Consiglio comunale del 10 febbraio 2011 - parte 2°

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Punto 3 - Relazione del Sindaco, nella qualità di Consigliere di Amministrazione della Fondazione “San Raffaele-Giglio” di Cefalù, e successivi interventi

Il Presidente Barracato fa proseguire i lavori introducendo il punto tre: “Relazione del Sindaco, nella qualità di Consigliere di Amministrazione della Fondazione “San Raffaele-Giglio” di Cefalù, al fine di conoscere: vedi (http://www.qualecefalu.it/lac/node/3736)

Lapunzina
Soltanto per spiegare, come prevede il regolamento, le ragioni della richiesta di inserimento di questo Punto nell’O.d.g.
L’argomento è qualcosa che sta a cuore a tutti noi e penso che ognuno di noi ha avuto la possibilità in questo ultimo periodo, magari incontrandosi con qualcuno, di avere scambiato esperienze ed opinioni su situazioni vissute al riguardo dei servizi resi dall’Ospedale Giglio-San Raffaele.

Come detto qualche sera fa non c’è un referendum che vogliamo fare: Fondazione Sì, Fondazione Nò. L’Ospedale è una realtà cefaludese ormai consolidata da diversi anni. Abbiamo chiesto l’inserimento di questo Punto all’O.d.g. in ottemperanza ad un disagio espresso da tanti cittadini e alla esigenza di darvi una risposta.
Sono certo , per il numero di pazienti che ha come medico, che tantissime persone sono andate da lui magari per dire che non riescono a fare una endoscopia, se non a pagamento, o che magari non sono riusciti ad avere un intervento di chirurgia generale perché c’è una lista di prenotazioni molto lunga: una prenotazione che magari supera gli otto o i dieci mesi.
Tutto questo deve trovare una soluzione, noi dobbiamo interessarci di queste cose, non possiamo non interessarci di quella che è una delle cose più importanti: la salute, la assistenza sanitaria.
Abbiamo chiesto che il Sindaco venga a relazionare in quanto consigliere di amministrazione dell’Ospedale già da alcuni anni. Abbiamo sempre detto e lo ripetiamo non c’è polemica, Sindaco, anche se per noi c’era resta motivo di un fortissimo conflitto la situazione di un Sindaco che, da consigliere di amministrazione, si trova a tener conto delle lagnanze dei cittadini non da Sindaco ma con l’occhio di un consigliere dell’amministrazione dell’Ospedale. Questa non è polemica questa è la realtà!

Io chiedo che Pippo Guercio, come consigliere di amministrazione e anche come sindaco, si faccia carico di quelle che sono le questioni sollevate da tantissimi cittadini; che non sono questioni “contro” la Fondazione Giglio-San Raffaele ma questioni che vanno risolte “assieme” alla Fondazione Giglio-San Raffaele, nell’interesse di una Sanità che sia sanità per tutti, che sia sanità per tutto il territorio.
Noi siamo contentissimi che l’Ospedale di Cefalù abbia uno sviluppo regionale - se non oltre -, che qui vengano da ogni posto, (come già la presenza, ogni giorno, di centinaia di macchine dimostra) ma questo non significa che il cittadino di Cefalù, che abita a Cefalù, non debba più avere alcun servizio, o pochi servizi, dall’Ospedale; perché le liste di attesa sono così lunghe per ricoveri ed esami che deve poi andare a Termini, a Petralia, se non a Palermo. Questo non è un problema da poco, non è un problema “contro” alcuno - lo voglio ribadire ancora ancora una volta, dopo averlo fatto già l’altra sera -, è, però, un problema di cui è obbligo occuparsi da parte dei rappresentanti dei cittadini.

Sindaco
Intanto volevo ringraziare il Direttore generale che questa sera è stato inviato da me a partecipare a questa riunione, il dott. Pomi; volevo salutare anche il Primario della neurologia e della medicina interna, il dott. La Rocca, il dott. Grimaldi e anche il dott. Galardi.

Come tutti sappiamo (e l’ ho detto anche l’altra sera, in quella riunione che è stata organizzata diciamo da una società, Trinacria mi pare .... associazione Trinacria che è rappresentata dal presidente Salvatore Guarcello, se non sbaglio), è stata una riunione che ha fatto un po’ il punto sulla situazione attuale del San Raffaele-Giglio di Cefalù.
Tutti - come ha detto il consigliere Lapunzina - non possiamo disconoscere cosa oggi rappresenti l’Ospedale San Raffaele di Cefalù nel mondo della Sanità siciliana e anche oltre. Con l’Ospedale San Raffaele diciamo abbiamo ottenuto un risultato molto importante che è quello di avere ridotto la mobilità passiva, cioè il cosiddetto “viaggio della speranza” nei paesi del Nord e anche oltre i confini dell’Italia. Addirittura si è avuto un aumento della mobilità attiva, cioè molti pazienti di altre regioni vengono nella nostra città a curarsi e questo, come dicevo, è qualcosa di importante per la Sanità cefaludese del territorio madonita, e della Sanità di tutta la Sicilia.

Io, come medico, non posso non disconoscere il fatto che negli ultimi - dalla metà del mese di ottobre ultimo scorso - si sono verificati dei disagi soprattutto per quanto riguarda il superamento del budget, soprattutto per quanto riguarda le prenotazioni delle varie visite ambulatoriali. Però questo è un problema che io penso tutte le forze politiche devono affrontare e cercare di, tutte assieme, di coalizzarsi e cercare di far sì che la Regione possa dare una budget superiore a quello che normalmente dà; e quindi evitare che alla fine dell’anno si possano avere questi disservizi, così come si sono verificati nel mese di novembre e dicembre.
Io penso che attualmente la situazione attuale è notevolmente migliorata perché dal 1 gennaio parte il nuovo budget, per cui quelle liste di attesa che, diciamo in un primo momento, si avevano, ora non ci sono più quelle liste di tanti, di diversi mesi. Io lo noto lì in studio che prescrivo delle determinate prestazioni ai miei assistiti e ottengono delle prenotazioni che non sono più di 6/8 mesi ma, nel giro di uno o due mesi, possono sottoporsi a visita. Tra l’altro, ora c’è questa nuova normativa che riguarda il “codice di priorità”: noi, medici generici, possiamo mettere un codice che è quello dell’ “urgenza” - che si deve fare entro due giorni -, i “tempi brevi” - entro 10 giorni -, “D” - entro 30 giorni - e “P” che è la “priorità programmata”.
Certo non sempre viene rispettata questa priorità, e io ho detto al Presidente del San Raffaele che bisogna sforzarsi per ulteriormente cercare di migliorare questo elenco delle priorità.
Per quanto riguarda l’altro problema che è sorto - che è quello della piccola chirurgia -, io so che, in questi ultimi giorni (tra l’altro questa problematica è emersa anche nel dibattito dell’altra sera), sò che in questi ultimi giorni la situazione sta migliorando perché si sta organizzando meglio la chirurgia e quindi anche i piccoli interventi - che vanno dalla colecistectomia all’intervento di ernia inguinale, oppure all’appendice o altri piccoli interventi - diciamo che si è avuto un incremento, cioè già si ricomincia a trattare queste piccole patologie. Quindi io penso che c’è la volontà da parte di tutti di poter migliorare questa situazione.

Io questa sera ho invitato il dott. Pomi a relazionare su quello che è il Bilancio dell’Ospedale San Raffaele e su altre problematiche perché lui - più di me e degli altri consiglieri - è quello che ha il polso della situazione. Quindi - se voi siete d’accordo, se il Consiglio è d’accordo - sospenderei la seduta del Consiglio e farei intervenire il dott. Pomi per relazionarci sul Bilancio del San Raffaele e anche sugli altri punti che sono stati chiesti dal consigliere Lapunzina

Il Presidente mette ai voti la Sospensione: approvata all’unanimità

Non trascriveremo la lunga relazione tecnica del dott. Pomi ma a riprodurre tutte le varie schede riassuntive che ha poi in maniera particolareggiata spiegato e ragionato per illustrare i risultati ma anche la filosofia e la strategia del nostro Ospedale.
Ringrazia, in particolar modo il consigliere Lapunzina, perché:
“... l’approccio mi sembra quello positivo; cioè, in questo momento - come vedremo poi dai dati che vi illustrerò -, c’è bisogno di collaborazione per risolvere un problema che è importante.
Il dato emergente è che la richiesta di prestazioni è superiore alle disponibilità delle risorse che ci sono oggi. Questo comporta evidentemente un piano triennale futuro - che è però “il libro dei sogni”: quello che dovrebbe essere la Sanità in Sicilia, certamente non “fantasioso” ma “teorico” - sebbene, di fatto oggi, vi sia una realtà per la quale io non so onestamente come si potrà arrivare a quel Piano. Secondo me ci vorranno tutti e tre gli anni per arrivare a raggiungere certi obiettivi, soprattutto sulla base di quello che è richiesto dal territorio come assistenza domiciliare, come presidi sanitari e tante altre buone iniziative che dovranno essere fatte. Iniziative importanti che però comportano molto tempo; e io ho invece chiesto di affrontare la realtà attuale, che è una realtà, secondo me drammatica e senza esagerare”!

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Il Presidente dichiara riaperta la seduta del Consiglio

Lapunzina
Sono consigliere da otto anni, questa è la prima volta che noi a Cefalù abbiamo, con chiarezza e con ricchezza di particolari, una esposizione precisa su quella che è la situazione del Giglio-San Raffaele; se ne potrebbe parlare ancora per giornate però, rispetto a quello che abbiamo chiesto, ringraziamo il dott. Pomi ed anche il Sindaco che ha voluto far partecipare il dott. Pomi nel dare risposta a quello che chiedevamo.

È chiaro che non tutto quello che abbiamo chiesto può essere risolto questa sera o con una determinazione del Consiglio comunale. Abbiamo perfettamente chiaro che la situazione è complessa per il fatto che questo Ospedale ha avuto uno sviluppo enorme in pochi anni; però, nel frattempo, penso che c’è stato anche un corto circuito tra le intenzioni e le volontà regionali, così che - nel frattempo che l’Ospedale si sviluppava e cercava di dare e offrire sempre più servizi - c’è stato anche, da parte della Regione, un freno rispetto al Piano sanitario. Ritengo tuttavia che le problematiche segnalate non sono soltanto frutto di questo “freno” da parte della Regione ma anche di alcuni errori fatti nel passato. Mi auguro che questi non vengano ripetuti nel futuro come, per esempio, tagli derivanti da prestazioni erogate ma che non rientravano tra le patologie che erano state precedentemente autorizzate.
Ma siccome il discorso è molto vasto e complicato, da affrontare se non con un contraddittorio continuo con chi queste cose le vive tutti i giorni, io vorrei andare al tema principale che è: come possiamo risolvere i problemi che vivono i cittadini che chiedono l’erogazione di servizi, di prestazioni sanitarie, all’Ospedale - che è l’Ospedale del territorio - quando questi servizi purtroppo non possono essere erogati se non dopo mesi, talchè, molte volte, la gente purtroppo è “costretta”, per necessità, a pagare la prestazione?

Una legge del 2007, propria in tema di attività sanitaria, dice che le regioni hanno l’obbligo di adeguare progressivamente i tempi di erogazione delle prestazioni “in regime ordinario” e quelle “in regime libero professionale” al fine di assicurare che il ricorso alla “libera professione” intramoenia siano frutto solo di libera scelta del cittadino e non conseguenza di carenze nell’organizzazione dei servizi resi “in attività istituzionale”: questo è il tema!

La “libera scelta” del cittadino di prestazioni a pagamento non può essere condizionata dall’ostacolo di una prenotazione possibile solo per fra 8/10 mesi; la libera scelta del cittadino non può essere condizione dal fatto che una coloscopia (un esame particolare, che non è considerato urgente e certe volte, e per cui delle volte però c’è l’esigenza di “capire” per tranquillizzare il paziente), la coloscopia, l’endoscopia, etc ... non vengono fatte se non a pagamento, oppure andando in altri ospedali.
Ci sono liste d’attesa lunghissime per la tac, per la risonanza, la mammografia, e anche per operazioni oncologiche. Non parliamo delle liste d’attesa per la piccola chirurgia, (nei, cisti); ma lasciamo perdere la piccola chirurgia: ve ne sono anche per la chirurgia generale (tiroide, coliciste, appendicite, ernia)!
Allora, qualcosa che non funziona sicuramente c’è. Che cos’è che non funziona?

Non funziona che, attorno a questo sviluppo enorme che ha avuto la Fondazione Giglio-San Raffaele (abbiamo visto i dati: circa 25.000 pazienti in lista di attesa - due volte i cittadini di Cefalù -, un numero enorme), c’è stata poi una contrazione della spesa sanitaria - lì entra il “budget” - ma c’è anche qualcosa che non ha funzionato - secondo me - nella organizzazione generale. E, dico questo senza volere accusare nessuno, senza volere essere presuntuosi in una materia in cui non si può improvvisare e scherzare.
Noi vogliamo invece - con una Determinazione del Consiglio comunale - cercare di sollevare il problema in termini politici a livello regionale, e non soltanto per dire che ci siamo occupati del problema per, domani, dire che abbiamo la coscienza a posto con la gente che tutti i giorni per strada ci incontra. Noi dobbiamo cercare, insieme alla Fondazione, spronare la Regione, cercando di dare non solo il nostro supporto ma anche qualche indicazione.
Per esempio sul discorso della “solvenza”.
Non ci impressiona il fatto che sia al 6% rispetto al resto delle prestazioni, ci preoccupa che questa “solvenza” possa aumentare causata dallo stato di bisogno.

Signor Presidente, senza voler minimamente con ciò chiudere il dibattito, mi sento di fare però già una proposta da sottoporre alla valutazione dei consiglieri: siccome una “determinazione” su un argomento di questo tipo non può essere fatta, sic et simpliciter, dopo l’audizione del dott. Pomi e del Sindaco, così: solo con una breve sospensione del Consiglio ma solo dopo aver riconsiderato tutto quanto è stato detto con molta attenzione, propongo di sospendere il Punto e di determinarci in una successiva seduta dopo che i consiglieri si saranno riuniti, non soltanto i capigruppo, perché possa venir fuori una “determinazione” che poi venga approvata da tutto il Consiglio comunale.

Noto
Ho avuto un po’ di remora a intervenire in quanto sono un Operatore sanitario di questo Ospedale, quindi capite bene un po’ la mia perplessità nell’intervenire, perché il mio parlare può in un certo senso essere travisato. Spero di mantenermi nei limiti consentiti, parlando solo come consigliere comunale, nella veste squisitamente di consigliere comunale.

Intanto ringrazio il dott. Pomi che è stato veramente esaustivo: per la prima volta abbiamo avuto contezza di quello che è l’operato non solo sanitario ma anche economico che questa Fondazione ha espresso in questi anni. È stata una relazione molto dettagliata e finalmente abbiamo potuto un po’ capire l’andamento di questa Fondazione. Di questo dobbiamo veramente ringraziare. Forse è la prima volta, dopo otto anni, che c’è stata una relazione così dettagliata.
Io partirei un po’ da lontano.

Il dott. Pomi lo aveva accennato. Ho qui con me la Convenzione del 2003, stipulata poi nel 2007. Convenzione che non è stata purtroppo attenzionata sufficientemente dalla classe politica, per quanto la Sanità - come altre attività - deve essere “gestita” dalla politica e deve essere “seguita” dalla politica. Se noi attenzioniamo quello che dice la Convenzione - proprio nei punti in cui esplicita le finalità di questa Fondazione, come indirizzi futuri, (perché questa Convenzione non è stata letta, secondo me, dalla classe) -, leggiamo: “orientare sempre più gli interventi verso l’alta complessità, comunque con l’obiettivo di raggiungere un peso medio aziendale crescente di anno in anno. Ridurre ...” qui è il punto in cui si è perso l’Ospedale nel senso generale che noi abbiamo dall’Ospedale “... ridurre gradualmente gli interventi di “basso peso”, in linea di principio, di pertinenza di strutture meno qualificate”.
Questo cosa vuol dire? Vuol dire che la Fondazione San Raffaele-Giglio di Cefalù è orientata - ha come finalità - al trattamento di patologie sempre più complesse, in questo caso oncologiche, lasciando invece alle strutture viciniori quella che è tutta la patologia di “basso peso”. “Alto peso” significa patologie più pesanti, “basso peso” patologie diciamo benigne e di altro genere.
Inoltre: “Ridurre di pari passo la consistenza delle branche a più forte prevalenza di attività territoriale, ferma restando la funzione di ospedale aperto al territorio”!
Secondo me c’è una contraddizione in questa Convenzione in cui noi, a fronte di quella che la finalità, la “mission”, di questo ospedale, ci troviamo poi a dovere ottemperare alle esigenze del territorio.
E, per finire: “Potenziare le attività di carattere oncologico in sintonia con il mantenimento della prevalente vocazione oncologica della struttura”.
Quà si dovevano decidere, a mio avviso, o fare, di questa struttura, una struttura squisitamente oncologica, o dare a questo Ospedale una funzione “anche” di risposta ai bisogni del territorio. Diciamo che il management di questa Fondazione, secondo me, si è ispirato a ciò che è la Convenzione, il suo succo; cioè a dire: quella di dare prevalenza a quelle patologie a “più peso”, cioè alle patologie oncologiche.
C’è da dire che fino a oggi la “mission” oncologica e le esigenze del territorio sono state coniugate bene. Cioè a dire: fino a qualche tempo, fa noi non sentivamo il bisogno, la popolazione non sentiva il bisogno di “ribellarsi” perché l’Ospedale non dava più le risposte a quelli che erano i veri bisogni del territorio. A mio avviso, un’Ospedale tipicamente oncologico non può nascere in un territorio decentrato rispetto alla capitale che può essere Palermo. Purtroppo l’Ospedale qui, oltre a questa “missione” oncologica, deve per forza rispondere a quelli che sono i reali bisogni del territorio. Le due cose, a mio avviso, si possono coniugare; ci vuole solamente un po’ di buona volontà: ottemperare alle due cose è possibile!

Da qualche tempo invece a questa parte, l’Ospedale si è focalizzato verso patologie squisitamente oncologiche. Questo che cosa ha determinato? Ha determinato che tutte le attività e tutte le patologie non oncologiche non sono state evase. Cioè, la risposta dell’Ospedale al territorio ha avuto un po’ di “stanca”. Certamente il management - che è stato sensibile alle criticità mosse da alcuni cittadini, da alcune associazioni - sta provvedendo; proprio in questi giorni abbiamo avuto delle disposizioni che la piccola chirurgia - il famoso neo, cisti, eccetera - con le relativa attività ambulatoriali verranno al più presto ripristinate.
Dovremo cercare ancora invece di soddisfare l’altra esigenza: della chirurgia generale, magari suddividendo le ore della sala operatoria, dedicando magari meno ore a questa patologia di chirurgia generale - mi riferisco alla colicisti, alla tiroide, etc.. - che (purtroppo essendo questo, il nostro, un Ospedale nel territorio) deve anche soddisfare. Però dico, la politica - quando è stata fatta la Convenzione - non ha pensato a questo problema. Queste sono programmazioni “politiche”, sono programmazioni che vanno inserite nel contesto di un programma regionale; è stato assurdo pensare di fare a Cefalù, o in periferia, un Ospedale solamente oncologico. Ecco, le contraddizioni che ne vengono fuori sono appunto le proteste dei cittadini, che poi vengono a criticare la funzione di un Ospedale. Io credo che si possano ottemperare le due cose. E, il management - almeno da quello che abbiamo visto in questa sede - è disposto ad ottemperare alle esigenze del territorio, mantenendo quella “mission” oncologica che la Convenzione ci impone.

Le liste di attesa.
Io credo che la “eccellenza” di un posto è quello di eliminare le liste di attesa.
Eliminare le liste di attesa è “eccellenza” checchè qualcuno ne pensi. Che sia un motivo di orgoglio avere liste di attesa lunghe? Io credo invece che la scommessa che il management del San Raffaele dovrebbe fare è quella di limitare al massimo le liste di attesa, o, perlomeno, che rientrano in quello che è un andamento fisiologico e non patologico.
Perché poi la patologia conduce alla malattia, e “la malattia” è quella del pagamento, a mio avviso.

Antonio Franco
Ritengo - come ha detto anche durante l’assemblea indetta dalla Adus-Trinacria -, che gli incontri non dovrebbe essere il frutto di richieste avanzate dai consiglieri comunali, in un pubblico dibattito organizzato da una Associazione indifesa degli utenti della Sanità, ma dovrebbe essere una consuetudine, anzi un appuntamento di carattere annuale, quello della esposizione in Consiglio comunale - non necessariamente da parte del Direttore generale ma da parte di chi ci rappresenta all’interno dell’Ospedale di S. Raffaele -; credo che dovrebbe essere un appuntamento annuale così come quello che c’è in Consiglio comunale per il Bilancio del Comune, quello della massima pubblicità del Bilancio dell’Ospedale San Raffaele. Questo perché - essendo un ente importante, uno dei punti di riferimento di questo territorio, motivo di prestigio e motivo di novità in una Regione in cui spesso le procedure ed i bilanci rimangono oggetti misteriosi - io credo che faccia parte anche del “Noau” del San Raffaele-Giglio la puntualità, la trasparenza, la estrema limpidezza e l’iniziativa nel rendere pubblici i bilanci. Non c’è da meravigliarsi che questa sera si sia parlato di queste cose; c’è da meravigliarsi che per sette anni non si sia parlato di queste cose in Consiglio comunale. Invece io ritengo che debba essere fatto a cadenze regolari, che i consiglieri di amministrazione rappresentanti il comune di Cefalù - a prescindere che si chiami Giuseppe Guercio o quello di prima -, credo che sia importante che “rappresenti” la città sollecitando la piena, tempestiva e totale trasparenza dei bilanci. Questa sera, abbiamo potuto apprezzare l’estrema disponibilità nel fornirci, con dovizia di particolari, dei dati, delle informazioni; questo non dobbiamo richiederlo come consiglieri comunale: ci deve essere fornito, a garanzia. Come cittadini di questo territorio, non possiamo che apprezzare meglio, semmai, il lavoro dell’Ospedale Giglio-San Raffaele, anche dal punto di vista amministrativo e gestionale, nel momento in cui ci vengono forniti dai dati che siano rispondenti, e ci vengono anche illustrati punti sui quali magari avevamo dei dubbi o delle legittime attese di chiarimento.

Questo lo volevo dire in premessa, naturalmente rimangono delle perplessità, delle riflessioni da fare.
Ho notato che, malgrado si cerchi di - e credo che oggettivamente possa essere comprensibile -, di minimizzare il dato delle insolvenze in prestazioni ambulatoriali - che comunque riguardano migliaia di cittadini - c’è stato, nell’arco di soli tre anni, un aumento del 25% dei ricavi per prestazioni ambulatoriali; questo significa che i cittadini hanno pagato il 25% in più le prestazioni ambulatoriali. È un dato su cui certamente riflettere, e come diceva bene prima il mio capo capogruppo, le prestazioni ambulatoriali non possono essere messe in “solvenza” - senza voler eccedere nel termine - costringendo chi ha una esigenza a pagare perché non ha alternativa! Quindi, come diceva il consigliere Noto, nel momento in cui un ospedale vuole essere un ospedale “di eccellenza” deve abbattere in maniera radicale le liste di attesa, e solo in quel momento potrà dire, ai cittadini che richiedono una prestazione, beh se la volete con una specificità in merito a un particolare tipo di soggetto o in merito ad un particolare tipo di prestazione che esiste solo a pagamento, beh, in quel caso, che esista pagamento e che esista gratuita, la scelta avviene liberamente da parte del cittadino. Nel momento in cui invece viene presentata unicamente come “a pagamento” non c’è scelta, non c’è libertà!
Questo riguarda il quadro della gestione e delle prestazioni.

Sull’altro punto sul quale chiedevamo e sul quale sono convinto che ci dovremo esprimere in una Determinazione - in maniera certamente complessa e ponderata (e quindi sono d’accordo col consigliere Lapunzina nel momento in cui dice che c’è bisogno di sospendere il Punto per potere, in maniera più precisa e ponderata e anche digerire il quadro complessivo dei dati e delle informazioni che ci è stato dato in maniera così complessa e articolata questa sera) una considerazione la voglio fare.
Io credo che le attese dei cittadini su questo Ospedale, siano attese legittime, e credo che da parte di tutti cittadini ci sia una grande stima, una grande considerazione di quello che è il San Raffaele come Ente morale, e per quello che come attività di ricerca ha fatto non soltanto in Sicilia ma in tutto il Paese, da molti anni. Quindi è legittimo pensare che anche il più semplice dei cittadini, che abbia semplicemente sentito parlare del San Raffaele, si rivolga a questa struttura pensando di averne una accoglienza e una disponibilità in linea con quelle che sono le motivazioni fondanti dello stesso San Raffaele (tutti le conosciamo, e tutti - ritengo - le stimiamo). Quindi, tra le tante piccole cose sulle quali si può dire, ritengo che ci sia anche quella di andare incontro alle esigenze dei cittadini.

Faccio un esempio. Il servizio di bus-navetta.
Sappiamo che è stato esternalizzato a privati e che questa esternalizzazione ai privati - come spesso avviene - non ha prodotto un miglioramento del servizio ma piuttosto ritardi. Sappiamo che il San Raffaele avrebbe bisogno di ottimi parcheggi intorno e che, vista la massa di gente che vi si rivolge, spesso questi parcheggi non bastano e bisogna parcheggiare anche lontano. Il servizio di bus navetta - specialmente quando si parla di persone che vanno a visitare gli ammalati o sono ammalate esse stesse (o comunque hanno bisogno di un servizio efficiente) - è necessario, indispensabile che lo sia veramente.
Spesso un servizio fornito direttamente dalla San Raffaele - non esternalizzato - è stato dimostrato che è migliore.
Poi ci sono anche i (è un abuso della parola effettivamente) “casi di mala sanità”. Sono casi certamente dolorosi che spesso si sono verificati in concomitanza a situazioni di affollamento al Pronto soccorso.
E’ quindi necessario che da parte del San Raffaele, a mio giudizio, si potenzi, si dia una maggiore attenzione all’attività del Pronto soccorso, non perché si faccia lì ogni tipo di prestazione - come togliere la spina dal dito - ma perchè anche la spina nel dito, nel momento in cui viene liquidata in maniera frettolosa (perché ci sono tante persone che aspettano), può diventare qualcosa di più grave.
Abbiamo registrato (e non soltanto dagli organi di stampa ma anche dalla verifica diretta) che ci sono state situazioni nelle quali purtroppo - non vogliamo chiamarla trascuratezza, ma - una certa fretta nel liquidare situazioni di Pronto soccorso ha poi causato situazioni più gravi a danno delle persone.

È evidente, come veniva detto dal consigliere Noto molto bene, che una struttura di questo genere - che ha una “mission” sulla quale si potrebbe anche riflettere. Molti anni fa - non ero ancora consigliere comunale - ebbi a scrivere su un giornale telematico - poi ripreso da altri organi di stampa - che mancava, nella individuazione della “mission” del San Raffaele (doveva ancora arrivare a Cefalù ) uno studio preventivo sui problemi sanitari di questo territorio. Se è vero che in misura complessiva i casi oncologici sono aumentati, (è vero che questo dramma del nostro tempo purtroppo ha un andamento in aumento soprattutto nelle nostre regioni meridionali e sarebbe da indagare il perché) però credo che altre patologie del nostro territorio avevano una maggiore incidenza: mi riferisco per esempio alle patologie cardiovascolari, a quelle endocrinologiche. Quindi la missione oncologica che è stata scelta va certo bene (non credo che ci sia famiglia che sia esente da certe sofferenze - io ho perso il mio papà) però anche le altre patologie, anche le altre esigenze del territorio hanno diritto di essere trattate con lo stesso entusiasmo scientifico, con la stessa attenzione umana, e con la stessa forza, nella risoluzione.
Questo per dire che noi ci aspettiamo dal San Raffaele un sempre maggiore radicamento nel territorio; non vogliamo sradicare il San Raffaele dal territorio, non vogliamo che vada via (i tentativi di strumentalizzazione, su chi chiede semplicemente chiarimenti e vuole sapere di più e vuole partecipare a un dibattito pubblico, non possono portare nessuno a dire che si voglia con ciò “sradicare” il San Raffaele), anzi lo vogliamo più radicato nel nostro territorio, più presente, più forte e più capace di rispondere alle esigenze dei cittadini.
E’ questo il senso del nostro intervento, è questo il senso del nostro impegno, è questo il senso - e li ringrazio ancora - dei cittadini che si sono associati nella Adus-Trinacria e ci hanno offerto la possibilità, alcuni giorni fa, di partecipare ad una importante assemblea pubblica, perché è solo nella conoscenza che si superano le paure; se conosciamo di più coloro che gestiscono il San Raffaele, i medici, il personale amministrativo, i funzionari, se conosciamo meglio tutto quello che avviene all’interno di questa struttura, se nulla rimane in zone d’ombra, supereremo ogni nostra difficoltà, ogni sospetto, ogni illazione, ogni difficoltà nei rapporti.
È questa la volontà che abbiamo voluto mettere in campo questa sera, è con questo spirito che ci proiettiamo anche verso il futuro.
Quindi aderisco alla proposta del mio capogruppo che diceva di sospendere il Punto per la necessità di stilare un documento che ovviamente non poteva essere preparato preventivamente e, vista la complessità, non può essere preparato neanche tempestivamente.

Scialabba
Non volevo prendere la parola perché è stato già chiarito e molto sviluppato questo argomento, sia l’altra sera - quando c’è stata la associazione Trinacria - e sia stasera, da parte del Direttore generale e da parte dei consiglieri.
Però vorrei ricordare che se sull’Atto di convenzione (che è stato fatto molto tempo fa, nel 2003 aveva un fine, probabilmente politico ma soprattutto di avere qui il San Raffaele) fino a poco tempo fa queste lamentele non venivano messe in risalto perché si basava pure sia per la grande chirurgia oncologica e sia anche per le altre chirurgie che facevano parte nell’ambito delle patologie minori.
Qual è stato invece il problema in questo ultimo periodo?
Che siccome man mano, come si è visto da quel grafico, la gente è stata tutta riversata sul San Raffaele di Cefalù (e parlo perché oltre a essere consigliere sono un operatore sanitario che quotidianamente sento la gente che viene e che sollecita qualche visita o qualche ricovero). E’ stato perché c’è stato un maggiore afflusso da parte del territorio - non solo della provincia ma anche fuori provincia - che vogliono essere ricoverati e operati nel nostro nosocomio. Tutto questo che cosa ha determinato? Che purtroppo si è prestato più attenzione alle patologie più gravi - quali quelle oncologiche - mettendo un po’ da parte le altre chirurgie; e per cui, l’altra sera, mi pare, sia il Presidente, sia il Direttore sanitario che il Direttore generale, vogliono riorganizzare le sedute operatorie; perché, cinque giorni su cinque giorni, tumori non se ne possono fare, altrimenti vengono messe da parte le altre chirurgie.
Per quanto riguarda le liste di attesa, io vorrei fare soltanto un richiamo anche ai medici di base, perché spesso arrivano richieste quotidianamente per piccole cose: ecco perché aumentano le richieste delle prenotazioni, perché forse il medico di base appena uno ha un mal di testa, subito: visita neurologica! Appena ha la gamba arrossata, visita di chirurgia vascolare! Per cui aumentano... allora qual’è il problema pure? Rieducare pure i medici di famiglia!
Avevamo iniziato con il Distretto, a fare delle riunioni; sono venuti i medici di base una sola volta e poi arrivederci... occorre che aprano un colloquio, mettersi in contatto con noi specialisti per seguire poi l’ammalato anche dopo. Tutto questo è stato detto anche da parte del San Raffaele ma non è stato fatto. Ecco qual è il punto che aumentano le liste di attesa: soprattutto perché non c’è una razionale richiesta da parte del medico di base.
Ora ci sono le tre sigle, e per farla presto mettiamo U, D, B e C.
Cosa veramente avvenuta: con la sigla U ce chi ha preso il posto di un altro che aveva veramente bisogno, perché non aveva niente di urgenza. Ecco qual è il punto: di selezionare bene i malati che mandano i medici di base.

Mi riservo poi di formulare prossimamente, di fare un documento, e troviamo la via di uscita, perché la via d’uscita sicuramente si trova, perché la buona volontà da parte dei nostri dirigenti del San Raffaele c’è, quantomeno anziché operare cinque volte di tumore si fa tre volte di tumore e due volte l’altra chirurgia.

Sindaco
Io non voglio scontrarmi col dottore Scialabba come medico generico e medico specialista dell’ospedale, però volevo dire una cosa.
Io, come medico generico, noto che c’è, da parte della gente, una psicosi, una paura. Oggi come oggi, in una settimana, ho diagnosticato due carcinomi, persone molto giovani. Queste voci si allargano e spesso la gente ha paura e nel San Raffaele vede qualcosa... Noi combattiamo spesso con i pazienti, diciamo: “non si preoccupi signora non è niente di grave”, però loro si sentono sicuri se fanno degli esami e il medico di famiglia purtroppo ha un rapporto con il paziente particolare, e spesso - questo lo dico - c’è anche un rapporto ... C’è una stima enorme da parte della cittadinanza per il San Raffaele, però spesso serve anche come “terapia” caro Mauro; la gente poi è più tranquilla, tu lo sai io ti mando spesso persone a cui hai amputato pure determinate... quindi il medico di famiglia si trova in una situazione particolare.

Per quanto riguarda le urgenze, spesso mi capita, come medico generico, di assistere al ritorno di un mio assistito che dice: “lì la infermiera ci ha detto che se mette “U” ce la fanno subito”. Queste sono delle cose cui io mi oppongo però poi si crea un conflitto col paziente. Se io dico “ma non è urgente signora” si crea un conflitto e non è tanto bello con il proprio paziente avere questa ... perché il medico di famiglia è proprio “il medico di famiglia”!

Liberto
E’ pur vero che i medici devono combattere con i pazienti ma è pur vero che tante altre volte i pazienti devono combattere anche con i medici.
Quindi potrebbe anche capitare a lei qualcosa del genere. Per quanto riguarda Scialabba forse in altre occasioni mi spiegherà che significa la “esigenza politica” all’interno della Convenzione con il San Raffaele, perché non l’ho capita.

Ringrazio il dott. Pomi per essere stato presente con noi e non posso fare altro che rafforzare quanto detto dal consigliere Franco nel creare la serata di questa sera come un appuntamento annuale, forse non stimolato da questo Consiglio comunale bensì organizzato dalla Fondazione affinché anche la Politica prenda coscienza di tutto quello che lei questa sera ci ha ben esposto.

Condivido il fatto di dover rimandare il Punto perché, a questo punto, anche la Politica deve darsi da fare rispetto alle problematiche del San Raffaele, perché per noi il San Raffaele è diventato motivo di orgoglio di questa città e di tutto il territorio. Quindi, semplicemente ribadisco che mi sembra giusto rinviare il tutto ad una prossima volta affinché si possa così stilare un documento comune insieme agli altri consiglieri, speriamo condiviso, affinché la Politica si possa coniugare con la Fondazione per dare delle risposte e per dare più immediatezza alle esigenze che si presentano e alle lunghe liste di attesa che si sono generati.

Il consigliere Liberto conclude facendo l’ esempio di un suo familiare che cammina con un respiratore, e che nonostante faccia le visite alla pneumologia, è dal maggio del 2008 che aspetta di fare una terapia di riabilitazione: “se questa persona attende dal 2008 vuol dire che qualcosa non funziona. Quindi è importante che anche la Politica venga incontro alla Fondazione perché si risolvono anche questi tipi di problemi”.

Il Presidente mette voti la proposta di Sospensione del Punto 3, con l’impegno a formulare una determinazione: si approva alla unanimità

Lapunzina
Prima di rinviare, una sola parola Presidente, se era possibile chiedere al Sindaco - che è qui presente e che ringraziamo - l’impegno, da parte sua, di sospendere momentaneamente l’inizio dei lavori per la installazione della Pietra della memoria al Molo di Cefalù nelle more che il Consiglio comunale tratti l’argomento. Ci sarà una proposta di prelievo del Punto nella prossima seduta.

Sindaco
Ok, Presidente, io accolgo la proposta del consigliere Lapunzina.

Il lavori del Consiglio sono rinviati a giovedì 17 prossimo.