Cefaludesi vicini e lontani: AUGURI per il 2011

ritratto di Nicola Pizzillo

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Quanti sono i nostri compaesani che vivono e lavorano fuori Cefalù? Non si possono calcolare con precisione ma sicuramente sono un numero imponente: ci sono gli emigrati di vecchia data ed i loro figli che conoscono Cefalù dai loro racconti, dalle foto o da sporadiche visite, ci sono poi i cosiddetti cervelli in fuga, vuoi per mancanza di lavoro, vuoi per maggiori opportunità di carriera, che la nostra città non riesce a offrire, infine, coloro che motivi coniugali o affettivi li inducono a vivere fuori.

Ogni estate o in prossimità di feste, come questo Natale, molti di loro fanno capolino a Cefalù che sentono profondamente come la loro unica e vera casa, incontrano amici e parenti che non vedono da tempo, costatano il passare degli anni sui loro volti, e si raccontano le novità della famiglia e della città, anche se le più eclatanti sono già loro note attraverso la stampa e il web.

Sembra un paradosso, ma forse è nell’ordine delle cose, che la comunità cefaludese si mostri molto più accogliente ed affettuosa verso i suoi figli sparsi per il mondo piuttosto che verso quelli che quotidianamente si ostinano a volerci vivere, quasi che il privilegio della cittadinanza si debba pagare in termini di indifferenza, mancanza di solidarietà e/o invidia. Trattasi di una sorta di compensazione per i patimenti subiti per la lontananza dalla madre patria che induce il cefalutano ad adottare un doppio tipo di comportamento: loquace ed affettuoso con i fuori sede, taciturno ed indifferente con i residenti. Ora se è giusto il primo atteggiamento e indubbio che c’è sicuramente un’anomalia nel secondo comportamento, questo doppiopesismo ha dell'inspiegabile e rasenta il patologico.

Chi di noi non ha sentito dire che Cefalù è bellissima se non fosse per i suoi abitanti? Io più di una volta,sia da cefaludesi che da forestieri. Ed un fondo di verità esiste, facciamoci un esame di coscienza, quando siamo fuori dalla Sicilia ed incontriamo un paesano, abbracci e baci come non mai, anche se a Cefalù ci si ignorava, invece siamo capacissimi di non salutare il nostro vicino del pianerottolo, salvo poi piangerlo al suo funerale. Ci vorrebbe un sociologo o forse uno psicologo per analizzare le cause di tali comportamenti, che potrebbero imputarsi alla eccessiva concentrazione di persone in uno stesso luogo, che finisce per alterare i tratti di umanità di ciascuno di noi. Fenomeno che si avverte in misura ancora maggiore nelle metropoli, come Roma e Milano, dove si è dei numeri ed il concittadino che dorme su una panchina diviene un oggetto da rimuovere e per di più infastidisce. Viceversa nei piccoli paesi a misura d’uomo (Pollina, San Mauro), dove ci si conosce tutti e si intrecciano strette relazioni sociali, il rispetto, la solidarietà verso il prossimo costituiscono ancora la regola.

Con tutto questo panegirico dove si vuole andare a parare?
Semplicemente nella constatazione che è cosa buona e giusta creare ponti d’oro per il nostro paesano che, per cause avverse, si è dovuto allontanare dalla nostra bellissima città ma che nello stesso tempo non sarebbe peccato avere un occhio di riguardo per coloro che vivono a nostro stretto contatto.

Quindi ribadisco UN GRANDE AUGURIO DI BUON ANNO 2011, e ne abbiamo veramente bisogno, A TUTTI I CEFALUDESI VICINI E LONTANI.