffatte sfide progettuali, quali il waterfront cittadino, ed è necessario l'affidamento ad una firma internazionale di chiara fama all'estero, vorrei indicarvi un professionista il quale, avendo svolto qualche lavoretto all'estero, credo che nulla abbia di meno che non il nostro illustre collega concittadino: l'Arch. Renzo Piano (cercate anche lui su Google e fatemi sapere).
Colgo l'occasione di porgere i più sinceri auguri di Buon Natale e felice e prospero 2010 alla redazione de L'altraCefalù ed a tutti i suoi lettori.
arch. Luigi Piazza

ritratto di Pino Lo Presti

Grazie architetto Piazza

Lei ci ha dato il suo contributo nel momento stesso della nostra nascita.
Il suo augurio perciò ci risulta particolarmente gradito.
Spero vorrà accogliere con altrettanta sincerità il nostro augurio per lei.

ritratto di Saro Di Paola

Corpo e colore della pelle

Se l'architetto Di Nicola, dopo avere bruscamente interrotto il Professore Marcello Panzarella, non avesse dato la parola al Sindaco per concludere l'incontro sarei intervenuto per ribadire quanto sostengo da tempo.

Per razionalizzare l'assetto urbano e viario di Cefalù sono necessari interventi di "chirurgia urbanistica" che, come aveva giustamente evidenziato Panzarella, non possono non relazionare le due più grosse questioni urbane di Cefalù :
i reliquati della linea ferrata e della attuale stazione ed, appunto, il lungomare.
Sono due questioni che, a prescindere dagli aspetti architettonico-formali, non possono essere disgiunte.
Ciò per le ovvie interferenze che potrebbero avere in termini di assetto viario e di servizi.
Questioni, entrambe, che investendo aree pressochè sature dal punto di vista edificatorio non possono che essere risolte, come già detto, con interventi di autentica chiururgia.
Interventi che tanto meglio possono riuscire quanto più a fondo si conosce il "corpo" sul quale devono essere eseguiti.
Gli interventi proposti e pubblicati nel catalogo risentono indubbiamente di quelli che, a mio giudizio, sono stati i limiti più evidenti del workshop su Cefalù :
il tempo che gli studenti hanno avuto a disposizione per conoscere il corpo Cefalù;
la mancanza di un vero masterplan elaborato dal docente.

Nessun chirurgo, per quanto di fama, può intervenire su un corpo malato se non dispone di tutti quegli accertamenti preliminari che gli consentono di individuare e localizzare le criticità da risolvere.
E' SIN TROPPO OVVIO !
Eppure, sono rimasto senza parole la domenica successiva quando a CRM a queste mie considerazioni l'architetto Di Nicola ha risposto dicendo che il corpo di un uomo bianco non è diverso da quello di un uomo negro e/o di uno giallo.
Come dire che per l'architetto Di Nicola Cefalù, New York, Abu Dhabi o Osaka fanno lo stesso.
ERGO ..........

ritratto di Angelo Sciortino

Come fa giustamente notare

Come fa giustamente notare l'architetto Panzarella, il progetto è purtroppo quasi un puro esercizio scolastico, in cui "lo studente cerca di mettere sempre tutto quello che sa, e tutto quello che vorrebbe saper fare, una volta che diventa architetto. E questo si vede! Credo che ci sia una forte accentuazione formalistica in questi progetti, comprensibile tuttavia perché si tratta di progetti di studenti!"
Sugli interventi sicuramente necessari, l'amico Saro Di Paola sottolinea, a sua volta, che quelli "proposti e pubblicati nel catalogo risentono indubbiamente di quelli che, a mio giudizio, sono stati i limiti più evidenti del workshop su Cefalù :
il tempo che gli studenti hanno avuto a disposizione per conoscere il corpo Cefalù;
la mancanza di un vero masterplan elaborato dal docente."
Insomma, con questo progetto sul lungomare sembra proprio che ci troviamo in presenza di una filosofia illuministica, quella in cui si pensava di poter migliorare la realtà con metodi ingegneristici e se la realtà non si piegava, dicevano quei filosofi, tanto peggio per la realtà.
Ma noi cefaludesi possiamo accettare supinamente che questa realtà, che è la nostra storia e la nostra società, subisca simili meccanicismi, simili abusi della ragione? Credo proprio di no e per il loro no argomentato con la sapienza che loro non manca, ringrazio l'architetto Panzarella, l'architetto Piazza e l'ingegnere Di Paola.

ritratto di Mauro Caliò

Architetture, occhi e altro

Non ho avuto modo di partecipare al workshop nel 2007 ed anche per questo mi sono recato volentieri alla presentazione del catalogo dei progetti per il cosiddetto waterfront; la presentazione di un lavoro svolto da un gruppo di studenti universitari e quindi con le caratteristiche proprie di questo tipo di progetti.
Vorrei però cercare di spingermi oltre nella riflessione e trovare gli aspetti positivi di questo episodio.
Penso infatti che in tutto ciò che facciamo nella vita un grande ruolo sia rivestito dalla condivisione di idee con il prossimo. Anche un buon progetto, se condiviso con altri, ritengo abbia sempre un discreto margine di migliorabilità, che nasce dal confronto.
A questo proposito potrebbe essere interessante lo sguardo di qualcuno che osserva, cerca di studiare, ma da lontano; certamente sarà difficile cogliere lo "spirito del luogo", il cosiddetto "genius loci", ma probabilmente si riusciranno a cogliere degli aspetti, a fare delle analisi, che sfuggono ad un occhio ormai abituato ad un dato contesto o a determinati problemi; oppure si potranno fornire stimoli, anche derivanti da elementi di contaminazioni, come spesso è avvenuto nella storia.
Quasi sicuramente, in questo caso, rimangono progetti scolastici, poco contestualizzati o attenti a particolari problematiche che chi vive quotidianamente la città conosce, ma possono costituire spunti di riflessione che potrebbero essere sviluppati anche da professionisti locali (che pur non avendo girato il mondo qualche idea se la sono fatta), oppure potrebbero sfociare in un concorso di idee; il tutto possibilmente accompagnato da una amministrazione comunale sufficientemente lungimirante.
Per certi versi ho paragonato i progetti presentati ad una sfilata di moda. Difficilmente per strada vediamo indossare i capi portati in passerella, ma sicuramente da quelli derivano le tendenze, gli spunti per il "pret a porter".
Di certo c'è che questa presentazione ha innescato un minimo di dibattito sul tema e questo è un altro dato positivo.
Altra positività è costituita sicuramente dall'esperienza che questi giovani studenti hanno potuto fare. Con buona probabilità di questi progetti non se ne farà nulla, come accade per quasi tutti i lavori delgi studenti di architettura a qualsiasi latitudine, ma l'esperienza rimarrà come bagaglio formativo di giovani architetti, progettisti del prossimo futuro. Una cosa ritengo sia infatti fondamentale; infondere nel prossimo, ma soprattutto nei giovani, la passione per quello che si fa e per quello in cui si crede.
Sicuramente l'Architetto Di Nicola ha peccato di presunzione pensando che non ci siano professionalità locali all'altezza di un progetto di qualità, ma se fosse stato mio ospite me la sarei lasciata scivolare un po' di più, cercando di zittirlo con diplomazia, anche per un fatto di forma nei confronti del professor Hallet e dei tanti giovani intervenuti.
In fin dei conti penso che il tempo (che è un gran gentiluomo), il nostro pensiero e le nostre azioni, ci consentiranno di dimostrare la qualità del nostro operato.
Vi lascio con una citazione di Le Corbusier:
"L'architettura è un fatto d'arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di la di essi. La costruzione è per tener su; l'architettura è per commuovere"
Mauro Caliò